venerdì 28 novembre 2008

MANIFESTAZIONE NAZIONALE PER IL POPOLO PALESTINESE

L'appello per la manifestazione nazionale del 29 novembre a Roma

La Campagna 2008 anno della Palestina, è andata avanti anche dopo il successo politico di maggio e delle iniziative di contestazione della Fiera del Libro di Torino dedicata a Israele e negata alla Nakba dei palestinesi. E’ davanti agli occhi di tutti il perdurante tentativo di omettere la causa palestinese dall’agenda politica italiana. Questa sistematica omissione della questione palestinese, rivela una complicità politica, militare, diplomatica dei governi italiani con l’occupazione israeliana e l’apartheid contro i palestinesi. Occorre dunque essere consapevoli della funzione soggettiva di una rete di solidarietà con la Palestina come quella che dalla fine del 2001 è stata attivata intorno all’esperienza del Forum Palestina. Spetta a questa soggettività agire affinché la causa palestinese non venga rimossa dall’agenda politica italiana, sia quella istituzionale che quella dei movimenti e del dibattito politico.

Malgrado decine di formule di soluzione e i numerosi giri di presunto negoziato, non si riesce ad uscire dall'empasse che perdura da quindici anni, dove i governi israeliani continuano ad intensificare la loro politica contro il popolo palestinese allargando gli insediamenti, rafforzando i muri di separazione, continuando nelle politiche delle chiusure e l'assedio ferreo e disumano della striscia di Gaza, considerata ormai il carcere più grande del mondo a cielo aperto.In queste ultime settimane assistiamo ad un tentativo di seminare una vera e propria guerra di pulizia etnica: i coloni israeliani attaccano adesso i palestinesi nelle loro case,soprattutto in Cisgiordania, e la furia dei fanatici israeliani ha seminato terrore tra la popolazione araba nella città di Akko.Sono passati sessant’anni dalla Nakba quando sono stati cacciati i palestinesi nel 48 dalle loro terre e distrutti più di 400 città e villaggi palestinesi in quell’area, sono passati 41 anni dall'occupazione israeliana del resto della Palestina nel 67, e sono passati esattamente 15 anni dagli accordi di Oslo, e non è cambiato nulla nella politica dei vari governi israeliani nei confronti del popolo palestinese. Alcuni regimi arabi, corresponsabili anche della tragedia del nostro popolo sono diventati più servili al volere americano israeliano, malgrado il loro piano di pace che è stato respinto e gettato nella pattumiera da parte dei governi israeliani prima e dopo Annapolis. Il governo israeliano, appoggiato dagli Usa suo alleato strategico, vuole sempre e comunque più terre e meno palestinesi, più presunti negoziati e meno soluzioni concreti, continua a detenere nelle carceri 11.000 militanti palestinesi, ha spezzettato tutta la Cisgiordania con l'orrendo muro di separazione, rendendo infernale la vita quotidiana dei palestinesi. I due candidati alla presidenza americana fanno a gara per esprimere obbedienza al volere dei circoli israeliani che pretendono più armi e più soldi per proseguire nella politica di colonizzazione e di negazione al popolo palestinese dei diritti sanciti dalle Nazioni Unite da sessant’anni a questa parte. I vari rounds dei colloqui israelo palestinesi tra il governo israeliano e l'autorità nazionale palestinese non hanno portato a nulla fino ad oggi. Le Nazioni Unite hanno dichiarato la giornata del 29 Novembre come giornata di solidarietà con il popolo palestinese. Nella storia politica mondiale le Nazioni Unite, cioè la legalità internazionale, hanno emesso decine di risoluzioni, mozioni, raccomandazioni a favore della causa del popolo palestinese, ma i vari governi israeliani li hanno trattati sempre da carta straccia.

