venerdì 31 ottobre 2008

IL PRESENTE COME STORIA GIA' CONOSCIUTA

L’uso dei fascisti dentro e contro i movimenti non è un problema di oggi

(a cura della redazione di Contropiano)


La puntuale azione di infiltrazione, provocazione e aggressione dei gruppi fascisti verso i movimenti degli studenti non è una caratteristica di queste settimane. L’escalation che abbiamo visto deflagrare platealmente nella manifestazione del 29 ottobre sotto il Senato con i gravi fatti di Piazza Navona, presenta innumerevoli punti di connessione sull’uso sistematico dei fascisti (e delle loro coperture negli apparati di polizia) contro i movimenti sociali che entrano in campo nell’agenda politica nel nostro paese.
Da questo punto di vista, la storia aiuta a capire e la storia non è un esercizio di ricordi ma sono esperienze concrete e memoria indispensabili per capire come muoversi adesso, in questa fase storica e politica che vede tutto il milieu anticomunista più viscerale – impregnato da un odio di classe palpabile e visibile a tutti – avere in mano tutti gli strumenti di governo e di manipolazione.

Il governo Berlusconi ha prima giocato e poi smentito spudoratamente la carta della minaccia repressiva (l’uso della polizia contro le occupazioni di scuole e università). Successivamente ha rimesso in campo la contro-mobilitazione ideologica del blocco reazionario facendola accompagnare da strumenti di provocazione ampiamente sperimentati in passato contro i movimenti. Nessuno potrà e dovrà mai dimenticare la storia recente e il mattatoio di Genova nel luglio 2001 che vedeva nella cabina di regia gli stessi uomini che siedono oggi negli scranni di governo o negli apparati di sicurezza scelti con una logica bipartizan. Tra questi strumenti fanno capolino i “suggerimenti” di Cossiga e l’uso dei fascisti. Proviamo a sintetizzarne una chiave di lettura:

1. I fascisti come “parte del movimento”

I gorilla del Blocco Studentesco, rivendicano la loro internità a un movimento di studenti che è entrato un conflitto con un governo in cui gli sponsor politici dei gruppi neo-fascisti godono di ampio spazio e potere. Sembra storia di oggi ma è’ già accaduto. Alcuni blog neofascisti, rivendicano ampiamente l’internità dei gruppi di destra al movimento studentesco del ’68 fino alla battaglia di Valle Giulia (1 marzo 1968). Da quel momento in poi – secondo i rovescisti storici della destra (1)“La partecipazione alla contestazione universitaria dei giovani missini avvenne anche prima del 1968, ma, dopo gli scontri di Valle Giulia (16.03.1968), la politicizzazione marxista del movimento studentesco condusse il Msi ad uno scontro con gli estremisti di sinistra e con le forze di governo, costato più di venti morti dal 1970 al 1983” (2).
Scrive ancora su questo aspetto un altro autore della destra: “tra gli esegeti intelligenti dell’area destro-radicale ante- ‘68 , qualcuno ebbe l’intuizione di dire che forse era ora di Cavalcare la Tigre invece di annegare nella logica reazionaria degli “Uomini sommersi tra Le Rovine” (e non certo per colpa di Evola ) o, peggio ancora, etero-diretti da terze entità nemiche infiltrate sin dal 1965”(3).
In quel contesto, fino a quando il movimento non operò una rottura culturale oltreché materiale con la subalternità al blocco moderato dominante e all’egemonia politica del PCI, i fascisti avevano tentato operazioni apertamente dirette a depotenziare ogni discriminante antifascista tra gli studenti e a confondere le acque con formazioni politiche autodefinitesi “nazimaoiste” come Lotta di Popolo messa in piedi da personaggi dello squadrismo fascista come i fratelli Serafino e Bruno di Luia.
La battaglia di Valle Giulia produsse un doppio effetto: da un lato pose fine al fatto che gli studenti in piazza dovessero solo “prenderle” dalla polizia (il “non siamo scappati più” cantato da Pietrangeli rende l’idea), dall’altra avviò una maggiore politicizzazione del movimento studentesco del ’68.
La reazione dei fascisti alla loro emarginazione dal movimento studentesco fu drammaticamente eloquente. Quindici giorni dopo Valle Giulia (il 16 marzo 1968), decine di squadristi guidati da Almirante e Caradonna entrarono nell’università la Sapienza aggredendo gli studenti e finirono costretti a barricarsi poi nella facoltà di Giurisprudenza di fronte alla decisa reazione del movimento. Dei 52 squadristi fascisti fermati (e poi rilasciati dalla polizia) nessuno era studente universitario.
Nove anni dopo – nel 1977 – di fronte alla impossibilità di mettere in campo analoghe operazioni di infiltrazione nel movimento studentesco in mobilitazione contro la riforma Malfatti (quelle sui fascisti presenti il giorno della cacciata di Lama sono scemenze autoconsolatorie), scelsero direttamente la strada della provocazione contro i movimenti. Il 1 febbraio una squadraccia fascista entrava all’università La Sapienza, sparava e feriva due studenti: Guido Bellachioma (ferito alla testa rimase in coma per diverso tempo) e Paolo Mangone.
I fascisti che nel ’68 tentarono di penetrare nel movimento rivendicandone la propria internità, erano in polemica con la direzione “moderata” del MSI rappresentata dal segretario Michelini e animati da leader come Almirante e Rauti più determinati nel conquistarsi spazio politico dentro la realtà sociale in movimento nel paese.

