venerdì 12 settembre 2008

"IO SPERIAMO CHE ME LA CAVO..."

Settembre. Anno scolastico 2008/2009. La Scuola riapre i battenti, come ogni anno. Come ogni anno? Quest’anno sembrerebbe proprio di no. Con il Decreto Legge n°112 dello scorso 25 giugno, la Scuola – questa sconosciuta! – riapre col segno meno. Molto meno. 70mila posti di insegnanti tagliati, 40mila posti ATA cancellati a cui si aggiungono i 47mila posti già soppressi dal precedente governo. Totale: 160mila posti in meno! Motivazione resa ufficialmente dal governo Berlusconi per bocca della ministra (della Pubblica Istruzione?) Gelmini: “migliore qualificazione del servizio scolastico”(!)

Sembra che in questa fase, la fase dell’assenza di conflittualità di classe, la fase della fine delle mobilitazioni di massa o, più banalmente, l’occasione data dalla pausa estiva quando il governo lavora indisturbato al riparo dalla “piazza” ormai in vacanza, i ministri della Scuola, dell’Economia, della Pubblica Amministrazione giochino a raccogliere il peggio di quanto prodotto dalle “politiche scolastiche” degli ultimi anni, da Berlinguer a Moratti a Fioroni. Risultato: l’impoverimento definitivo della Scuola, la sua disgregazione, una complessiva dequalificazione e ridicolizzazione dei saperi. In una sola espressione: il “colpo di grazia” condotto al cuore di quell’istituto che avrebbe come sua eccellente finalità quella della formazione libera e critica di intelletti e di saperi fatti di acquisizione di coscienza civica e responsabilità civile, individuale e collettiva, morale ed etica.

I provvedimenti definiti dal Decreto, infatti, oltre alla riduzione delle materie, delle ore di lezione giornaliere e, forse, persino del tempo di durata delle singole lezioni, determineranno l’accorpamento delle materie di insegnamento per singolo docente, causando, così, un ovvio abbassamento della qualità didattica e la massiccia espulsione dei precari dell’insegnamento paradossalmente proprio a fronte dell’aumento a dismisura degli alunni per classe (si parla ormai di classi con 30-35 alunni, numeri propri alla “scuola regia” post-unitaria, in cui si renderà ancor più complicata l’operazione, già cialtronesca, di “recupero debiti”!). In nome di una supposta “razionalizzazione della rete scolastica”, pesante è l’attacco al tempo pieno e prolungato e al sostegno all’handicap, cosa che cancella di fatto tutte le scuole con meno di 500 alunni e segna il “magistrale” ritorno al “maestro unico”, costretto ed essere, pertanto, esempio inverosimile di “scienziato tuttologo” come proprio alla figura da “maestro del libro cuore”. Decine di migliaia i posti persi, dunque. Non solo! Molto più e molto peggio: la perdita definitiva di quella contitolarità didattica tra docenti che hanno fatto della scuola elementare italiana una delle più apprezzate ed imitate al mondo.

E ancora, come se non bastasse: ciò che resta della Scuola sarà progressivamente privatizzato tramite la riconversione dell’Istituzione scolastica pubblica in Istituti scolastici–Fondazioni governati da Consigli di Amministrazione a loro volta diretti da privati esterni. A riguardo, espliciti sono i due Disegni di Legge (nonché lo stesso Decreto legge governativo dello scorso 28 Agosto) patrocinati dalla detta ministra Gelmini e dalla Presidentessa della Commissione Cultura Valentina Aprea. Il passaggio completo alla gestione privata della Scuola tarata su base regionale aprirebbe la Scuola stessa alle esigenze aziendali locali e, com’è ovvio, a regimi di corrotto clientelarismo e autoritarismo, con assunzioni del personale affidate alla esclusiva, incontestabile prerogativa di “dirigenti scolastici” resi “datori di lavoro” e, in quanto tali, padroni di assumere, licenziare, aumentare o tagliare gli stipendi a seconda dell’andamento dei bilanci scolastici e gli interessi dei privati finanziatori.