La resistenza è un diritto sacrosanto di tutti i popoli oppressi, la difesa della propria vita, dei propri diritti, della propria terra, del proprio futuro è un diritto sancito dalle leggi internazionali e dalle varie convenzioni soprattutto quella dei diritti dell'uomo.Oggi, in occasione della giornata mondiale di solidarietà con il popolo palestinese, le comunità, le associazioni, le organizzazioni palestinesi in Italia si appellano all'opinione pubblica italiana, alle forze politiche, al parlamento italiano, a tutti gli amanti della giustizia e della libertà perché dimostrino di essere a fianco della giusta causa del popolo palestinese. Oggi, mentre assistiamo all'orrore del ritorno di certi rigurgiti razzisti, intravediamo il pericolo di nuove guerre e stragi di civili in Medio Oriente. Vorremo vedere gli italiani, i cittadini, le associazioni,i comitati di solidarietà gli immigrati, manifestare tutti insieme per il diritto all’autodeterminazione dei popoli oppressi e il trionfo della pace e della giustizia.E'arrivato il momento di aprire gli occhi sulla gravità della situazione in Palestina e nei paesi limitrofi, come il Libano e la Siria, ma anche l'Iraq e l'Afghanistan, è arrivato il momento di non illudersi più della possibilità di risolvere tutto con la forza e con le tecnologie militari, di non imporre soluzioni contro la volontà dei vari popoli in tutte queste zone; la pace si conquista dando forza alle leggi internazionali , sostenendo i principi della equità e della giustizia, sostenendo che la libertà è un diritto di tutti, soprattutto di quelli che lottano per conquistarla da decenni.Vorremmo vedere nel corteo di solidarietà con la Palestina tantissimi operai , tantissimi giovani, tantissime donne, vi invitiamo tutti a manifestare con noi:
  • per la fine dell’occupazione israeliana della Palestina
  • per uno stato palestinese sovrano con Gerusalemme capitale
  • per Il diritto al ritorno ai rifugiati palestinesi, come è previsto dalla ris. Onu 184
  • per la liberazione di tutti i prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane
  • per lo smantellamento del regime di apartheid e delle colonie israeliane
  • per lo smantellamento dell'assedio imposto alla Striscia di Gaza
  • per la revoca degli accordi di cooperazione militare Italia
  • Israele e il ritiro delle truppe dai vari teatri di guerra
Coordinamento delle comunità palestinesi in Italia
UDAP (Unione Democratica Arabo Palestinese)


Vita, terra e libertà per il popolo palestinese
SABATO 29 NOVEMBRE
MANIFESTAZIONE NAZIONALE A ROMA
Giornata mondiale di solidarietà con il popolo palestinese


Il Collettivo Politico MILITANZ Casa del Popolo (CdP) aderisce alla manifestazione nazionale a sostegno della lotta del popolo palestinese esattamente sulla base dell'appello - sopra riportato - sì come lanciato dall'UDAP e dal Coordinamento delle Comunità palestinesi in Italia, condividendone piattaforma ed obiettivi posti. Ritiene altresì che detta manifestazione nazionale si inserisca tutta nel percorso di mobilitazione permanente per il Popolo palestinese, emblema, a nostro avviso, di tutti i Popoli in lotta per l'indipendenza e l'autodeterminazione, di contro il giogo imperialista che li vorrebbe deboli e asserviti.
In un momento in cui in molti vorrebbero cancellare, tanto dall’agenda politica che dalla carta geografica, la Palestina e ciò che da sempre essa simboleggia, la Lotta che ispira e pratica, la bandiera di Riscatto e Dignità che leva fiera fin su la gabbia imposta dall'occupante sionista, il sostegno attivo ed operante alla causa della Resistenza palestinese e l'impegno internazionalista militante rappresenta, per noi, il segno stesso di una solidarietà di Lotta non già solidarismo mero, il riconoscimento della stessa Lotta contro la stessa classe dominante seppur nella distanza geografica ed economica, la capacità di sentire l'Ingiustizia commessa contro chiunque in qualunque parte del mondo. Qualità più importante - sappiamo - per chiunque provi ad essere esso stesso rivoluzionario ed esser conseguente.
La Lotta del Popolo palestinese è, pertanto, la Lotta di tutti i Popoli oppressi, la Lotta degli oppressi tutti, la Lotta di noi tutti. Noi, Compagne e Compagne di Popolo e Lavoro, siamo e saremo in questa Lotta ed invitiamo quanti non si rassegnano all'ordine presente delle cose, alla disciplina sociale imposta loro, alla legge del Mercato e della guerra imperialista, ad unirsi e ribellarsi. A manifestare apertamente solidarietà militante a chi lotta e si autorganizza per il Popolo el suo Riscatto. A sostenere il Popolo palestinese, che esiste e che resiste, giacchè, per esso, non è data alternativa che non sia "Patria o Muerte", Palestina o schiavitù.

Collettivo Politico MILITANZ Casa del Popolo (CdP)
per l'Autorganizzazione sociale

venerdì 21 novembre 2008

A CHE' MAI PIU SIA 6 DICEMBRE!

