domenica 24 febbraio 2008

L'OPPOSIZIONE ALLA GUERRA!

Dal 19 febbraio alla Camera e successivamente al Senato, si discute il decreto con il quale il dimissionario governo Prodi intende finanziare ancora una volta le missioni militari all'estero. Certamente non ci saranno contrasti tra destra e “sinistra”. Anche se ci potrà essere il voto contrario di chi - come la “sinistra arcobaleno” - ha votato a favore nelle precedenti occasioni ed ora cerca un improbabile recupero del consenso elettorale dei pacifisti. Il movimento antimilitarista anche in questa occasione, manifesterà il proprio dissenso sotto i palazzi del parlamento!

Ci siamo opposti all'aumento delle spese militari nelle finanziarie volute dal governo Prodi e sostenute dalla destra come dalla “sinistra” istituzionale (inclusa quella “arcobaleno”); contestiamo la presenza sul territorio nazionale di tantissime basi militari e ci opponiamo alla costruzione di nuove a Vicenza come a Sigonella.

Denunciamo altresì la politica estera aggressiva ed interventista, mascherata dalla demagogia del “peacekeeping”, sempre allineata agli interessi del capitale.
In Iraq personale specializzato dell'esercito e dei carabinieri addestra le truppe del governo fantoccio quotidianamente coinvolte in massacri, violenze e torture.
Nel Kossovo la diplomazia e i soldati italiani portano avanti una politica aggressiva, finalizzata alla creazione dell'ennesimo protettorato balcanico attraverso la proclamazione di una cosiddetta "indipendenza".

In Afganistan truppe italiane partecipano ad un'aggressione militare con una occupazione che dura da sette anni e nella quale il numero di civili uccisi è impressionante.
In Libano 2500 militari italiani partecipano ad una occupazione militare mascherata da “forza di interposizione”, garantiscono sicurezza e impunità all'occupazione israeliana, provano a smantellare la resistenza popolare libanese ed entrano pesantemente nella vicende politiche di quel paese.
In Palestina, infine, il governo italiano mantiene l'embargo a Gaza affamata con un assedio impenetrabile e sostiene l'azione dello stato israeliano volta a negare qualsiasi diritto al popolo palestinese.

DI FRONTE A TUTTO CIO' E' URGENTE RILANCIARE IL MOVIMENTO CONTRO LA GUERRA E LA MOBILITAZIONE PER IL RITIRO IMMEDIATO DELLE TRUPPE DALL'AFGHANISTAN, DAL LIBANO E DA TUTTI I FRONTI DI GUERRA.

ASSEMBLEA DI MOVIMENTO

MARTEDI' 26 FEBBRAIO ore 17.30 AULA LORUSSO
UNIVERSITA' FEDERICO II, Via Mezzocannone 16

Patto Napoletano Contro la Guerra

I FASCISTI CI RIPROVANO!

Sdoganati dal precedente Governo Berlusconi, nel silenzio (assenso?) della sinistra istituzionale ed arruolati a pieno titolo nella compagine del "rinnovato" centrodestra, i neofascisti di Forza Nuova, uniti a quelli de la Destra Fiamma Tricolore, fino ad arrivare ai "giovanissimi" di AN -che controllano la maggioranza del soggetto studentesco medio-superiore della Capitale - moltiplicano gli assalti squadristi condotti ai danni di studenti e lavoratori militanti di sinistra.
Il dimissionario sindaco di Roma ed oggi anima bella del "rinnovato" centrosinistra Veltroni dichiara preoccupazione per un “clima gravissimo e non più tollerabile” che va determinandosi in città, ma sembra essere più preoccupato per la risposta dei sinceri antifascisti che non per l’acuirsi di azioni fasciste di guerra ormai dichiarata ai presidi comunisti, di settore e territorio presenti a Roma e, in generale, nel Paese.

I dirigenti della sinistra borghese, dal canto loro, con l’argomentazione di non voler inasprire lo scontro politico a punto di riversarlo sul terreno sociale, si limitano a prendere le distanze dalla gravità dei gesti in atto, stigmatizzandone formalmente le modalità e le motivazioni, ma senza fare alcunché per impedirle.
Il revisionismo storico eretto ormai a norma principale del sistema delle relazioni politiche, nel quadro delle compatibilità neo-corporative dello Stato borghese, della sinistra istituzionale ha come effetto diretto la determinazione ulteriore delle condizioni per cui il fascismo, come mera esperienza storica vissuta dal Popolo del nostro Paese, venga riabilitato, legittimato, di contro le sinistre dell’opposizione sociale e di classe non inquadrate nel piano di governo.
Le dichiarazioni del signor Luciano Violante circa la necessità di nuova "unità nazionale" contro i pericoli eversivi di sinistra, l’equivalenza stabilita tra i partigiani antifascisti che liberarono il Paese con i repubblichini di Salò in termini di legittimi contendenti diametralmente opposti, la revisione storica sulla vicenda delle Foibe ed, in conclusione, l’affermazione della presunta incompatibilità tra il Comunismo e la Libertà, sottolineata, per giunta, dallo stesso Presidente della Camera Fausto Bertinotti, impegnato in una santa caccia contro “gli errori e gli orrori del Comunismo”, altro non fanno che rendere proprio quel “clima intollerabile” di cui vanno blaterando, una pericolosa realtà per i tanti Compagni e Compagne attivi nelle lotte sociali nei territori e nei quartieri delle nostre città.