I commentatori più smaliziati di questa area della destra sociale oggi proiettata a conquistarsi consensi, visibilità egemonia nei settori giovanili, avevano già cominciato a mettere le mani avanti nei giorni precedenti dei fatti di piazza Navona: “Se accadesse qualche episodio codino e reazionario, molti dei ragazzi del Blocco e Lotta studentesca che hanno avuto una buona visibilità sui media, si ritroverebbero nuovamente e automaticamente, come dopo il 16 marzo 1968, “fuori del movimento ” e nelle vesti dei soliti manovali-picchiatori, dei provocatori infiltrati per conto di Berlusconi” è scritto su uno dei loro siti già segnalato in precedenza. Il riferimento all’aggressione del 16 marzo ’68 all’università di Roma come spartiacque tra un “prima” che avrebbe visto fascisti e antifascisti convivere nel movimento e un “dopo” in cui i fascisti vennero buttati fuori, è indicativo.
Le litanìe del Blocco Studentesco sul fatto che gli studenti in piazza non sono né devono essere “né di destra né di sinistra”, è la ripetizione del tentativo già operato nei primi due mesi del ’68 e fallito grazie alla presa di coscienza antifascista del movimento studentesco. I fascisti del BS e le loro sponde politiche, hanno potuto approfittare in questi anni della debolezza politica e culturale della sinistra radicale (di cui ci ha impressionato anche un editoriale di Bascetta su Il Manifesto che guardava senza scandalo alla commistione tra studenti di sinistra e di destra nel movimento di queste settimane) e di un antifascismo conformista e liturgico della sinistra storica oggi piddina che ne ha depotenziato ogni carica conflittuale e identitaria. La reazione decisa degli studenti a Piazza Navona ha finalmente cominciato a porre fine a questa ritirata politica e culturale dell’antifascismo militante.

2. L’uso della violenza fascista contro i movimenti

Anche su questo occorre dire parole di chiarezza. La violenza politica dei movimenti “di sinistra” è nata sempre come reazione alla violenza dei gruppi neofascisti. A ricordarlo – per chi ha la memoria corta o tende all’occultamento della storia – c’è una lapide all’entrata della facoltà di Lettere alla Sapienza. La lapide ricorda l’uccisione di uno studente di sinistra, Paolo Rossi, avvenuta il 27 aprile 1966 durante una incursione fascista. Dunque mancavano ancora due anni a quel ’68 demonizzato da ministri e commentatori destrorsi e berlusconiani. In quegli anni, la violenza e l’egemonia dei fascisti nell’università e tra i giovani era ancora dominante. Nonostante il clamore suscitato dalla protesta studentesca, il giudice istruttore dichiarò non doversi procedere per il delitto di percosse che aveva causato la morte di Paolo Rossi perché gli autori erano rimasti ignoti.
L’attivismo politico giovanile degli anni Sessanta trovava più sponde nella destra che nei partiti della sinistra (PCI, PSI) che stentavano a delineare una linea complessiva (e attrattiva) di critica al blocco moderato dominante capace di attrarre anche le aspirazioni dei settori giovanili della società. Dunque la violenza fascista ha cominciato a colpire per prima e lo ha fatto fino a quando - con la battaglia di Valle Giulia- il movimento studentesco maturò la necessità dell’autodifesa e dell’uso della forza. L’incursione fascista alla Sapienza il 16 marzo 1968, rivelò una grave sottovalutazione da parte di Almirante e dei suoi complici sulla nuova capacità di reazione acquisita dal movimento studentesco. Entrarono convinti di poter spadroneggiare e prendersi l’agibilità politica dentro il movimento degli studenti ma finirono assediati dentro la facoltà di Giurisprudenza e salvati solo dall’intervento della polizia (un pò come accaduto a piazza Navona il 29 ottobre).
La stessa cosa è avvenuta per il movimento del 1977, nato “a sorpresa” contro la riforma Malfatti dell’università e che aveva visto dinamiche molto simili a quelle che stiamo vivendo in queste settimane (4). Mentre il movimento occupava le università da Palermo a Milano, da Roma a Bologna, da Napoli a Torino, nelle tumultuose assemblee lo scontro più aspro era tra i settori della “estrema sinistra” contro le organizzazioni studentesche e sindacali che sostenevano la linea di appoggio del PCI e della CGIL al governo Andreotti (che aveva promosso la riforma Malfatti) e alla linea dei “sacrifici”. I fascisti erano esclusi da queste dinamiche e vennero quindi utilizzati come strumento di provocazione. Da qui l’incursione del 1 febbraio 1977 alla Sapienza di Roma e il ferimento a colpi di arma da fuoco di due studenti. Da quando era esploso il movimento del’77 fino a quel momento, non c’era stato alcun episodio di violenza politica nelle università. La reazione del movimento fu indubbiamente violenta (assalto alla sede del MSI di via Sommacampagna e lo scontro a fuoco con agenti di polizia in borghese nella vicina piazza Indipendenza) ma fu anche spontanea e per certi aspetti dovuta. Solo alla luce degli eventi successivi e della recente intervista di Cossiga “sui metodi più adatti” per stroncare quel movimento è possibile riconoscere che fu una delle prime trappole e l’inizio di una micidiale operazione di criminalizzazione e depotenziamento di un movimento che aveva le potenzialità e l’obiettivo di far saltare il compromesso storico tra DC e PCI..