COMUNICATO DI ADESIONE ALLA MANIFESTAZIONE NAZIONALE DI TORINO DEL PROSSIMO 6 DICEMBRE 2008

Antonio, Angelo, Roberto, Bruno, Rocco, Rosario, Giuseppe. Sette nomi. Nomi comuni. Nomi di persone, lavoratori come tanti, impegnati a garantirsi un futuro, mese dopo mese, nel lavoro senza posa, sempre più intenso, sempre più veloce, quasi senza orari di riposo. Nomi di operai veri, casco giallo e tuta blu, operai che esistono eccome, esistono ancora e ancora resistono. Persone oneste, dedite, Antonio, Angelo, Roberto, Bruno, Rocco, Rosario, Giuseppe. Fino a solo un anno fa. Oggi, morti un anno fa nel rogo di Tyssen-Krupp Torino. E allora oggi sono più che nomi. Sono un simbolo e bandiera insieme. Sono il simbolo di vite da operai spezzate e vittime di un mercato che mercifica la vita, la rende costo in produzione e poi la taglia e sì l’abbatte. Sono bandiera di orgoglio e di riscatto di operai e lavoratori, di studenti ed immigrati, disoccupati e di precari, di quanti non si arrendono alla logica classista di chi li vorrebbe deboli e asserviti, proni alle esigenze di profitto e Proprietà, predestinate vittime di una guerra non dichiarata loro dai padroni e i loro amici di governi vecchi e nuovi. Capitale in guerra col Lavoro e il Lavoro paga, giorno per giorno e con tre morti al giorno, in fabbriche e cantieri, campi ed officine, quartieri, moli e strade. Teatri di guerra permanente. Scenari di un attacco sempre più profondo condotto fin al cuore dei diritti di milioni di persone, alla loro sicurezza sul lavoro, alla loro stessa vita, appunto.
Antonio, Angelo, Roberto, Bruno, Rocco, Rosario, Giuseppe sono il simbolo di quanti si rifiutano oggi di produrre per consumare e poi crepare. Antonio, Angelo, Roberto, Bruno, Rocco, Rosario, Giuseppe erano Compagni, Compagni di lotta e di lavoro di noi tutti, in ogni parte del Paese, da Torino coi suoi stabilimenti a Taranto con la sua aria marcata Ilva, da Milano e i suoi cantieri a Napoli e il lavoro nero ed arrischiato, fin giù, Basilicata, Calabria, Sicilia e ancora Puglia ,sempre ferme ad un caporalato vecchio e nuovo sì come proprio ai campi ed alla schiavitù che ancora sa di gleba.

A un anno di distanza dal rogo della Tyssen, ci accingiamo ad onorare i caduti tutti in questa guerra sporca. Gli operai uccisi dalle pretese e l’incuranza dei padroni, così come tutti quanti, ogni giorno, costretti a sopravvivere al lavoro ed a resistere nel rimanere incolumi. E mentre formalmente la macchina della “retorica da coccodrillo” - sì propria a imprenditori presunti “illuminati” e politici corrotti, sindacati collaborazionisti e informazione di regime – quanto prima sarà in moto a portar solidarismo fittizio e parolaio alla data di Torino e, magari, versar lacrime per il “latte ormai versato”, Noi, donne e uomini di Popolo e Lavoro leveremo alta la bandiera della Lotta, grido di guerra fino alla vittoria a fronte d’un nemico ch’è già tale, in qualità di Stato, padroni e Proprietà.

Questo, a nostro avviso, il senso, fiero ed alto, dell’appuntamento nazionale di Torino in agenda il 6 dicembre. Questo il senso di adesione e, seppur nei limiti a noi imposti da geografica distanza, di partecipazione attiva e militante. Questo, in definitiva, il significato e senso dato all’espressione “basta morti sul lavoro”. A chè mai più sia 6 dicembre, nessun giorno.

Il Collettivo politico MILITANZ Casa del Popolo (CdP) per l’Autorganizzazione sociale denuncia, in conclusione, apertamente il fenomeno degli omicidi sul lavoro quale inaccettabile dato empirico e strutturale del mondo del lavoro, dinamica concreta e parossistica dell’attuale modo di produzione capitalistico tanto spietato quanto in crisi. Condanna senz’appello la “silenziosa” guerra condotta contro il Lavoro dai padroni e i loro accoliti al Governo ed ai governi. che negli anni si sono susseguiti. Condanna la guerra non dichiarata contro lavoratori ed operai , considerati dall’attuale sistema economico e produttivo come meri segmenti di lavoro ricombinante, sostituibili, in qualsiasi momento, da forza-lavoro di riserva funzionalmente inoccupata e, pertanto, ancor più ricattabile e precaria.
E aderisce, pertanto e senza indugio alcuno, alla dimostrazione nazionale del 6 dicembre prossimo a Torino condividendone ragioni e prospettive e s’impegna, seppur in ordine ad una rappresentanza stretta della CdP, a partecipare attivamente a detto appuntamento ed esser presente, portando il contributo militante di Compagni e di Compagne attivi nella Lotta, ad un corteo che già sa di riscatto e dignità.