La fittizia “sinistra” di Veltroni, Violante e Bertinotti, si rende così corresponsabile di quel clima!
Questi signori, schierati in difesa della loro stessa celebrazione ed ormai evidente comitato d’affari della borghesia nazionale ed europea, si accaniscono, invece, contro chi lotta per un rinnovo contrattuale, un salario garantito, una casa, un lavoro dignitoso, un’istruzione pubblica e gratutita, equivalendo, inaccettabilmente, questioni sociali a “problemi di ordine pubblico” da affrontare con procedimenti giudiziari e repressione di piazza. Il “dissenso da sinistra” alla "sinistra ufficiale" non è consentito: questo il manifesto ideologico di dette sinistre istituzionali!

E i Compagni e le Compagne più attive, rappresentati diretti di blocchi e istanze sociali di riferimento, vengono licenziati senz’appello, espulsi dal sindacato, indagati e processati. Il fiancheggiamento al terrorismo diventa formula omnicomprensiva e sempre valida per ridurre gli spazi di agibilità democratica e sindacale di base.
Mentre evidentemente terroriste non sono le azioni squadriste, “protette” dalle forze dell’ordine in funzione anticomunista, di chi, vigliaccamente, attacca i Compagni in lotta, gli immigrati, gli omosessuali, etc..! Al contrario, ad ogni attacco subito, ad essere immediatamente tradotti in caserma se non proprio in giudizio, sono gli aggrediti e non gli aggressori, rei di autotutelarsi, autodifendersi di fonte all’inefficienza/assenza di suddetti “apparati di sicurezza e di controllo dell’ordine democratico”!

Il fascismo è e resta, per noi, “scoperta dittatura terroristica degli elementi più reazionari, più sciovinisti, più imperialisti del capitalismo, che trova tra i piccoli borghesi, i contadini snaturati e i proletari degeneri delle città, la base di massa per i grandi monopoli”. L’involuzione autoritaria delle istituzioni borghesi ed il loro colpevole silenzio rispetto a fatti di tale gravità, un processo di evidente “fastistizzazione” dello Stato.

Militanz CdP Collettivo Politico per l'autorganizzazione sociale, comunista, autonomo, antifascista sempre e da sempre, denuncia le connivenze tra Stato, padroni, fascisti, governi deboli e corrotti, incapaci di dirigere il Paese se non facendo fronte alle contraddizioni sociali, in cui schiere sempre più larghe del Popolo lavoratore versano, in termini di carcere, repressione, criminalizzazione della lotta, copertura “funzionale” di attività anticomuniste rivolte contro le masse popolari e proletarie.
A quest’ultime, alle quali pur apparteniamo, a tutti i Compagni e le Compagne agrredite va la nostra solidarietà militante, il nostro impegno politico ed organizzativo, la nostra dedizione alla causa del Comunismo, “movimento reale che abbatte lo stato di cose presente”, forza emancipatrice e di liberazione degli oppressi, di contro qualsiasi fascismo. Vecchio o nuovo che sia.

giovedì 21 febbraio 2008

KOSSOVO 2008: Stato clo-NATO

di Enrico Vigna – Portavoce nazionale del Forum Belgrado Italia

La secessione comunicata domenica 17 febbraio da una leadership di criminali di guerra (esempio Thaqui, Ceku), capoclan mafiosi (esempio Haradinaj) e finanzieri indagati da molte corti europee (esempio Pakolli) è l’ennesimo tassello di quella tragica commedia di distruzione dell’unità e fratellanza degli Slavi del Sud, conclamatasi nel ’91, ma pianificata ben prima nelle capitali occidentali. Un ennesimo atto violento, arrogante, di ingiustizia, di illegalità che calpesta il Diritto Internazionale, la Carta dell’Onu e qualsiasi accordo internazionale.

Come ha detto il Ministro a termine D’Alema (bombardiere, ancora oggi pienamente convinto, della Repubblica Federale Jugoslava nel ’99): “un atto irreversibile”. Staremo a vedere.
Intanto occorre, come ci chiedono i rappresentanti del popolo serbo e delle comunità serbo kosovare e delle altre minoranze del Kosovo Metohija, rafforzare il lavoro di informazione, denuncia e sostegno alla resistenza che si sta organizzando nel Kosovo occupato, di cui il nostro lavoro è un piccolissimo contributo.

Ma le parole e gli scritti non bastano, occorre rafforzare e ampliare anche un lavoro di solidarietà concreta e materiale con le enclavi assediate e resistenti nella Provincia serba occupata. Su questo terreno l’Associazione SOS Jugoslavia sta già lavorando da anni con progetti specifici verso alcune di queste realtà (Kosovska Mitrovica, Gorazdevac, Orahovac, Pristina, le famiglie dei rapiti e le vedove di guerra dell’Associazione Srecna Porodica) nell’ambito del Progetto SOS Kosovo Metohija.