Il movimento del 2008, giustamente, si sta dando i suoi tempi, i suoi contenuti e le sue forme e si trova ad affrontare un governo reazionario ed arrogante, un governo espressione piena dell’odio di classe dei custodi della proprietà privata contro gli interessi sociali, un governo fobico verso ogni libertà intesa come istanza collettiva e non solo individuale. Questo movimento che si configura come una vera e propria variabili indipendente può far saltare molti equilibri e molte consuetudini. Questo governo è disposto – perché lo ha già sperimentato – a ricorrere ad ogni mezzo per depotenziare e stroncare i movimenti sociali. I fascisti possono essere uno di questi strumenti. Sarà doveroso non sottovalutarli ma neanche sopravalutarli.
Quella di Piazza Navona è stata una “fiera battaglia antifascista” (5) ma non sarà l’unica a cui saranno chiamati i movimenti sociali nei prossimi mesi. Servirà maturità e determinazione per non ripiegare di un millimetro ma anche per non cadere nelle trappole. La conoscenza della storia, l’informazione e la controinformazione saranno strumenti decisivi per capire il presente ed affrontare le sfide del prossimo futuro.

La redazione di www.contropiano.org


(1) Prendiamo a prestito dallo storico Angelo D’Orsi la categoria di “rovescisti” che ci appare assai più calzante di quella di revisionisti

(2) Da http://www.ladestra.info/?p=5277. In realtà i morti sono stati assai più numerosi perché i rovescisti della destra evitano di contare i morti delle stragi di piazza Fontana, Italicus, Peteano, Piazza della Loggia, Stazione di Bologna, treno 204

(3) da http://www.ladestra.info/?p=24866#more-24866

(4) Il movimento del ’77 fu effettivamente una sorpresa perché esplose in una fase di riflusso e crisi delle organizzazioni della sinistra extraparlamentare che erano divenute fortissime negli anni Settanta. Avvenne anche lì in una fase di profonda contraddizione tra aspettative e realtà sia sul piano politico che sociale. Sul piano politico il PCI aveva raccolto un grande risultato elettorale che rispecchiava la richiesta di cambiamento del paese ma aveva scelto la strada del compromesso storico con la DC e la linea del sostegno attraverso l’astensione al governo Andreotti, cosa questa che provocò un’ondata di delusione e rabbia. Sul piano sociale era esplosa l’aspettativa creata dalla scolarizzazione di massa con migliaia di giovani diplomati e laureati che si scontravano con una realtà fatta di disoccupazione due cifre, sacrifici e austerità economica e nessuna prospettiva di stabilità.

(5) “Fiera battaglia antifascista” era il titolo della prima pagina dell’Unità il 2 marzo del ’68, il giorno dopo la battaglia di Valle Giulia

giovedì 30 ottobre 2008

HASTA LA VICTORIA!

"L'Assemblea dell'Orientale Occupata (Napoli) esprime la sua totale solidarietà agli studenti e le studentesse aggrediti/e a Roma dai fascisti di Blocco Studentesco.
Ancora una volta abbiamo assistito al tentativo di deviare l'attenzione dall'imponente movimento autorganizzato che sta protestando contro la legge 133/08, che tenta di distruggere il sistema formativo pubblico. Da sempre, quando il movimento raggiunge una forza tale da mettere realmente in discussione le scelte perpetrate dal governo (di centro-destra o di centro-sinistra che sia), c'è qualcuno che cerca di strumentalizzarlo o di creare spaccature al suo interno. I fascisti continuano a dichiarare, a dispetto dei saluti romani ripetuti, dei simboli ostentati e dei cori inneggianti al duce e dei manganelli, di essere "semplici studenti" e ribadiscono in ogni occasione la loro presunta "apoliticità". È anche per questo che dobbiamo diffidare di chi continua a ribadire che la protesta non ha contenuti politici: essere autorganizzati ed apartitici, combattere contro la precarizzazione del lavoro, contro la privatizzazione dell'istruzione pubblica, non significa non avere determinate idee e pratiche politiche democratiche ed antifasciste."

"Vivo, sono partigiano.
Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti"
(A. Gramsci)


MILITANZ CdP, parte integrante di detto movimento e fiaramente antifascista e militante sempre e da sempre, denuncia le connivenze tra padroni, fascisti, governi deboli e corrotti, incapaci di dirigere il Paese se non facendo fronte alle contraddizioni sociali in cui schiere sempre più larghe del Popolo lavoratore e i loro figli versano, in termini di carcere, repressione, criminalizzazione della Lotta, copertura “funzionale” di attività antisociali rivolte contro le masse popolari e proletarie al fine di smorzarne gli entusiasmi, strocarne a monte l'agitazione, fiaccarne il morale e gli obiettivi.