Collettivo Politico MILITANZ Casa del Popolo (CdP)
per l'Autorganizzazione sociale

mercoledì 19 novembre 2008

VITA, TERRA E LIBERTA' PER IL POPOLO PALESTINESE


In costruzione della manifestazione nazionale del prossimo 29 novembre a Roma. Manifestazione di solidarietà internazionalista con il Popolo Palestinese in lotta

"Nel più assoluto silenzio della comunità internazionale continua l'oppressione del popolo palestinese, l'esproprio di terre, il massacro di civili, la costruzione del muro dell'apartheid e della vergogna!"

MERCOLEDI 19 NOVEMBRE 2008 ore 17.00
VITA, TERRA E LIBERTA' PER LA PALESTINA
Universita Orientale di Napoli - Palazzo Giusso

Incontro con:

BAHA HUSSEIN
Unione Giovani Progressisti Palestinesi proveniente da Gaza

ANTONELLO PETRILLO
Docente di sociologia all'Università SuorOrsola Benincasa

SHOKRI HROUB
Unione Democratica Arabo Palestinese (UDAP)

venerdì 14 novembre 2008

E L'ONDA TRAVOLSE ROMA

Roma, ieri. Tre i cortei. In 300.000 o più paralizzano la capitale per riaffermare, nel e dal vivo della Lotta, la rabbia, la loro indignazione, il nostro irriducibile NO al progetto del Ministro Gelmini e il suo Governo. Treni speciali, pullman, auto private. Da tutta Italia per confluire in piazza Navona. Nelle strade del centro riecheggiano slogan contro il governo: "Lo senti il terremoto, sono i precari in moto", "Governo di nani, arriva lo tsunami". Un gruppo ha deviato e si è raccolto sotto le finestre di Montecitorio. Intanto le manifestazioni contagiano e coinvolgono finanche le capitali europee: l'eco dell'Onda agita studenti Erasmus e Leonardo, ricercatori all'estero e dottorandi espatriati. E l'Onda si ingrossa ancora, dando così assedio a tutti i principali consolati italiani d'Europa.

"Abbiamo attraversato settimane di intensa mobilitazione, che hanno visto la partecipazione di migliaia di studenti e precari di tutte le università, nelle occupazioni, nelle manifestazioni spontanee, nei blocchi dei nessi produttivi nelle città. La parola d’ordine, che ha viaggiato con la rapidità della propagazione delle onde, «Noi la crisi non la paghiamo!», è l’espressione di un’intelligenza collettiva che si forma nelle lotte ed esprime completa il rifiuto a pagare i costi della crisi globale. Da più di un mese assistiamo al crollo sistematico delle borse mondiali, preludio alla vera crisi, quella dell’economia reale." E' la voce del Movimento studentesco. E' oggi la voce della Lotta, della nuova e rinnovata opposizione sociale nel Paese. Paese reale che resiste e s'organizza, Potere che trema, mostra i muscoli e poi s'asserraglia "in discesa in difesa della sua stessa celebrazione". Chiuso ai suoi palazzi. E chiama a corte, in un momento in cui rischia d'esser travolto, tutti i suoi lacchè, da giornalisti pennivendoli e corrotti a sondaggisti cialtroni e menzogneri, da politicanti portaborse in professione a corti di giudizio ad esso attigue. Accade così, a imperituro monito per chi si ostina a resistere all'arroganza del Potere, che scoccano condanne lievi e del tutto inappropriate - poichè già in odor di prescrizione e di condono - per i funzionari della Polizia di Stato che, nei giorni del G8 a Genova (luglio 2001), sospesero lo Stato di Diritto, massacrando, strada per starda e poi alla scuola Diaz, i corpi ed i diritti di migliaia di persone e di Compagni. Forze dell'ordine. Già. dell'ordine costituito. Corrotto, classista ed assassino, in quanto tale. Quello stesso Ordine che oggi si chiude nel palazzo e rifiuta ogni misura di confronto e di raffronto. Quell'Ordine che pur mostrando "indifferenza" prima e linea dura poi nei riguardi di chi lotta, oggi scricchiola e sa che dovrà cedere. Perchè le masse sono "l'oste" senza il quale non v'è conto che sia valido...