Per questo lanciamo un forte Appello rivolto a:

- Esponenti istituzionali, affinché pongano in tutte le sedi, da quelle parlamentari a quelle locali, ordini del giorno per non riconoscere e non promuovere collaborazioni di alcun tipo con una entità artificiosa, criminosa ed illegale internazionalmente.

- Operatori dell’informazione, giornali, radio, televisioni, riviste, affinchè facciano circolare informazioni, documentazioni, denunce della realtà storica e attuale del Kosovo.

- Tutte le persone oneste che credono nella giustizia e nella pace tra i popoli, che ci aiutino sotto qualsiasi forma: dal promuovere iniziative locali, al far circolare materiali, libri, filmati, appelli, al sostegno economico ai progetti di solidarietà concreta….

Questo atto di banditismo internazionale non è solo contro un Popolo, quello serbo, ma è un atto contro i diritti di qualsiasi Popolo…

Chi può escludere che un giorno non possa riguardare anche il nostro Paese?
Il nostro Paese comunque è già complice di primo piano con questa ingiustizia, facciamo in modo di non confonderci e di non renderci complici anche noi di questa classe politica dirigente, ancora una volta supina ed asservita alla potenza statunitense.

Difendiamo e lavoriamo per la pace, l’amicizia e la convivenza tra i popoli, veri obiettivi per costruire un futuro diverso e migliore per le future generazioni. Per cercare di impedire che i nostri figli e le madri non subiscano e vivano, ciò che stanno subendo e vivendo i bambini e le donne dell'obiettivo.

mercoledì 20 febbraio 2008

LA SALUTE DELL'IMPERATORE

La salute dell'imperatore è sempre stata fonte di discussione fra i sudditi e di cospirazione tra gli oppositori, ma dov'è l'impero del Comandante Fidel Castro? Dov'è il Potere a Cuba, un piccolo Paese del cosiddetto Terzo Mondo? Perchè sono entrambi così importanti per i destini dell'umanità tanto che la questione della "successione" alla guida di quel Paese diventa "questione internazionale"?
Di recente, Cuba è stata eletta, con voto segreto, membro fondatore del Consiglio dei Diritti Umani dell'ONU, con l'appoggio di 135 Paesi, oltre i 2/3 dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, dunque. Gli Stati Uniti - i cui candidati alla prossima presidenza si "appassionanano" a intervenire ancora in merito agli "affari interni" dell'isola caraibica, discettando sulla "successione o continuità" nella linea di comando del legittimo governo cubano, all'indomani delle definitive dimissioni del Comandante Castro dal suo storico ruolo di "lider maximo" della Rivoluzione cubana - non si sono neppure azzardati a presentare una loro candidatura che, con ogni probabilità, sarebbe stata respinta a immensa maggioranza.
Dato emblematico, questo. Dato che dimostra quale sia ancor'oggi, a quasi cinquant'anni dalla Rivoluzione, quale sia la forza autentica dell'isola di Cuba e del suo primo Comandante. La forza della legittimità. La forza della dignità, dell'onestà, della ragione profonda della sua politica internazionale e della libertà alla quale i cubani, il Popolo di Cuba, si è guadagnato autonomamente nell'affrancarsi dal giogo del colonialismo nordamericano, benché ancor'oggi sotto attacco costante da parte della prima superpotenza mondiale.

La forza di Cuba sta in quelle migliaia di volontari cubani, medici, tecnici, sanitari, ingegneri, professori, pianificatori, scienziati che lavorano nei Paesi più poveri del mondo e nella formazione e nell'assistenza medico-sanitaria che Cuba da, nel suo territorio, a migliaia di cittadini di quegli stessi Paesi, gratuitamente.
La forza di Cuba sta nella sua solidarietà internazionalista, oltre ad essere un chiaro simbolo di resistenza all'imperialismo.
Per tutto questo, la salute del Comandante Fidel Castro, le sue dimissioni dalla carica più alta del Paese, il suo dichiararsi oggi un semplice "soldato delle Idee", insieme al futuro stesso di Cuba tutta, diviene notizia di primo piano anche - o forse soprattutto - nei media controllati dalla borghesia internazionale.

Il Potere teme l'impegno reale di Cuba rispetto a chi ha più bisogno, la sua capacità di lavoro politico e ideologico fra le masse lavoratrici in sud America e nel mondo, la battaglia per le Idee sorretta e poi sospinta del Popolo cubano tutto, nel suo essere coerentemente se stesso, nell'esempio che esso genera e diffonde.
Si teme, dunque, l'alternativa di classe, di Sistema e di Potere che da Cuba promana ancora ed in maniera sempre nuova e rinnovata.
Si teme il Socialismo in eterna trasformazione.

Cuba, ad oggi, è molto più che un simbolo. E' una realtà tangibile e concreta. Una realtà che dimostra come si può condurre una vita dignitosa e appassionata anche lì dove i consumi non sono posti al centro della vita e dlla società.