Alle masse studentesche in Lotta, al Popolo lavoratore detto, alle nuove fasce del proletariato metropolitrano, spaccati sociali ai quali pur apparteniamo, va la nostra solidarietà militante, così come ai Compagni e le Compagne tutte, agli studenti ed alle studentesse colpiti in questi giorni dalla violenza fascista coperta dalla Stato, a chi Lotta e non s'arrende. A loro, a noi tutti, va il nostro impegno politico ed organizzativo quotidiano, la nostra dedizione alla Causa della Lotta, “movimento reale che abbatte lo stato di cose presente”, forza emancipatrice e di liberazione, di contro qualsiasi fascismo. Vecchio o nuovo che sia.
Si tratta non già del presunto "scontro tra opposti estremismi" sapientemente argomentato da burocrati fabbricanti universali di pubblica opinione funzionalmente alla ridefinizione neocorporativa dello Stato borghese, quanto piuttosto della eterna battaglia tra ignoranza e Civiltà, barbarie e Progresso, oppressione e Libertà.
Noi, dal nostro canto di Lotta e di Lavoro, non ci lasceremo intimidire dall'asprezza strumentale dello scontro. E, impegnati a non raccogliere provocazioni d'alcun genere, continueremo senza posa ad avanzare verso i nostri obiettivi di emancipazione e di riscatto, di conquista e di Vittoria, diffondendo autorganizzazione e autonomia, costruendo consenso e coscienza intorno a detti obiettivi, provvedendo noi stessi alla stessa autotutela del Movimento tutto, prodromo in potenza di un'alternativa di Sistema e società.
Lungi dal professare canto del cigno d'una rivoluzione tradita o già scofitta, il Movimento oggi estende il suo coefficiente di tenuta e durata, radicalità e autonomia, controproposta e intelligenza collettiva. E tra lavoratori in sciopero e studenti insorti, il governo ed il Potere trema e poi sguinzaglia i propri cani da sempre posti a loro guardia. Ma è già tempo di Rivoluzione o, verso di essa, comunque primo passo.

LA PRIMA CONQUISTA DELLA LOTTA E' LA LOTTA STESSA!
HASTA LA VICTORIA SIEMPRE!

Collettivo Politico MILITANZ Casa del Popolo (CdP)
per l'Autorganizzazione sociale

lunedì 27 ottobre 2008

SAPERI IN CORSO!

Pubblichiamo, qui di seguito, il quadro aggiornato, i prossimi appuntamenti e l'organizzazione del lavoro prevista dallo stato d'agitazione studentesca/universitaria permanente che sta caratterizzando il Movimento a Napoli e in Campania.
______
Vogliono definitivamente privatizzare l’istruzione e mettere in strada la scuola e l’Università. Non possiamo permetterlo! In strada scendiamo noi, per riaffermare il valore pubblico, democratico e di massa della ricerca e della formazione.

MARTEDI 28 OTTOBRE ore 10.00
TORPEDONE DEI SAPERI
Studenti, docenti, ricercatori, dottorandi e genitori
in un lungo torpedone di lezioni pubbliche, forme d'arte e dibattiti
che si snoderanno a partire da via Mezzocannone
per tutto il centro storico

Contro i tagli all’istruzione e alla ricerca pubblica,
riempiamo le strade coi nostri contenuti!

QUESTA RIFORMA NON VA MODIFICATA…
VA BLOCCATA!

Il 14 Ottobre studenti e studentesse dell’Assemblea “Stop Gelmini” hanno richiesto al Senato accademico dell’Università Orientale - al fine di ottenere una chiara presa di posizione da parte di tutte le componenti dell’Ateneo rispetto alle modalità di mobilitazione per bloccare la legge 133/08 (“Riforma” Tremonti-Gelmini) - la convocazione di un’assemblea generale dell’università che si è poi tenuta il 22 Ottobre presso l’aula T1 di Palazzo Mediterraneo.

È stato subito chiaro che i 1500 studenti, studentesse, lavoratori, docenti, dottorandi e ricercatori riunitisi, non potevano essere contenuti in un’aula. Dopo esserci spostati nel cortile di Palazzo Giusso e aver ribadito le ragioni della protesta, il Senato Accademico ha disatteso le aspettative: non è stato accordato, né preso in considerazione IL BLOCCO IMMEDIATO DELLA DIDATTICA FINO AL BLOCCO TOTALE DELLA LEGGE 133/08.

Da qui, la decisione unanime ed a gran voce dell’occupazione di uno dei Palazzi dell’Ateneo per LIBERARE uno spazio pubblico (e non come dice il Primo Ministro BLOCCARE!) e trasformarlo in un luogo in cui si possa pensare fin da subito come proseguire la mobilitazione e riprogettare in toto la nostra università a partire da coloro che la vivono tutti i giorni.

Abbiamo richiesto la partecipazione attiva dei docenti per far sì che la nostra idea di una cultura e di una formazione realmente critica divenga fin da subito realtà, sperimentando ogni giorno nuove forme di apertura al territorio ed a tutte quelle componenti sociali che, escluse, richiedono protagonismo!
Inoltre, reputiamo necessario ragionare subito sulla costruzione unitaria delle lotte cittadine e regionali per mobilitarci in maniera realmente efficace!