E si stringe - il Potere - nell'alveo ristretto del palazzo che gli è proprio, nell'abbraccio chi gli è sodale, servo ed asservito e prova ad elemosinar oggi consensi al suo interno non riuscendone a trovare altrove. Non in piazza certamente e, da tempo a questa parte, nemmeno in Società. Lavoratori salariati in sciopero generale, stipendiati del pubblico impiego sul piede di guerra, famiglie deluse, affaticate a fine mese, ma in rivolta. E i lavoratori Alitalia, emblema d'una crisi dalla quale non si esce, o comunque non si esce alla maniera dei padroni...
Su tutto gli studenti e loro affini. L'avevano promesso e l'ahanno fatto. hanno assediato la Capitale, "rischiano" di paralizzare il Paese per intero. Loro sono l’Onda. Un’intera generazione in rivolta che ha dato "scacco al cielo": accerchiato Palazzo Chigi, per garantire la libertà di espressione sotto i palazzi della decisione politica e gridare “in faccia” al Governo ed al Paese il proprio sdegno, la propria determinazione nel "riappropriarsi" del futuro. Merce non vendita, il futuro...
E siamo ad oggi, alla Sapienza okkupata, una due giorni di assemblea nazionale con migliaia di studenti che proprio in queste ore darà vita al "manifesto dell’Università", proposta programmatica e di linea di un'autoriforma necessaria, costituzione auto-normativa di studenti, ricercatori e dottorandi in una rivoluzione culturale ormai in marcia.

Questo, in conclusione, il senso dell'appello lanciato dagli Atenei in rivolta ai sindacati confederali e di base insieme per dar vita e costruire insieme un nuovo, grande sciopero generale in grado di imporre al Governo un’altra agenda in merito alle politiche sociali.
L’offensiva che Berlusconi e i suoi amici stanno infliggendo alle istituzioni del Welfare pone oggi tutti noi di fronte ad una nuova sfida che poi è anche la più vecchia delle lotte tra le classi: la sfida dell'emancipazione culturale e della demcrazia sociale e popolare; la sfida della autodetermninazione di popolo e di massa di contro i privilegi classisti e dominanti; la sfida della trasformazione sociale in termini di conquista e di vittoria, a partire dalla difesa immediata ed ad oltranza delle garanzie pubbliche faticosamente conquistate dalla Lotta d'altri anni per proceder poi al rovesciamento radicale degli attuali rapporti di classe e di potere.

E mentre taluni si attardano a pensare - con entusiamo alcuni e proccupazione altri - che un nuovo spettro si aggira per l'Europa, l'autorganizzazione del corpo sociale collettivo dei di nuovi e vecchi proletari d'oggi è già una realtà. E presentando fin dalla Lotta che essi dispiegano il manifesto della loro battaglia, già lavorano per un mondo nuovo. Oltre la crisi. Oltre il Potere.

Collettivo Politico MILITANZ Casa del Popolo (CdP)
per l'Autorganizzazione sociale

lunedì 10 novembre 2008

L’ONDA LUNGA DEL MOVIMENTO

Mentre nel Paese dilaga come un onda che diventa mare il movimento studentesco, il Ministro (dell’Istruzione pubblica?) Gelmini fa sapere: “Mi prenderò il tempo che occorre”. Sull'Università ora sembra, per la signora Mariastella, non esserci tutta quella fretta che s'era detto. E così precisa: “Continuo a lavorare sulle linee di indirizzo ma nessuno aveva pensato di fare una riforma per decreto”. Non è del tutto vero, però, giacché un decreto sulla “valorizzazione del merito nelle università e negli enti di ricerca” è circolato eccome! Ed è giunto già a tutti gli uffici legislativi del Governo, oltre che alla percezione di massa, in termini di ennesima, inaccettabile, “controriforma” sociale condotta a danno dei diritti di milioni studenti, lavoratori, famiglie popolari e proletarie.

