martedì 22 luglio 2008

BENTORNATO MEC!

Abbiamo appena saputo dai suoi difensori che il Tribunale del Riesame di Perugia, a distanza di 4 giorni dall'udienza del 14 luglio, ha emesso la sentenza di scarcerazione del Compagno e nostro amico Michele Fabiani!
Mec esce dal carcere di Sulmona, dove è stato detenuto per nove lunghi mesi sulla base di prove assolutamente indiziarie e ottiene gli arresti domiciliari a Terni. Determinanti, evidentemente, gli elementi di difesa presentati, di volta in volta, dai legali di Michele, udienza dopo udienza. Allo stato non conosciamo ancora i dettagli della sentenza di scarcerazione. Quello che però, a gran voce, possiamo dire è che dopo mesi di reclusione “cautelare” fatta di 100 giorni di isolamento totale nel carcere di Perugia e regime di EIV (massima sicurezza a carcere duro) a Sulmona, un nostro Compagno esce! Infondati, dunque, capi di imputazione a lui contestati, inesistenti le prove, strumentale il teorema giudiziario montato contro di lui (per info: http://www.comitato23ottobre.com/).

Limitandoci alla notizia e senza dilungarci in disquisizioni superflue sulla natura repressiva dello Stato ormai evidente in sè, salutiamo oggi, con entusiasmo e grande commozione, la scarcerazione di un Compagno e ringraziamo quanti, in questi mesi, con noi e come noi, si sono battuti per la sua libertà e continuano a lottare per la liberazione di tutti i Compagni vittime espiatorie dell’ordine e della repressione dello Stato borghese ancora detenuti.

Iniziative di autofinanziamento delle spese legali, campagne di controinformazione militante, solidarietà attiva ed operante, sono state da puntello e sostegno alla difesa politica e legale di Michele, mirabilmente condotta dai suoi avvocati. Dimostrazione ulteriore della Lotta che paga. Conferma della Solidarietà militante come arma prima per i Compagni tutti.

Collettivo politico MILITANZ Casa del Popolo
Per l’Autorganizzazione sociale


LA CONQUISTA DELLA LIBERTA'
(tratto da Il razionale e l’assurdo, di Michele Fabiani, Edizioni EraNuova, 2005)

"(…) Avendo chiarito che la libertà non deve essere intesa come un'astrazione trascendente della soggettività, ma piuttosto come possesso completo delle proprie facoltà soggettive, ne ho fatto conseguire che la libertà è limitata dalla situazione complessa di tempo, spazio e materia. Dunque la libertà assoluta è irrealizzabile, ma per esserci libertà ci deve essere complessità e quindi ,limitazioni materiali e temporali della libertà stessa. Si definisce dunque libertà il possesso del proprio egoismo nell'ambito della complessità delle tre realtà ontologiche. Il problema diventa: è possibile perdere la libertà? Certamente si. Quando vengo arrestato e portato in galera io non sono più libero, cioè non ho più il pieno possesso del mio egoismo. Spesso accade che ci si ritrovi ad affermare "io sono libero quanto prima, potete rinchiudere il mio corpo, potete rubare il mio tempo, ma non mi toglierete la libertà". Purtroppo questa bellissima frase è falsa: infatti quando si è tratti in arresto non si ha più la possibilità di poter disporre in pieno della propria soggettività, non si può andare dove si vuole per un determinato periodo di tempo, lo spirito resta libero, ma la mia libertà di anima è libertà trascesa, cioè solamente ideale, sicuramente è, ma soltanto come idea di libertà, non ha un'esistenza complessa perchè lo spazio e il tempo non è più libero. ........ Se sono liberi solo gli enti complessi organici, allora la libertà si afferma come complessità e come organicità: ora quando mi trovo in galera la soggettività dello spirito organico resta, ma scompare la concretezza complessa poichè perdo la facoltà di gestire liberamente del mio spazio e del mio tempo. ................................... La libertà non va ricercata solo nel campo dell'ideale, ma va conquistata nella nostra vita complessa; in altre parole noi non dobbiamo credere di essere liberi e accontentarci di ciò, ma dobbiamo portare avanti alcune battaglie che ci permettano di conquistare la facoltà di scegliere progressivamente su tutta la nostra vita, disponendo nel possibile di tutto il nostro spazio e di tutto il nostro tempo. A questo punto qualcuno potrebbe obiettare che la conquista della libertà nello spazio e nel tempo di cui parlo è anche questa una forma di trascendenza perchè vuole vuole raggiungere la libertà assoluta. Mi difenderò da questa opposizione ricordando che io non voglio superare la materia e il tempo, essere libero da loro, poichè questa sarebbe una forma di trascendenza, cioè di morte della mia libertà; io invece ho sottolineato come nel carcere, dove le sbarre impediscono alla mia materia di uscire, io non sono libero e la sola libertà possibile rimane quella ideale, al contrario io sostengo di non voler raggiungere la libertà assoluta, cioè sciolta dalla concretezza spazio-temporale, ma piuttosto la piena libertà, ovvero il rifiuto di ogni vincolo non complesso: le due libertà sono molto diverse, la libertà assoluta essendo una forma di trascendenza vuole superare lo spazio e il tempo per essere pura idea, la piena libertà combatte invece la trascendenza e si impone come complessità d'essere soggettivo non limitato da razionalizzazioni (…)

Parlando della sua cella nel carcere di Capanne a Perugia, Michele disse che al suo interno non c'era mai il sole. L'unico raggio che arrivava si fermava sulle sbarre dell'infferriata della finestra. E allora lui, salendo su uno sgabello, reclinando il capo all'indietro, poggiava il mento trai ferri, cercando un pò di tepore anche in questo tempo e in questo spazio senza libertà.

BENTORNATO, MEC!
LO STESSO FRATERNO SORRISO CHE TI ACCOGLIE PREPARA
LA RISATA CHE LI SEPPELLIRA’…