Cuba - diceva qualcuno - è un'ossessione universale nonostante sembri non costituire minacia alcuna per alcuno. Non le si perdona di continuare a resistere, lì, a due passi dal cuore del Capitalismo internazionale. Non le si perdona di continuare a esistere, seppur malconcia, orgogliosa e fiera sempre.

Tra i più furenti ci sono i pentiti. Ieri hanno confuso il Comunismo con lo stalinismo. Oggi, per farsi accettare dai circoli democratico-borghesi benpensanti, devono espiare un passato, cancellare delle orme. Ma agli occhi di persone dotate di coscienza e raziocinio, in osservanza alla continua e necessaria, onesta ricerca della Verità dei fatti e poi dei nessi storici, i suoi corsi e i suoi ricorsi, non può non risultare una Cuba fraterna e solidale, umana essenzialmente, a fronte delle patrie del Capitalismo, ingiuste, mendiche, assassine.

E allora:
Viva Cuba resistente, "Sierra Maestra" del Sud America insurgente!
Per l'autodetermenazione dei Popoli

Per il Comunismo

giovedì 14 febbraio 2008

LA 194/78 NON SI TOCCA!

Con l’approvazione della legge sulla procreazione medicalmente assistita (PMA, L.40/04) varata dal governo Berlusconi, nel 2004, con la complicità di parte consistente del centrosinistra (allora Margherita e Ds, oggi Partito Democratico), si è compiuto l’ennesimo passo verso la negazione delle libertà elementari di autodeterminazione della donna. Quella legge, scavalcando la normativa del Codice Civile, le risoluzioni della Corte Costituzionale, oltre che gli stessi studi di illuminati scienziati come Rita Levi Montalcini o Margherita Hack, decretava l’embrione come individuo già dotato di personalità giuridica e, pertanto, vittima di infaniticidio se oggetto di interruzione di gravidanza. Imponeva, pertanto, nell’equiparazione giuridica dei diritti della madre con quelli dell’embrione, una sola, incontestabile, (legge) morale, un imperativo categorico che frontalmente attaccava il diritto all’autodeterminazione della donna, la ricerca medica e scientifica applicata alle cure di gravi malattie quali Parkinson, Alzheimer, Sclerosi, Diabete e Cancro, la libera responsabilità di donne e uomini nel loro costituirsi come nucleo familiare, nella loro stessa capacità d’esperienza genitoriale.
Con quella legge si confermava l’evidente disprezzo da parte degli apparati più conservatori, oscurantisti e retrogradi del ceto politico italiano – siano essi di destra, centro o sinistra, indistintamente – per i diritti e la dignità delle donne e per le conquiste storiche del movimento operaio e femminista, mentre, ad oggi, fa sì che riprenda fiato l’arroganza del peggior integralismo cattolico.

Quelle forze conservatrici, integraliste e opportuniste sono le stesse che proprio oggi rinnovano l’attacco alla legge sull’aborto e quella sul divorzio, definite lesive del diritto alla vita e dell’integrità della famiglia. Nessun rispetto per le conquiste di civiltà, di lotta per l’autodeterminazione della donna, di dignità individuale e collettiva ratificate dal Popolo italiano per intero con ben due referendum.

L’attacco alla L.194/78 sull’interruzione volontaria di gravidanza, il fatto stesso che essa sia posta in discussione diventando oggetto di campagna elettorale nonché terreno di raccordo in base al quale definire alleanze trasversali tra i prossimi venturi gruppi parlamentari al fine di capitalizzare il consenso ed il sostegno della CEI – avamposto politico-culturale del Vaticano – dimostra come il rischio di un’involuzione di civiltà, di un salto indietro di almeno trent’anni, sia del tutto concreto, tangibile, in parte già praticato negli intendimenti di dette forze elettorali.

Ad essere messo in discussione, dunque, è il diritto stesso delle donne a determinare il proprio corpo e le proprie scelte di vita e di coscienza. Donne che, ad oggi, si trovano ad essere nuovamente esposte al rischio di quella ipocrisia violenta che, negando e mettendo fuori legge l’interruzione volontaria di gravidanza, tollera e poi sdogana il ritorno all’aborto illegale. La Legge 194/78 ha regolamentato l’aborto nel nostro Paese, sottraendo milioni di donne dalla pericolosità di operazioni praticate “in casa” senza alcun controllo medico e garanzie sanitarie ed ha prodotto, tra l’altro, un esito assolutamente positivo in merito alla riduzione effettiva degli aborti in Italia (circa del 40%).

Perdere questa legge, metterla in discussione, significherebbe la fine dell’autonomia femminile, la fine della libertà di scelta e la fine della capacità di autogestione delle donne. In questo senso, rappresenterebbe una sconfitta diretta anche per il principio stesso della resistenza ed autorganizzazione sociale e di classe che, scevra e lontana dall’utilizzo strumentale di temi delicati come quello dell’aborto a fini di qualsivoglia interesse di parte o di partito, rivendica la lotta per la liberazione e l’emancipazione sociale, politica e civile del Popolo lavoratore tutto.