Articoli supplementari, dunque, tramite cui la signora Gelmini, Ministro sotto assedio, intende addolcire la pillola amara dei tagli previsti dalla Legge 133, firmata insieme e d’accordo col Ministro Tremonti. Articoli articolati in una decina di commi di cui, il primo, il più importante stigmatizza la condotta finanziaria degli Atenei “non virtuosi” al fine di “liberalizzare”, in un qualche modo, il reclutamento dei ricercatori massacrati dal blocco del turn-over già previsto in base a detta legge. Si tratterebbe di “urgenti disposizioni” accompagnate da una nota giustapposta contrassegnata “Riservato”. Nulla da fare però. Fermate, le “urgenti disposizioni”, alla Direzione generale del Ministero, giacché la protesta non si placa. La lotta continua. Non si placano “le polemiche...quelle sui concorsi e quelle politiche”… Così “uno degli interventi d’accompagnamento” del “pacchetto Università” viene accantonato, mentre la gran parte delle misure previste saranno trasferite in un disegno di legge. E allora la Lotta fa bene a continuare.
Si moltiplicano le iniziative, le nuove occupazioni e mobilitazioni generali, da Milano a Palermo. Tutto il mondo universitario, tra studenti e lavoratori del settore, in piazza giorno dopo giorno, Ateneo dopo Ateneo, in tutt’Italia, tra cortei spontanei e lezioni davvero pubbliche, aperte alla città, a chiunque. Parola d’ordine: “Noi non pagheremo la vostra crisi!”, ribadire, nella Lotta e nel Lavoro, il proprio NO alla politica di smantellamento e precarizzazione ulteriore del sistema pubblico. Il proprio NO ad una legge che fa strame di tutto il sistema scolastico, dalle Elementari alle Università. Il proprio NO al più generale disegno politico e strategico che, nel tempo della crisi generale del capitalismo internazionale, tenta di recuperare inaccettabili privilegi classisti e rendite parassitarie dei “signori del profitto”, “risparmiando” sulla spesa sociale collettiva e cancellando le conquiste faticosamente conseguite con anni di dure lotte di popolo e di massa.
Il Governo nega, così, qualsivoglia responsabilità sociale, fingendo di non intendere che il consenso non è fatto accessorio. E sembra affatto intenzionato a concedere legittimità alcuna a quello che continua a definire un “movimento di pochi facinorosi politicizzati”. Ogni tipo di mediazione politica, persino la più semplice interlocuzione, è di fatto impedita. Impedita esattamente dall’alto dei provvedimenti calati sulle teste di studenti, lavoratori e famiglie relative, che, per tutta risposta, si organizzano alla (ri)conquista della propria visibilità sociale, dello spazio sociale collettivo ad essi proprio. Autonomamente. In modo autorganizzato e senza rappresentanza alcuna se non quella più diretta ed immediata. Senza più delegare a partito od organizzazione alcuna una battaglia, un piano rivendicativo e d’interesse che sentono innanzitutto come proprio. Ed è così che, ribaltando l’approccio metodologico alla Lotta proprio ad altri anni e movimenti, partono dalle proprie rivendicazioni sociali – per l’appunto – dell’immediato, per guadagnarsi poi a determinazioni di ordine politico e strategico via via superiori e non già viceversa. Approccio, dunque, più dinamico e fattivo, sì come dinamica è la fase. Approccio più pratico che ideologico sì come più “pragmatica” e smaccata è l’azione finto-riformatrice del Governo dei padroni, dei banchieri e Confindustria.

L“Onda lunga”, così come il Movimento studentesco si è (ri)battezzato, rischia di diventare “tsunami” per il Governo e i suoi amici, giacché, in corso d’opera è il collegamento col mondo del Lavoro ed il suo Movimento. Comune obiettivo di interessi di classe quale comune piano di “liberazione sociale” dalla disciplina insopportabile imposta loro, in questa fase. Stessa lotta contro la stessa classe dominante, dunque. Significative, a tal proposito, le convergenze organizzate, seppur in maniera autonoma, in occasione degli scorsi scioperi generali del 17 ottobre e poi del 30.
E allora, il temporaneo “rinvio” della “riforma” dell’Università deciso da Berlusconi al fine di “calmare un po’ le acque”, altro non è che il tentativo di ritardare gli effetti più pesanti dello scontro in atto tra basi sociali e Istituzioni, classi inferiori e classi sfruttatrici, Lavoro (materiale ed intellettuale) e Capitale (difeso e tutelato a norma di Sistema dal Governo). Non già il frutto di un inaspettato ravvisarsi del Governo, quindi, quanto piuttosto assunzione di una “scala di priorità” che ora fa passare in secondo piano il discusso piano sull’Università. Del resto, per un Governo prono agli interessi delle Banche e delle imprese, che controlla e protegge di contro i pubblici interessi, difficile risulta ravvedersi in merito.

