Man mano che si avvicinava il 1° Maggio dell’anno successivo, il 1890, le organizzazioni dei lavoratori intensificavano l'opera di sensibilizzazione sul significato di quell'appuntamento, che già riecheggiava la grande manifestazione operaia di Chigago del 1886 e la battaglia internazionale per la riduzione ad 8 ore della giornata lavorativa.
"Lavoratori - si leggeva in un volantino diffuso a Napoli il 20 aprile 1890 - ricordatevi il 1 maggio di far festa. In quel giorno gli operai di tutto il mondo, coscienti dei loro diritti, lasceranno il lavoro per provare ai padroni che, malgrado la distanza e la differenza di nazionalità, di razza e di linguaggio, i proletari sono tutti concordi nel voler migliorare la propria sorte e conquistare di fronte agli oziosi il posto che è dovuto a chi lavora. Viva la rivoluzione sociale! Viva l'Internazionale!".
Da quella data, nonostante l’atteggiamento apertamente repressivo di monarchie e governi borghesi autoritari, nonostante la sospensione formale della giornata di festa durante i regimi fascisti, nonostante la strisciante ostilità volta al sabotaggio da parte delle forze antioperaie “collaborazioniste” col Capitale, il 1° Maggio confermerà, anno dopo anno la sua straordinaria presa, la sua capacità di mobilitazione generale, l’intrinseca solidarietà di classe internazionale. Il 1° Maggio divenne così la “Festa delle lavoratrici e dei lavoratori di tutti i Paesi”, la “Festa del Lavoro”, permanentemente organizzata, anno dopo anno.
"Il proletariato internazionale - affermava compiaciuto Fiedrich Engels - passa in rivista [in questa giornata, ndr.] le sue forze mobilitate per la prima volta come un solo esercito. E lo spettacolo di questa giornata aprirà gli occhi ai capitalisti".
Poi, come ogni anno, anno dopo anno, venne il 2 maggio..