I venti di destra spirano forte: sessismo e misoginia sono tra le manifestazioni dei vari razzismi, nazionalismi e integralismi religiosi, in un Paese in cui sembra si sia persa ogni memoria storica. Necessaria risulta la massima attenzione e mobilitazione per respingere al mittente i falsi moralismi con i quali si cerca di manipolare l’opinione pubblica per plasmarla agli interessi di classi dominanti e i loro apparati di coercizione ideologica manifesta o strisciante.

Come la storia ci insegna, sull’attacco ai soggetti più ricattabili della società reazionari, conservatori e finti-progressisti di ogni tempo hanno costruito i loro imperi di assoggettamento sociale.

Noi donne e uomini di Militanz CdP Collettivo politico per l’autorganizzazione sociale diciamo:

NO alla riapertura del Mercato sui corpi delle donne
NO alla mercificazione
NO all’esclusione sociale
NO allo sfruttamento dell’individuo indipendentemente dalla connotazione di genere

sabato 9 febbraio 2008

FUORI I FASCISTI DALLA NOSTRA CITTA'...

Nell’ultimo periodo i muri della nostra città sono stati tappezzati da migliaia di manifesti dei più diversi partiti e gruppuscoli di estrema destra: dalla destra di Storace a forza nuova, da fiamma tricolore a blocco studentesco. Questo è un evidente segnale di come i fascisti in questa città, medaglia d’oro alla Resistenza al nazifascismo, stiano tentando di riorganizzarsi per alzare la testa dalle fogne in cui erano stati cacciati e in cui presto li ricacceremo.

Questi soggetti tentano di riaffacciarsi nel panorama politico cittadino tentando di sfruttare tematiche di malcontento popolare. Ma le uniche alternative che propongono sono pratiche di odio e sopraffazione. Le aggressioni che in tutta Italia si verificano a danno di immigrati, omosessuali, compagni o quelli che loro sono soliti definire “diversi”, sono ormai all’ordine del giorno: il 25 gennaio alcuni ragazzi sono stati aggrediti a Firenze perché militavano nel collettivo autorganizzato della scuola! La riabilitazione di questi personaggi è resa possibile dal clima di revisionismo che si respira oggi in Italia.

Un valido esempio è la nascita e la strumentalizzazione politica delle famose “giornate della memoria”. Giornate volute e sponsorizzate dai governi di centro sinistra (con Violante in testa) quanto di centro destra, per tentare di rileggere a proprio uso e consumo la storia del ventennio e quella della Resistenza che da quell’oppressione nazifascista ci ha liberato.Proprio una di queste giornate della memoria, istituita qualche anno fa da un governo di centro-sinistra, è diventata uno dei cavalli di battaglia dell’estrema destra su tutto il territorio nazionale. Gruppi e gruppuscoli fascisti fanno a gara per “commemorare degnamente” quella che loro definiscono “la giornata della memoria per i martiri delle foibe”.

Sostenuti da tutti i partiti dell’arco costituzionale, presentano le foibe come brutali assassinii di persone ree solo di essere italiane. Non fanno però nessun riferimento agli anni di occupazione italiani di quel territorio, dei migliaia di km di filo spinato con cui i fascisti italiani trasformarono alcune città slave in enormi campi di concentramento torturando e massacrando la popolazione. Fanno, quindi, appello al senso di pietà che sempre suscitano i morti, senza preoccuparsi di ricordare ciò che essi erano in vita: occupanti, assassini, stupratori, torturatori. Inneggiando ad un non meglio definito orgoglio italiano che ci dovrebbe vedere tutti partecipi di questo lutto, “dimenticano”, dunque, di ricordare l’occupazione e la successiva fascistizzazione forzata della Jugoslavia, specialmente nelle zone del Litorale e dell’Istria, perpetrata attraverso soprusi, violenze e morti; e la resistenza a quell’occupazione portata avanti anche da antifascisti italiani.

L’unica risposta possibile a queste strumentalizzazioni e al diffondersi di queste pratiche fasciste, xenofobe e sessiste è l’opposizione quotidiana a questo tipo di logiche, è la lotta nei propri territori e nelle proprie realtà.

....NON UN PASSO INDIETRO!

PRESIDIO ANTIFASCISTA MILITANTE
Sabato 9 febbraio 2008 h 8.30
P.za del Gesù angolo Santa Chiara
NAPOLI

ANTIFASCISTI NAPOLETANI

mercoledì 6 febbraio 2008

CONTRO LA REPRESSIONE, SOLO LA LOTTA PAGA!

Compagni! Studenti! Lavoratori!

Sta per concludersi a Cosenza il processo che vede 13 Compagni della Rete Sud Ribelle imputati con l’accusa di “sovversione violenta dell’ordine economico dello Stato” – in base alla normativa ancora vigente dal periodo fascista – per aver partecipato alle grandi manifestazioni in occasione del vertice OCSE a Napoli nel marzo del 2001 e del G8 a Genova, nel luglio dello stesso anno.

