lunedì 12 gennaio 2009

LOTTA GRECA

Il Popolo di Grecia continua la sua Lotta. Si tratta della prima “protesta ufficiale” in Europa alla crisi del capitalismo e della sua sovrastruttura politica e ideologica quale è il neoliberismo in salsa conservatrice, autocratica e paternalista. Questa è la crisi esplosa in Grecia nei giorni scorsi. Crisi tutt’altro che conclusa, tra studenti insorti e lavoratori in sciopero, militanti della guerriglia urbana e militari ammutinati “per non spargere sangue del Popolo” che servono. Crisi volutamente occultata dal silenzio strumentale e colpevole – silenzio considerato dal Potere e classi dominanti “politicamente opportuno”… – dei mezzi di informazione ufficiale dei nostri Paesi occidentali.
Esito e significato immediato della crisi, solo uno: lo Stato non esiste. Il senso dello Stato non esiste. Lo Stato è, ad oggi, una mera idea platonica. Quello che invece esiste ed esiste eccome è una burocrazia grigia e traffichina, corrotta ed incapace di dirigere il governo di Popoli e Paesi, totalmente asservita agli interessi privati in ordine alla ridefinizione neo-corporativa delle classi dominanti e del mercato in ansia di profitti e di consumi ormai non già più dati. Stato-pantomima appannaggio dei potenti, dunque, dai signori delle TV private ai grandi costruttori, dai “top-menager” della finanza speculativa e spericolata ai padroni della grande industria e poi giù giù in fondo, alle articolazioni sul campo del Potere, fino a uno “sbirro” di periferia, un po’ nervoso e un po’ frustrato da un salario da fame per un lavoro di merda, che spara e spara ancora per essere sicuro. Spara e uccide. Uccide un ragazzo che si indigna e urla contro ciò che sente come ostile nel presente oltre che per storia fatta dal suo Popolo e Paese; uccide un Compagno che difende il suo corteo e la sua città assediata dal G8; uccide i sindacalisti che organizzano il Lavoro nelle fabbriche delle grandi corporation euro-atlantiche in Sud America. E uccide proprio come Stato e padroni quotidianamente uccidono il Lavoro, in fabbrica e cantiere, strade e moli. Spara al cuore del diritto di Compagni e di persone che liberamente manifestano idee, sentimenti e convinzioni così come governi borghesi e imperialisti sparano al diritto dei Popoli oppressi di autodeterminarsi, rivendicare rispetto e dignità, rivendicare una terra sulla quale vivere e poi crescere, una terra, la loro.
Mentre l’ordine pubblico che quello “sbirro” dovrebbe tutelare – seppur a esatto appannaggio dei potenti – si traduce esattamente nel suo opposto. E così la Grecia brucia. E come la scintilla genera esplosione in un ambiente saturo, la ribellione ellenica, fiamma pilota della Lotta in Europa, rischia di incendiare un mondo che si finge sordo alle istanze sociali delle masse e, consapevolmente, le mortifica prima per poi negarle in tutto.

Bisognava allora seguirla, la crisi greca. Seguirla passo a passo. Provare a intenderne ragioni profonde e motivi di base, al fine di individuarne prospettive ed esiti che non fossero già bruciati insieme coi centri commerciali del Paese. Bisognava vederla quella classe dominante, ammantata di democrazia all’occidentale e già figlia dei colonnelli e il loro tempo, loro figli o nipoti e chi con loro o in loro vece. Collaboratori, Consulenti, ministri, portavoce e portaborse, tutti schierati, piuttosto che "in discesa a difesa della loro celebrazione", umiliarsi pubblicamente in TV nel non saper da che verso prendere la crisi, non saperla affrontare in nulla se non invocando più repressione, lusingare gli armatori dei loro yatch a Mykonos, elemosinare altri crediti alle banche che, di rimando, elemosinano crediti allo Stato. Classe dominante mediocre ed ignorante, che conosce le lingue ma che non riesce a elaborare progetto di sviluppo alcuno che non sia l’ambizione di una villa a Kolonaki (quartiere “in” di Atene che si staglia come ellenica Beverly Hills sulla sterminata periferia della capitale, recentemente dato alle fiamme dagli “insurrezionalisti”!). Figurarsi poi un progetto di Progresso…

Certo è la destra greca di governo che fa carte, ma la sinistra istituzionale non è da meno. Il Popolo sa, vede e oggi vi si oppone, non riconoscendosi in alcuno. La privatizzazione coatta e repentina di tutto e di tutti fa sì che poteri pubblici, istituzioni democratiche, la legalità più generalmente intesa siano appannaggio di lobbie di interesse che ne dispongono a uso, consumo e abuso, particolaristico e privato. Così la Legge, corrotta e deviata, con carriere di poliziotti e autorità giudiziarie legate agli stati di avanzamento dei gruppi di potere in concorrenza tra di loro, oligarchie di riferimento, caste d’affaristi senza scrupoli.
Mentre nei sobborghi popolari greci, ormai pericolosi e violenti come mai, la gente non sa più da chi proteggersi o prender le distanze: padroni, guardie o ladri, miti, eroi, santi o falsi dei.

È questa la Grecia che giovani ribelli greci cercano di esorcizzare e di combattere. Giovani insorti a pugni tesi e denti stretti, cuore in gola e fiamme in mano. Giovani dal volto coperto, a tutela autarchica e sapiente della loro stessa sicurezza, a fronte di vendette e rappresaglie, spesso “smodate”, troppo spesso smodate, della polizia. Giovani che restituiscono terrore al terrore imposto loro da una democrazia ormai in bilico tra regressioni autoritarie e criminalità diffusa di governo. Giovani Prometeo, si direbbe…
Così Exarchia, un tempo quartiere di artisti, fricchettoni e bohemien, diventa oggi “quartier generale” di militanti irregolari, roccaforte di ribelli in bilico da giorni tra spontaneismo barricadiero e contropotere praticato.
La polizia insiste, tenta di disperderli, li attacca. Errore nell'errore. I ribelli crescono, si "incattiviscono". Stavolta si organizzano anche i lavoratori. È sciopero generale. Proclamato. Poi proclamato ancora. Mentre tra le file dei militari messi ormai in stato d’allerta ed armati all'occorrenza dalle loro linee di comando distanti dal conflitto, cresce il fenomeno dei “riservisti”, militari che “si riservano” di impugnare quelle armi contro il Popolo di cui, del resto, sono i figli.
Un disastro, insomma. Non una sventura caduta sulla Grecia per mezzo di una sorte cinica e bara, ma il raccolto d’una semina che ormai viene da lontano. Si chiama bipolarismo perfetto. Si chiama Governance.
E mentre un po’ turbata sospira Atena, dea della Giustizia, altro non resta se non il fuoco. Così la Grecia brucia.

Collettivo Politico MILITANZ Casa del Popolo (CdP)
per l'Autorganizzazione sociale