Gelmini, Tremonti e Berlusconi tirano diritto, pur prendendosi una “pausa” – non certo utile a riflettere! – e così scavano ancora più profondo il solco della contrapposizione sociale affondandoci, tutto e per intero, l'aratro dell'arroganza del Potere. Tant’è che il premier, seppur con un problema di tenuta nella sua stessa maggioranza preoccupata del consenso in caduta verticale, già dichiara d’esser, ad ogni modo, “convinto della necessità di una riforma che cambi il volto delle Università” (magari “spezzandogli le reni”!). Confermati, dunque, tutti i tagli già a partire dal 2009 (63 milioni di euro cui vanno aggiunti 218 milioni di “risparmi” con il blocco del turn-over). Confermata la tendenza alla “capitalizzazione” coatta dell’Università (nel 2010, saranno stanziati 733 milioni di euro in meno secondo il disegno del dicastero dell’Economia!) senza preoccuparsi più di tanto della capitolazione del suo ruolo di formazione di cittadini di pensiero e di coscienza, di sapere libero e critico, di nuova e rinnovata classe dirigente in grado di far fronte alle sfide del futuro già globalizzato.

Non sarà forse che il senso stesso di una “riforma” come questa, al di la dei provvedimenti materialmente definiti dal decreto e dalla legge, risiede proprio nella trasformazione del senso, del principio, delle ragioni stesse dell’Istituzione-Università? Non sarà che, in tempo di caduta tendenziale, veloce e verticale del saggio medio di profitto, il governo valuti opportuno adeguare la piramide sociale – al fine di preservane vertici sempre più oligarchici e ristretti – in termini di rigorosa separazione di classe, provando ad impedire le condizioni stesse di qualsivoglia processo di ascensione sociale, di cui l’Istruzione ne è leva principale? Non sarà che una Scuola ed un’Università “riformata” e “capitalizzata” meglio risponde alle esigenze di classi dominanti e del Mercato sempre in ansia di profitti più che di cittadini consapevoli e coscienti? Del resto è noto che un Popolo un po’ meno istruito potrà esser condotto ed orientato tanto meglio da governi e fabbricanti universali di pubblica opinione alla maniera propria al “buon pastore”, paternalista ed autocratico... Parafrasando “una voce” del Movimento che ci ha preceduto, diremmo che i “lorsignori” son stanchi di continuare a stupirsi del fatto che “anche l’operaio vuole il figlio dottore”… che morale sarebbe mai questa?!
E invece una morale c’è eccome. Ed oggi pesa come non mai, nella capacità di permeare la società e farsi riconoscere. Nell’okkuparla e liberarla insieme. Nella sua facoltà di autodeterminarsi proprio a partire dall’autorganizzazione del corpo sociale collettivo resosi così agente e reagente dinanzi al costante attentato a suo danno condotto da Governi e classi dominanti. E la morale è, in fin dei conti e a ben vedere, proprio la “morale della Storia”: senza Lotta non si da Progresso, ragion per cui la prima conquista della Lotta è la Lotta stessa.

L’Italia che studia e che lavora oggi insorge e dalle barricate di una resistenza intellettuale, culturale, materiale, non si rassegna all’ordine presente delle cose e reagisce. Per davvero. Senza presunti “voti utili” o di protesta che siano. Senza urne nè volendone sapere. Direttamente, invece. E comincia a dettar i tempi di una manovra che Berlusconi e i suoi accoliti pensavano esser “rapida e indolore”, attacco strategico di fase di una guerra-lampo puntata al cuore dei diritti del Popolo lavoratore e dei i suoi figli. Figli giovani studenti e, magari, lavoratori anch’essi e già precari.
Stavolta, però, non si passa. La rivendicazione è chiara. Gli obiettivi anche. La contestazione general-generica diventa “Onda lunga”, Movimento. Ed è così che la manovra del Governo subisce un “cambio di priorità” e si riarticola, d’altro canto, nella più storica delle strategie delle destre demagoghe e populiste: “stancare” il Movimento costringendolo alla mobilitazione a oltranza senza mai dichiararsi disponibile a “trattare”; utilizzare, in caso di resistenza a oltranza ed estensione incontrollata del conflitto, “cani da guardia” appositamente addestrati (fascisti e balordi vari) per provocare il Movimento e provare a “spostarne” gli obiettivi; criminalizzarlo tramite campagne mediatiche di disinformazione di massa sapientemente artate da servetti sciocchi dell'informazione borghese e pennivendoli di sorta; provare, in ultimo, a porlo in contraddizione se non addirittura in “conflitto d'interessi” col più generale movimento dei lavoratori, al fine di impedirne, in definitiva, la possibilità stessa di raccordo.
Eppure il movimento regge e non cede alle provocazioni. Tiene e si organizza. L’attività di controinformazione militante, agitazione e propaganda è all’ordine del giorno. Ed alle provocazioni continue reagisce con l’iniziativa sociale e poi politica. Già, politica. “Politicizzazione” che vien da se, dal vivo della lotta economica e politica corrente e non già da aprioristiche e formali professioni di senso e di valore, fedi ideologiche astratte che trascendono la Lotta. Politicizzazione reale, dunque. Senza cappelli nè paternità partitiche. Del resto, qualsivoglia movimento che intenda infrangere i codici dell’ordine imposto dalle autorità costituite comporta e presuppone il “parricidio” e prova a far da sé. Così, fermo nella “coscienza al fosforo piantata tra l’aorta e l’intenzione”, il Movimento osserva i suoi obiettivi: quelli immediati del ritiro integrale della “riforma” Gelmini e delle leggi precarizzanti pregresse in materia di Istruzione, in nome di una "riforma reale" di Scuola e Università che (ri)qualifichi il sapere mediante la partecipazione e la proposta degli studenti, del personale docente e tecnico-amministrativo tutto; quelli di medio termine dati dalla definizione organizzata di un coordinamento generale delle realtà di Lotta e di Lavoro che recuperino un piano di confronto costante ed unità di lotta come proprio ad un nuovo blocco sociale antagonista; quelli generali o di lungo periodo, ovvero quelli dati dal lavoro di sedimentazione di un rinnovato terreno di socializzazione di coscienza ed esperienza, politica e di classe, base fondante di qualsivoglia intelligenza collettiva per una potenziale alternativa di Sistema e di Potere tutt'affatto che improbabile.