L’intero impianto accusatorio portato avanti dal PM Fiordalisi, ad oggi, risulta fondato solo su illazioni, supposizioni, congetture, che forzatamente tentano di operare una continuità tra gli imputati e le cosiddette “bande armate” degli anni 70. Nessuna prova certa è stata presentata a supporto di tali accuse, tant’è che svariate altre Procure d’Italia, diversamente da quella di Cosenza, hanno esplicitamente respinto l’intero “incartamento” presentato agli atti dal PM, considerandolo legalmente non rilevante.
Evidente allora risulta l’atto politico, prim’ancora del teorema giudiziario, tutto teso alla criminalizzazione del dissenso ed alla repressione dell’antagonismo sociale. Repressione diretta e giudiziaria, fatta di carcere e manganello. Obiettivo: colpire al cuore il Movimento, intimidire chi lotta, sradicare l’opposizione sociale da un Paese ormai condotto alla deriva antipopolare ed antioperaia dai governi dell’alternanza borghese tra centrodestra e centrosinistra, nel segno di Confindustria, banchieri e padroni. In una sola espressione: colpire alcuni in maniera esemplare e netta al fine di “educare” tutti gli altri all’osservanza dell’ordine politico ed economico costituito. 50 gli anni di carcere complessivamente chiesti dal PM e più 5 milioni di Euro di risarcimento al Governo per i danni d’immagine subiti dal Paese in occasione dei vertici di Napoli e Genova!

Il significato è dunque chiaro: l’Ordine e la disciplina sociale imposta dal Capitale e i suoi governi non si discute! Non si contesta! Per questo chi lotta, si organizza, manifesta con irriducibile dignità, commette reato. E i capi di imputazione, opportunamente gonfiati, inventati, estesi ad altri, trasformati in reati associativi, aggravati da termini che possano ricondurre ad un immaginario di guerra – quali la devastazione ed il saccheggio – in modo da moltiplicare la pena in proporzione, determinano l’accusa di terrorismo, come nuovo e rinnovato metro di misura adottato dagli apparati coercitivi dello Stato per “contenere” e poi “gestire” la lotta di classe, il conflitto sociale.
Così, mentre l'unica guerra evidente, con bombardamenti o meno, è quella scatenata dal Capitale contro il Lavoro e l’opposizione sociale per continuare ad opprimere e sfruttare, si prospetta un altro scenario di condanne per chi a questa guerra resiste.

Militanz Collettivo politico per l’autorganizzazione sociale, esprime solidarietà militante agli imputati del processo di Cosenza ed a tutti i perseguitati e i prigionieri politici ad oggi detenuti nelle galere di Stato. Si rifiuta di cedere alle lusinghe di chi vorrebbe vederci imploranti a chiedere giustizia ai responsabili di un sistema giudiziario ingiusto e appannaggio esclusivo di un ceto politico che chiede l'impunità per se stesso, prescrivendo poi anni di galera a chi si organizza e lotta per la difesa dei diritti sociali, di popolo e di classe.

MANIFESTAZIONE NAZIONALE
Genova 2001 - Cosenza 2008: Sette anni di vergogne
MILITANZ CDP - COLLETTIVO POLITICO
via Francesco Girardi, 22 Sant'Antimo (NA)
La CdP MILITANZ è aperta ogni venerdi dalle ore 18.30

martedì 5 febbraio 2008

LA “NOSTRA” CdP

"... Sappiamo che questa è la strada correttae malgrado nessuno di noi arriveràa vedere il risultato, continueremo a seminare idealiper far sì che altri raccolganoi sogni e speranze in un mondo più giusto."

(Madres de Plaza de Mayo)

Ben consapevoli dell’enorme portato del patrimonio storico di ciò che è e fu “Casa del Popolo”, ad esso, idealmente, facciamo riferimento. Assurgiamo, a partire dagli intenti e nell’ordine della nostra piccola ma autentica e sentita categoria del possibile, a ciò che furono ragioni e prospettive di quell’istituto di cultura di Popolo e di classe. Istituto non certo desueto ma al contrario oggi vivo e ancor vitale, nuovo e rinnovato.

La “nostra” CdP è innanzitutto un Progetto. E, come ogni progetto, un contenitore di idee e una scommessa insieme.

Scommessa fatta su un percorso che sia percorso di liberazione progressiva. Un percorso che accolga ed assuma in sé istanze sociali e culturali, politiche, morali e creative sì come da ognuno espresse. Istanze di Liberazione permanente e reale emancipazione, cui guadagnarsi nel rapporto collettivo e orizzontale. Emancipazione individuale e collettiva già a partire dal vivo della Vita nel mentre la si vive.

Una Vita dove “cultura dominante” insegna, oggi, a oggettivare tutto e, pertanto, a ridurre tutto a mera merce ed a mercato. Ogni cosa, colta nel suo solo valore d’uso e poi di scambio, può essere impunemente venduta o svenduta appannaggio d’un mercato, per l’appunto, ormai incapace di affrontare bisogni reali della gente e, costantemente in crisi, strutturalmente anarchico e spregiudicato nel “capitalizzare”, come fossero servizi da acquistare, persino i diritti più essenziali.

Ed è così che la libera socialità tra liberi individui viene oggi ad essere negata, nella disarticolazione progressiva dei luoghi stessi dell’incontro e della socializzazione consapevole. La comunicazione si trova così ad esser asservita a compravendite di sorta dove il linguaggio, non più terreno di confronto, cooperazione, libera associazione senza lucro, si attesta a produrre o riprodurre se stesso come merce in vendita e acquistabile.