MERCOLEDI 29 OTTOBRE ore 11.30
ASSEMBLEA REGIONALE
di studenti medi, universitari e di tutte le realtà in lotta
del mondo della formazione
presso
Palazzo Giusso occupato/liberato

NON PAGHEREMO LA VOSTRA CRISI!


Assemblea StopGelmini!
(ass.stopgelmini@gmail.com)
Dottorandi e Ricercatori delle Università di Napoli


CALENDARIO LAVORI
ORIENTALE OCCUPATA/LIBERATA

ore 8:30 -Tutti i giorni
BLOCCO DEI CORSI
Cortile Palazzo Giusso (Largo San Giovanni Maggiore Pignatelli)

ore 10:00
GRUPPO RASSEGNA STAMPA
Cortile Palazzo Giusso (scale)

ore 12:00
GRUPPO SEMINARI/APPROFONDIMENTO
Aula Autogestita R5

ore 15:00 -Tutti i giorni
ASSEMBLEA GENERALE
Cortile Palazzo Giusso (Largo San Giovanni Maggiore Pignatelli)

ore 16:30 -Tutti i giorni
GRUPPO COMUNICAZIONE E CONTATTO
Aula FLEX

ore 12:30
GRUPPO CINEFORUM
Aula S1

ore 19:00 -Tutti i giorni
GRUPPO MEDIACENTER
Aula FLEX

ore 20.30 -Tutti i giorni
ASSEMBLEA GENERALE
Cortile Palazzo Giusso (Largo San Giovanni Maggiore Pignatelli)

sabato 25 ottobre 2008

NON PAGHEREMO LA LORO CRISI!

“…l’Università è entrata per la prima volta nella città: l’idea di garantire una maggiore diffusione della cultura, uscendo dagli unici luoghi considerati consoni alle lezioni, e di aprire l'Università a tutte le istanze critiche che scaturiscono dal tessuto sociale sono considerate da noi studenti e studentesse una necessità laddove, invece, si sta tentando di limitare sempre più l’accesso alla formazione e di renderla strumentale a logiche di mercato.
Il prof. Mantici (docente di Storia della Cina) ha tenuto in Piazza San Domenico Maggiore, nel cuore del centro storico di Napoli, un seminario a partire dai temi della Rivoluzione Culturale, passando per le trasformazioni legate al mondo della formazione e del mercato del lavoro.
Decine di studenti hanno partecipato coi loro interventi ben più di quanto sia possibile fare “nelle solite lezioni frontali”, dimostrando che un pensiero critico può nascere solo quando la cultura non ha vincoli temporali e spaziali, quando non viene misurata in ore di studio/credito.
Le lezioni/dibattito nella città proseguiranno nelle prossime settimane e saranno calendarizzate in modo da permettere a tutte/i di intervenire, partecipare.”

Assemblea Stop Gelmini! – Orientale Occupata/liberata


Mossa sbagliata - stupidamente sbagliata(!) - quella del blitz del 6 agosto con il quale il governo Berlusconi ha convertito in legge (la legge 133/08, per l’appunto) l'orami famigerato decreto 112.

Ormai da un mese si autoalimenta il clima di mobilitazione sociale generale contro il governo, le sue politiche economiche, le sue sempre più solo presunte “riforme” del mercato del lavoro, della formazione, dell’istruzione. Mentre il titolo stesso di detto decreto - per la precisione “Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria” – fornisce, alla protesta, l’oggetto stesso del contendere: di contro la generale linea di “capitalizzazione” coatta dei diritti/servizi essenziali in materia di istruzione, formazione e ricerca, sì come portata avanti, finora impunemente, dall’alternanza borghese di governo, trasversalmente a centrodestra e centrosinistra, la sommossa generale spontanea si trasforma in movimento studentesco autorganizzato con precise rivendicazioni di lotta ed obiettivi chiari, di fase e transitori. Movimento non già determinato da puntellamenti ideologici preordinati per poi lavorare a declinarli nella fase, quanto piuttosto Movimento che, partendo da rivendicazioni particolaristiche di settore e di categoria, si guadagna, nel vivo della Lotta e del Lavoro, a determinazioni politiche, ideologiche, strategiche di ordine crescente, superiore, generale. In una sola espressione, tenuto conto della convergenza già verificatasi con i lavoratori in sciopero lo scorso 17 ottobre: Movimento reale.