Con detto Decreto legge del 28 Agosto e il DdL sul recupero scolastico, la Gelmini tenta, in mezzo a tanta idiozia, di “recuperare” serietà definendo il ripristino del voto di condotta, dei voti numerici alle scuole elementari e medie, degli esami di riparazione, dei grembiulini per gli alunni. Unici fatti, questi, di cui i vari esponenti del governo sono capaci di blaterare nei vari talkshow televisivi, al fine di deviare la discussione prima, l’attenzione poi dai provvedimenti veri, gravi, come sopra brevemente descritti. In una Scuola sì mortificata, ridicolizzata, umiliata all’inverosimile, tali provvedimenti non possono non determinare ulteriore selezione di classe tra chi potrà permettersi supporti educativi altri dalla Scuola e chi può contare solo sulla Scuola per imparare e leggere il mondo e provare a viverlo consapevolmente.

La Scuola italiana, fiore all’occhiello dell’Istruzione pubblica in Europa, con i provvedimenti del governo Berlusconi e i suoi ministri, irresponsabili e incapaci di leggere al di la dei propri interessi di censo, di casta, di classe, rischia di sparire.

Candidamente, ammette la ministra Gelmini – quella che ha dato dell’”ignorante” agli insegnanti meridionali, proprio lei, che partì da Brescia per sostenere l’esame di abilitazione alla professione di avvocato a Reggio Calabria! Cosa poi ci farà un avvocato al ministero dell’Istruzione resta un arcano mistero… - “l’Italia non può più permettersi una Scuola tanto costosa”. È già! Il “problema”, per il governo-azienda, è solo questo. Troppo costoso. Non qualità d’insegnamento, offerta didattica e formativa, promozione ed ascensione sociale. No. Niente di tutto ciò. Solo “troppo costoso”. E vista la recessione economica nella quale il nostro Paese si è infilato pur di non affrontare il problema di una più adeguata ridistribuzione di redditi e risorse a fronte della crisi dei consumi che inginocchia la produzione nazionale e premia ancora la rendita parassitaria improduttiva di signori e signorotti dell’Italietta borghese e neo-fascista, tagliare è la parola d’ordine. Tagliare sulla Scuola, sull’Istruzione pubblica e di massa, sulla possibilità stessa di formare nuove generazioni preparandole alle sfide imposte dalla modernità economica globale, è, per il nostro governo, scelta necessaria, obbligatoria… Necessaria a chi? Obbligatoria perché? Forse perché un Popolo non istruito e mediamente ignorante può essere meglio manovrato alla maniera delle pecore? “Opportunamente” diretto nell’interesse malcelato di padroni e padroncini? Paternalisticamente assistito dal “governo buon pastore” che pretende di sapere sempre cos’è meglio pel suo Popolo e comunque saperlo meglio di quanto il Popolo stesso non sappia fare per se stesso?...

Se così è per Berlusconi, la Gelmini e i loro amici e i loro amici degli amici, non è così per noi, donne e uomini del Popolo per il Popolo. Non è, non può essere così, per decine di migliaia di insegnanti e personale ATA, centinaia di migliaia di studenti, milioni di genitori e cittadini interessati alla Scuola pubblica ed a un sapere libero, critico, accessibile a tutti poiché democraticamente reso. Già i precari, i più colpiti da anni a questa parte, sono ormai sul piede di guerra e muovono battaglia intensificando, in durata ed estensione del conflitto, la lotta di categoria. Non è più tempo di “opposizioni credibili” alla maniera propria alla dialettica ben perben di moderati d’occasione sempre pronti al collaborazionismo interclassista col nemico pur di esser annoverati al tavolo di trattative dove si concertano diritti per poi svenderli e spartirsene le rendite. È tempo invece di “incredibile opposizione”, nella Scuola e nel Paese tutto. È tempo di una nuova e rinnovata Campagna d’autunno, fatta di Lotta e di Lavoro. A ché l’autunno torni a scottare. A ché quest’autunno bruci.

Il prossimo 17 Ottobre è già convocato dalle principali sigle del sindacalismo extraconfederale e antagonista (CUB-RdB, COBAS, SdL) un grande sciopero generale di tutte le categorie del Lavoro dipendente. Che sia la Scuola in prima linea nella difesa della dignità del lavoro e dell’Istruzione pubblica. Che siano milioni le donne e gli uomini a schierarsi in massa contro questo governo antipopolare, antisociale, antioperaio.

Noi, donne e uomini del Collettivo Politico MILITANZ Casa del Popolo (CdP) per l’Autorganizzazione sociale ci saremo. E lavoreremo fin d’ora alla costruzione di questa data intensificando le nostre azioni di lotta, mobilitazione sociale, costruzione di conflitto.

Collettivo Politico MILITANZ Casa del Popolo (CdP)
per l'Autorganizzazione sociale