Ed allora cos’è o che vuol essere la “nostra” CdP?
Essa è principalmente un luogo libero e un luogo critico. Un luogo di militanza politica e culturale insieme. In essa ognuno può partecipare, a pari titolo con ogni altro, alle attività promosse o può proporne, senza dover aderire forzosamente a programmi politici o culturali preordinati e senza sottostare a gerarchie di sorta. Lo scopo della Casa del popolo è, dunque, la ricostruzione di una socialità basata non sugli interessi, di denaro o di potere che siano, ma sulla libera scelta, sullo scambio di esperienze, di confronto dialettico, sulla possibilità stessa della cooperazione responsabile, in pratica, teoria e ancora pratica.

È la “liberazione” di uno spazio sociale autogestito dal quale ricontrattare i margini della battaglia contro il degrado sociale imposto dal dominio imperialista tanto nelle periferie delle “nostre” metropoli così come in quelle all’ombra delle luci della città occidentale tutta.
È un luogo dove accogliere ed elaborare istanze di liberazione reale e collettiva; istanze di autorganizzazione sociale, cooperativa e solidale, fuori da ogni pregiudizio o critica di convenienza; istanze tutte tese a creare o ricreare dinamiche di inclusione sociale fondata sull’incontro, la messa in relazione di esperienze, la condivisione della lotta per i propri e gli altrui diritti ed interessi. Un luogo dove integrare, in un lavoro d’insieme, quei soggetti o quelle soggettività politiche e sociali legate o attive sul territorio di riferimento nella prospettiva di trasformazione, in senso socialista, della società.

Questi, dunque, i motivi portanti della costituzione della “nostra” CdP. In sintesi, di essa, diremmo:

Ø È uno spazio di aggregazione sociale su basi politiche e di lotta teso a riorganizzare, in un quadro d’insieme, rapporti tra soggettività libere e critiche a partire da una cittadina della periferia suburbana della città di Napoli ed al fine di fronteggiare e porre argine alle dinamiche di disarticolazione sociale ed atomizzazione di coscienze sì come imposte, in termini di rinnovato individualismo, dal modello “culturale” dominante.

Ø È un atto ed un Progetto di autorganizzazione sociale e popolare da realizzarsi con la finalità esplicita di ricostruire, proprio a partire dalla provincia ma puntando, in prospettiva, al cuore della metropoli, i margini dell’azione diretta di Popolo, politicamente e sindacalmente intesa, a tutela dei suoi propri interessi di classe e di massa.

Ø È un moltiplicatore di esperienze proprie al complesso e multiforme tessuto associativo popolare finalizzato all’integrazione ed alla promozione dello sviluppo razionale e cosciente di comitati autorganizzati di scopo e di vertenza; di iniziative politiche, culturali, artistiche e ricreative; di centri d'assistenza sociale e sanitaria; di cooperative di lavoro volontario, contro il suo uso strumentale e restituito, pertanto, alle sue finalità di solidarietà militante; di integrazione multietnica basata sullo scambio e sul confronto interculturale; di controinformazione permanente e praticata.

Ø È una creazione comune, collettiva, cosciente, dunque. Consapevole dei propri limiti ma anche fermamente conscia delle proprie potenzialità e dei propri obiettivi di emancipazione popolare e riscatto sociale.

“Militanz” è il suo nome di battesimo. Nome che certo evoca scenari di battaglia e di rivolta perduti nella Storia, ma che, altrettanto certamente, riporta a noi, alla nostra coscienza di uomini e di comunisti in Occidente, il tema e la pratica dell’avanzamento della Lotta e l’Ideale. È chiaro è l’orizzonte di Conquista e di Vittoria. Militanz vuol significare proprio questo. È un progetto politico costantemente impegnato nella riflessione critica dei rapporti materiali di vita e d’esistenza e, contemporaneamente, nell’azione diretta autorganizzata tesa alla trasformazione, già a partire dalla società civile più immediata, dell’interezza dei rapporti sociali dell’attuale sistema politico ed economico.

Indubbiamente un’eresia rispetto ai modelli dogmatici, autoritari, burocratici o settari di gruppi e gruppettari che ancor oggi avocano a se, arbitrariamente, l’esser “depositari” di presunte verità per limitarsi a declamarle. Altrettanto indubbiamente, un modo di vita, un imperativo categorico ispiratore e principio della Lotta, una “patria materiale e spirituale” insieme che vuole ricordare a noi tutti che il meccanismo dei rapporti produzione e la sua più immediata conseguenza, la lotta di classe, non deve né può occultare ancora coloro che si muovono sulla scena della Storia che sono e restano innanzitutto uomini. Di carne, di ossa, di sangue, di cuore.
In una sola espressione: Militanz è Prospettiva praticata fin da subito. La prospettiva di Lotta e di Liberazione progressiva che conosce e riconosce l’Uomo come essere umano ed il problema della sua liberazione come essere sociale. Di qui l’importanza del lavoro politico di massa e della lotta di classe pienamente consapevole contro l’alienazione e lo sfruttamento capitalistico, poiché senza la consapevolezza del proprio essere sociale non si danno in alcun modo le condizioni soggettive necessarie al Comunismo.