Sciopero generale e Occupazione, allora! Liberazione di spazi sociali, piazza, scuola, fabbrica e università. Liberazione dalla disciplina imposta dal Capitale – peraltro oggi ormai di caduta libera sugli scenari economico-finanziari internazionali – ed apertura di quegli stessi spazi ai quartieri, alle città, ai territori e, più in generale, alla partecipazione collettiva di istanze sociali critiche e dal basso. Da Torino a Palermo, passando per Milano, Genova, Pisa, Firenze, Roma e Bologna, tutti sono uniti non come spettro che si aggira pel Paese, bensì già manifesto-programma, in se stessi, di una praticata e potenziale alternativa di sistema e società.
Nessuna sorpresa, in realtà, stando al fatto che palese risulta a ognuno l'inganno malcelato dietro le parole "semplificazione" e "stabilizzazione", "competitività" e "perequazione". Inganno, in realtà, già svelato dal reale. Svelato, ovverosia, dalla stessa condotta del governo, sfacciatamente classista e antioperaio, antipopolare e populista, antisociale e demagogico. Governo che pratica e poi propone "disimpegno dello Stato" (salvo poi impiegare fondi pubblici e di Stato per salvare le Banche e la compagnia aerea di bandiera dalla crisi e scaricarne i costi su chi continua, suo malgrado, a pagar tasse) e "svendita" dei settori pubblici (salvo poi provare a riaprire le "grandi opere pubbliche" per mantenere clientele e continuare a "far mangiare" i suoi amici e gli amici degli amici, speculatori, costruttori, amministratori corrotti e incompetenti, tutta gente cui "si baciano le mani")
Sorpresa, forse, solo per il governo detto, che, nella convinzione di poter agire nel più assoluto senso di impenitenza e impunità, non si aspettava insurrezione alcuna. Eppure che aspettarsi di diverso? Blocco delle assunzioni nel settore della formazione, tagli al personale docente e tecnico amministrativo nell'ordine di migliaia di unità, parcellizzazione ulteriore ed ossessiva dei saperi e dequalificazione dell'insegnamento, distruzione di ogni istanza critica e libera negli studi, tagli dei finanziamenti ordinari, trasformazione delle Università in Fondazioni private aperte a chi potrà permettersene i costi maggiori e sempre crescenti, sono la "ricetta" contenuta nella legge Tremonti-Gelmini. Allo stesso tempo sono anche, esattamente, le ragioni della ripresa della conflittualità studentesca ad ampio raggio che intercetta le comuni istanze e rivendicazioni di insegnanti, dottorandi, borsisti, precari della formazione, personale ATA.
Sarebbe a dire: la logica e l'anima del Movimento è tutta già iscritta come antitesi dialettica e diametralmente opposta alla illogicità di una legge che, per "disporre urgentemente" "lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria", specula sulle aliquote tributarie facendo ricadere i costi della crisi economico-finanziaria interamente sul Lavoro dipendente e salariato, destabilizza la finanza pubblica funzionalizzandola ad interessi privati e speculatori, mortifica i settori della formazione professionale ed intellettuale ponendo le condizioni per un'assoluta impreparazione (non competitività) del sistema-Italia a reggere le sfide poste dalla competizione globale, complica ai limiti della sopportazione le relazioni sociali al punto da determinare la rottura di qualsivoglia piano di mediazione politico-istituzionale e, in definitiva, nega le condizioni stesse dello sviluppo economico del Paese e, a maggior ragione, quelle di ogni progresso sociale.

Non basta! Il governo riesce a fare persino di peggio! Una violenta ed inedita campagna mediatica attacca al cuore il Lavoro dipendente pubblico - il cosiddetto "posto fisso" - che, per il Ministro Brunetta sarebbe, in quanto tale, "posto di fannulloni"! Sottolineare le inefficienze del servizio pubblico, introdurre il principio di una “meritocrazia” (che in realtà, è basata su qualcosa di molto vicino al “censo”!), presentare la Stato come ormai finito giacché il futuro del Lavoro è, comunque, nel privato, sono il “paravento ideologico” della “riforma” in atto.
La legge 133/08, in questo senso, non rappresenta novità alcuna: si inserisce infatti in quel processo di smantellamento dell'istruzione pubblica intrapreso già 15 anni orsono, tanto dai governi di centrodestra che da quelli di centrosinistra. Da troppo tempo si susseguono "riforme" che assecondano i dettami ideologici del neoliberismo, al fine di ridisegnare, a piacimento, i rapporti fra Lavoro e Capitale ad esclusivo vantaggio del secondo. Così pensioni e sanità, salari ed istruzione, comunicazione e trasporti diventano non già l’indice di civiltà raggiunta dal Paese in termini di pubblico interesse, bensì meri capitoli di spesa da tagliare e capitalizzare su richiesta dei padroni e dei banchieri. Risultato: la domanda interna cala e si diffonde ovunque insicurezza e precarietà, si determina sfiducia estrema nelle Istituzioni e conseguenti rischi di deriva populista e autoritaria.
l'Università non fa eccezione. Anzi. Considerata luogo prediletto dal Capitale al fine di “indottrinare” le future élite dirigenti del Paese e formare già sul campo i precari di domani, l’Università italiana è stata attraversata, quanto sconvolta in maniera vera e propria, da processi di “ristrutturazione” che hanno introdotto, a monte, l’ordine stesso della parcellizzazione del Lavoro già a partire dall’inserimento del modello “3+2”: la frammentazione degli studi in miriadi di lauree tanto diversificate quanto inutili, l’obbligatorietà della frequenza ai corsi peraltro organizzati in modo tale da rendere impossibile seguirli (eppure provar a farlo ad ogni modo alla incessante rincorsa dei “crediti”!), il dispiegamento coatto di lavoro non retribuito né riconosciuto in quanto tale sotto forma di stage “formativi”, sono stati l’anticipazione marcata centrosinistra degli ultimi provvedimenti ascritti alla Gelmini. Come già sperimentato in altri settori, l’obiettivo è chiaro: attaccare il servizio pubblico, renderlo ingestibile di fatto, per poi “forzare mano”, dietro copertura ideologica di una “riforma necessaria” per arginare l’emergenza e varare così provvedimenti che colpiscono le fondamenta stesse del servizio. E se qualcuno prova a opporsi…sarà “legittimo” “informare il Ministro degli Interni”…