Questa l’entità della battaglia in corso. Questo anche il compito di quanti non si rassegnano alla logica mercificata di una “cultura di plastica” confezionata in codici a barre, quale sottoprodotto sociale venduto e poi svenduto sul Mercato della crisi. Questo, in conclusione, il senso stesso di una battaglia di Classe e Civiltà, dove – con buona pace di qualcuno – i proletari della scuola, precari nello studio e nel lavoro e che questa “riforma” vorrebbe “formare” come precari della vita, non hanno la divisa né vorrebbero vederne in casa propria. E, nel grande laboratorio di sperimentazione politica e culturale che si sta autorganizzando, sono già tutti operai del genio.

Collettivo Politico MILITANZ Casa del Popolo (CdP)
per l'Autorganizzazione sociale

venerdì 7 novembre 2008

SCUOLA E UNIVERSITA': LA LOTTA CONTINUA!

Sono ormai settimane che da Palermo a Milano si susseguono cortei,iniziative di lotta e occupazioni per il ritiro della legge 133/08.
Siamo in un momento di forte ascesa del movimento ed è per questo chesiamo costantemente soggetti ad attacchi di ogni genere volti aframmentare le istanze della lotta, a strumentalizzarla e indebolirlacon pratiche concertative.
Mai come oggi è necessario ribadire il carattere autorganizzatodella protesta, il suo essere slegata da ogni logica di partito e lanecessità di lottare uniti.
Di qui nasce la necessità di costruire un ambito unitario in grado dicollegare e coordinare le lotte dei singoli atenei e delle singolescuole, superando inutili particolarismi.
La protesta non soltanto deve continuare a livello cittadino, madobbiamo impegnarci affinché tutte le realtà protagoniste di questamobilitazione riescano a organizzarsi anche a livello nazionale, fradi loro e con tutte quelle categorie sociali che sono colpite, comegli studenti, dal progressivo smantellamento dello stato sociale edalla privatizzazione del sistema formativo.

VENERDI’ 7 NOVEMBRE ore 10:00
CORTEO REGIONALE DI SCUOLA E UNIVERSITA’
PIAZZA MANCINI - NAPOLI


MOVIMENTO STUDENTESCO CAMPANO
per info: mailto:CAMPANOmov.stud.campano@gmail.com

RETE DOTTORANDI E RICERCATORI DELLE UNIVERSITÀ DI NAPOLI
per info: rete.univ.napoli@gmail.com


Estratto significativo da Scuola Democratica, del 20 marzo 1950!:

"Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuole fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in un alloggiamento per manipoli; ma vuole istituire, senza parere, una larvata dittatura.Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata.Allora, il partito dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia perfino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato.E magari si danno dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A "quelle" scuole private. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata.Il partito dominante, non potendo apertamente trasformare le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tenere d'occhio i cuochi di questa bassa cucina. L'operazione si fa in tre modi, ve l'ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico"

Piero Calamandrei
Discorso sulla Scuola pubblica