Resta nostra convinzione che l’unica pedagogia che emancipa i Popoli è l’autoeducazione del Popolo stesso alla pratica della sua stessa emancipazione giacché, proprio nell’attività di autoemancipazione individuale e collettiva risiede la possibilità in itinere della modificazione, in senso socialista, delle condizioni esistenti date.

Militanz vuol esser così la riconferma – nel concetto e nella pratica immediata – della straordinaria modernità della Rivoluzione in Occidente. Dell’irriducibilità del suo itinerario ideale e praticato all’ordine delle possibilità d’ognuno, seppur partendo – o ripartendo – dalle periferie a noialtri più vicine. Dell’esperienza di acquisizione e formazione collettiva alla lotta ed al lavoro, cui progressivamente guadagnarsi, al fine di guardare nuovamente e rinnovando la fiducia all’”Uomo nuovo”, l’Uomo del Socialismo del secolo XXI.

IL “NOSTRO” COLLETTIVO

“Al giovane comunista si impone di essere essenzialmente umano, tanto umano da avvicinarsi al meglio dell’uomo… sviluppare al massimo la sensibilità fino a sentire l’angoscia ogni volta che in qualsiasi angolo di mondo viene assassinato un uomo e fino a sentirsi entusiasta ogni volta che, in qualsiasi angolo del mondo, si innalza una nuova bandiera di Libertà”.
(Ernesto “Che” Guevara)

Il “nostro” è un collettivo politico autogestito di compagni e compagne che si fa primo promotore della CdP, delle sue ragioni fondanti ed obiettivi, della sua amministrazione politica e logistica e del suo nome. Da essa, infatti, prende il nome stesso così come anche il foglio di controinformazione militante di quartiere che il Collettivo redige e diffonde in ottemperanza alle finalità politiche dal Collettivo stesso poste.

Ø Manifesta apertamente i suoi contenuti antifascisti, anticapitalisti ed antimperialisti con iniziative di lotta, controinformazione, assistenza sociale in scuole e quartieri popolari.

Ø Sostiene e lotta al fianco di studenti e lavoratori attivi per la difesa e la conquista progressiva degli interessi di classe, per la casa, per un’istruzione pubblica, una sanità gratuita, una pensione garantita, contro la precarietà della vita, la repressione del dissenso politico e sociale, lo sfruttamento del lavoro, la negazione degli spazi di libera socialità alternativa.

Ø Solidarizza esplicitamente con i Popoli resistenti ed in lotta per la propria libertà ed autodeterminazione, contro le occupazioni militari e le politiche espansioniste o di embargo imposte dai governi imperialisti e i loro accoliti, le finte “missioni di pace”, la ripresa stagione di militarizzazione delle relazioni internazionali tra Paesi che ha gettato il mondo in una rinnovata instabilità, fatta di guerra permanente e regressione.

Ø Si impegna a rilanciare una grande “battaglia per le idee” giacché convinto che, a fronte della crisi strutturale dell’ideologia borghese e il suo dominio, proprio il terreno della lotta anche ideologica si ripresenta oggi con rinnovata strategica centralità. Importanza data in termini di formazione, indirizzo e orientamento di coscienze individuali e collettive, da guadagnare o riguadagnare ancora ad una coerente visione unificante del mondo e i suoi rapporti materiali di produzione e riproduzione sociale.

Ø Lavora, in definitiva, favorendo l’integrazione e lo scambio di materiali e iniziative politiche e culturali insieme a tutti coloro che intendano partecipare alla costruzione di un fronte popolare e di classe, autonomo e di lotta, per la tutela e l’estensione dei diritti sociali in nome dell’alternativa di sistema e di potere, del Socialismo, della transizione al Comunismo.

In definitiva, assumiamo, come Collettivo politico, la solidarietà militante tra compagni e compagne, resi tali nella e dalla lotta di liberazione contro l’alienazione imposta dall’organizzazione sociale capitalista, come arma necessaria alla Causa del Comunismo, inteso come superiore ordinamento sociale. Ordine nuovo non tanto come somma meccanica dei beni di consumo socializzati o del grado di produzione e proprietà collettivizzata in una data società, ma come risultato di un atto consapevole e cosciente. Di qui l’importanza primaria dell'educazione politica e culturale e, quindi, del lavoro politico di massa sulle coscienze degli individui, a partire dalle sacche di sottosviluppo sociale suburbano eppur nell'ambito di una società in pieno sviluppo materiale.

Consideriamo necessario ai fini dichiarati, in conclusione, privilegiare l’approfondimento e l’attualizzazione della critica e della cultura marxista e la sua diffusione tanto per quanto attiene all’impianto teorico e strategico ad essa proprio così come dei risultati ottenuti dallo studio, dalla ricerca, dal confronto dialettico, dall’iniziativa politica.

Ed è già Rivoluzione.

Sant’Antimo (NA), lì 30 gennaio 2008