Questa “riforma” è una barbarie! Come Compagne e Compagni indubbiamente, ma, prim’ancora, come studenti parcellizzati, dottorandi “alla mercé” dei baroni, ricercatori che ricercano a contratto e ,quindi, non ricercano, borsisti senza borsa, lavoratori precari e ricattati eppur tutti fermi nella Lotta, rivendichiamo un’Università pubblica e garante della formazione professionale ed intellettuale dell’individuo, di un sapere libero e critico che non asservisca i propri obiettivi sociali e culturali agli interessi ed ai disegni di privati e Confindustria. Non si tratta affatto di difendere l’Università del presente di contro ogni riforma. Al contrario, si tratta di ripensare i termini strategici ed organizzativi di Scuola ed Università al fine di renderle ciò che costitutivamente sarebbero già deputate ad essere: luoghi di formazione di coscienza individuale e collettiva libera e critica, luoghi di emancipazione culturale ed ascensione sociale, luoghi nient’affatto chiusi ma, al contrario, aperti al territorio ed alle forze progressive della società. Da chiudere soltanto a chi, fino ad oggi, li ha gestiti in maniera privatistica e proprietaria, avvalendosene per garantire i propri esclusivi interessi classisti e baronali.

Noi, Compagni e Compagne Militanz, attivamente presenti in questa lotta strenua e impegnati sempre nell'autorganizzazione del conflitto giacché convinti della autorappresentanza delle lotte, diciamo, all'unisono ed insieme al Movimento tutto, come centinaia di migliaia di dita strette in un solo pugno: "Noi non pagheremo la loro crisi!"

CONTRO LA TRASFORMAZIONE DELLE UNIVERSITA' IN FONDAZIONI!
CONTRO IL BLOCCO DELLE ASSUNZIONI!
CONTRO I TAGLI AI FINANZIAMENTI!

Studenti e lavoratori uniti nella Lotta!
Solo la Lotta paga!

Collettivo Politico MILITANZ Casa del Popolo (CdP)
Per l’Autorganizzazione sociale

lunedì 13 ottobre 2008

sabato 11 ottobre 2008

TERRITO-RIOT!

NO AL DECRETO GELMINI SUI TAGLI ALLA SCUOLA!!

Diffuse, organizzate e spontanee sono le proteste che da giorni vedono in piazza insegnanti, genitori e studenti contro la "Riforma" Berlusconi-Gelmini, un provvedimento che prosegue l’ opera di demolizione dell’ Istruzione Pubblica, già avviata dai precedenti governi.

Il decreto legge 112 del 25 Giugno 2008 rappresenta l’ennesimo tentativo di affossare gli ultimi baluardi del sistema pubblico italiano, determinando il peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro di ognuno e portando avanti il processo di privatizzazione dei diversi settori pubblici (oggi con la scuola, domani con la sanità, i trasporti e via dicendo). Il decreto Gelmini comporterà:

  • L’espulsione di 87.000 docenti e 44.000 di personale ATA
  • La riduzione delle ore scolastiche e abolizione del tempo prolungato (in pratica si aboliscono le ore di lezione dalle 13 alle 16 nella scuola primaria e dalle 12:30 alle 16:30 nelle scuole dell’ infanzia)
  • Il ritorno nelle scuole elementari al maestro unico, con l’ aumento degli studenti in ogni classe fino a 30 alunni
  • L’ eliminazione del sistema delle graduatorie in funzione della chiamata diretta dei docenti da parte dei présidi
Secondo quanto affermato dal Minisrto Gelmini questa "riforma" è volta a migliorare la qualità dell’istruzione; invece sappiamo che si tratta di una pura manovra economica che tende a tagliare fondi alla Scuola Pubblica in funzione di quella privata e a favorire una vera e propria selezione sociale di classe.
Nell’ immediato i genitori dovranno fare i conti con classi sovraffollate, dove un solo maestro dovrà, più che educare, gestire l’ intera scolaresca e svolgere anche il ruolo di maestro di sostegno (per gli alunni diversamente abili). Inoltre la riduzione delle ore scolastiche porterà disagi a molti genitori, soprattutto lavoratori, con bambini che frequentano la scuola materna, perché costretti a prelevare i figli già alle 12:30. In ultima analisi sarà sempre più risicata la cultura impartita ai nostri figli e minori saranno le possibilità di formazione e apprendimento.

QUESTA RIFORMA E’ UNA VERGOGNA!!

Siamo tutti chiamati a formare comitati autorganizzati per il ritiro del decreto e l’affermazione del diritto ad una scuola che sia pubblica e gratuita per tutti, diritto, per altro, sancito dalla Costituzione.

DOMENICA 12 OTTOBRE ore 11:00
INIZIATIVA DI AGITAZIONE SOCIALE
volantinaggio- controinfo- speakeraggio - microfono libero
Piazza della Repubblica - S.Antimo (NA)

La cittadinanza tutta è invitata a partecipare e mobilitarsi in vista dello SCIOPERO GENERALE indetto dalle principali sigle del sindacalismo di base e non concertativo (CUB-RdB, COBAS, SdL) per il prossimo 17 ottobre 2008 con manifestazione nazionale a Roma, ore 10.oo P.za della Repubblica.

COMITATO POPOLARE
S. ANTIMO

Per Info: Il Comitato si riunisce tutti i martedi ore 17:30 presso MILITANZ Casa del Popolo via Francesco Girardi 22 - S.Antimo (NA)

mercoledì 8 ottobre 2008

PAGHERANNO TUTTO!

Ancora arresti. 40 circa e mandati di cattura per altre 10 persone. I fatti contestati risalgono alla "rivolta di Pianura", contro la discarica, del dicembre ultimo scorso . Tra i fermati c'è di tutto: da esponenti degli ultras a sinceri democratici mobilitati conto le ecomafie, da attivisti determinati a militanti sociali, da ambientalisti radicali a gente comune delle popolazioni locali. Risultano persino due esponenti istituzionali: rispettivamente del PD e del PdL. Ora, insufficienti sono gli elementi a nostra disposizione per valutare le diverse situazioni personali e sicuramente non ci interessa affatto comprendere quelle che riguardano gli istituzionali in questione, stando alla valutazione data in sè in merito a interessi, a noi estranei, come eventuali scambi di voti o clientele poilitiche che sembrerebbe motivassero la presenza di detti politici alle mobilitazioni contro la discarica.

Quello che però ci interessa rimarcare è il tentativo vergognoso - operato da un Governo che insiste nel considerare la vicenda "monnezza" come una battaglia vinta ed archiviata a dispetto delle proteste della gente - di "riscrivere" la storia di Pianura (e poi quella di Chiaiano e poi quante altre ancora..) come storia criminale! Quello che ci interessa rimarcare è che l'esplosione di rabbia e di rivolta delle tante migliaia di uomini e donne, di Compagni e di Compagne, di Comitati popolari autorganizzati, rappresenta un pezzo sostanziale della storia sociale delle nostre città e dei nostri territori, delle loro domande disattese e inascoltate, della loro ansia di riscatto contro l'ipoteca sul futuro posta loro da una classe dominante di affaristi e speculatori senza scrupoli. Quello che ci interessa rimarcare è, in definitiva, la nostra assoluta opposizione alla logica di criminalizzazione e repressione coatta del dissenso in un Paese che tende a equivalere questioni di ordine sociale e di pubblica salute con problemi di ordine pubblico da sedare ad ogni mezzo.
Oggi che la persecuzione del dissenso diventa manifesto ideologico delle nuove e vecchie destre di governo, con la gentil consorteria di finte opposizioni ben perben in parlamento, a noi, gente di Popolo e pel Popolo, operai, studenti, lavoratori, disoccupati, precari, immigrati, tocca resistere ancora e ancora. Resistere un minuto in più. Oggi come ieri.
Al Governo, ai suoi amici e gli amici degli amici, i suoi Ministri spregiudicati e infami, i giornalisti pennivendoli e corrotti, a chi "concerta" diritti per poi venderli e svenderli, diciamo con nuovo e rinnovato grido di riscatto e di vittoria: "Per Pianura, Chiaiano, la Legge 30, Alitalia, il Lodo Alfano, il Decreto Gelmini e il resto...PAGHERETE TUTTO!

Collettivo Politico MILITANZ Casa del Popolo (CdP)
per l'Autorganizzazione sociale

mercoledì 1 ottobre 2008

"JATEVENNE DAY" IN VIDEO

Pubblichiamo qui di seguito il video del Jatevenne Day tenutosi in corteo lo scorso sabato 27 settembre 2008. Sottolineiamo in particolare, la parte finale di questa manifestazione che ha visto mobilitate oltre 6000 persone, tra Comitati popolari, organizzazioni sindacali e politiche, Collettivi e Associazioni.
Chiaramente si evince la “strategia della tensione” riproposta dal Governo e dallo Stato che, sordi alle istanze poste in trattativa e rifiutandosi di avere interlocuzione alcuna, carica il corteo al fine di disperderlo. La testa del corteo procede verso la cava “senza strumenti offensivi”, “non armato, quindi. Ciò malgrado, poliziotti e carabinieri, servi obbedienti dello Stato al solito, attaccano i manifestanti, gli stessi abbitanti di Chiaiano. Non si tratta di “giocare a guardie e ladri”, ovviamente. Eppure non possiamo non denunciare l’atteggiamento esplicitamente antipopolare e antisociale di Istituzioni ormai antitetiche agli interessi delle masse e che pensano di poter risolvere le pur gravi questioni sociali col “semplice” impiego di repressione legale e manganello. La Salute pubblica, la tutela dell’Ambiente e del Territorio, la stessa salvaguardia della vita e l’esistenza di comunità e popolazioni già pesantemente colpite dalla disintegrazione sociale promossa e articolata dalle destre di governo con la “collaborazione” compiacente di una fittizia opposizione in Parlamento, non può essere equiparata a mere questioni di ordine pubblico! Noi, donne e uomini del Popolo pel Popolo, non ci stiamo! Noi, donne e uomini di coscienza e volontà, diciamo: la Lotta continua!