l’8 marzo 1908, 129 donne, operaie in lotta per il contratto, impiegate alla Cotton, industria tessile di New York, morirono nello stabilimento occupato a causa di un incendio doloso.
Un convegno femminista internazionale del 1919, a imperitura memoria di quella tragedia, stabilì una giornata di commemorazione delle vittime del rogo e, insieme, una giornata di lotta per i diritti delle donne tutte. Nasceva l’8 Marzo. Era la Festa della Donna.
Ad oggi, l’oppressione della donna assume nuova e rinnovata rilevanza economica: una società borghese che scarica i costi del privilegio di pochi in termini di contrazione della spesa sociale innanzitutto a danno delle donne (si pensi alla privatizzazione del sistema sanitario, degli asili nido, dei consultori) vorrebbe continuare a richiuderle nella sfera del privato “esaltandone” ipocritamente il ruolo di “riproduttrici” ed “angeli del focolare”.
Intanto si moltiplicano gli attacchi condotti al cuore del corpo sociale stesso della donna: l’approvazione della legge sulla procreazione medicalmente assistita (PMA, L.40/04, varata dal governo Berlusconi con la complicità di parte consistente del centrosinistra) mette in discussione la legge sull’interruzione volontaria di gravidanza (L.194/78). Conferma l’evidente disprezzo da parte degli apparati più conservatori, oscurantisti e retrogradi del ceto politico italiano per i diritti e la dignità delle donne e per le conquiste storiche del movimento operaio e femminista. E di nuovo prende fiato l’arroganza del peggior integralismo cattolico, mentre Istituzioni, ormai deboli e incapaci di tutelare diritti fondamentali come quello alla salute, protezione sociale, autodeterminazione, si dimostrano sempre più estranee alle esigenze ed aspirazioni di emancipazione e di riscatto del Popolo lavoratore tutto.
Insistere allora oggi ancora su un piano di rivendicazione solamente istituzionale, piuttosto che organizzare attivamente il movimento reale di lotta e agitazione, significa, rinchiudersi in una dimensione meramente testimoniale, rassegnarsi passivamente al “gioco” delle maggioranze trasversali in Parlamento che utilizzano temi importanti come l’autoregolazione del corpo sociale delle donne per mera propaganda elettorale, lasciarsi alle spalle rivendicazioni di rappresentanza diretta e reale delle istanze delle donne per poi magari limitarsi a chiedere “posti in quota rosa”, riserva ceduta di grazia da Istituzioni che pur mantengono, negli snodi centrali delle articolazioni di comando e di controllo, il loro carattere prettamente monosessuato, ad appannaggio di classi dominanti e del mercato.
Occorre dare, invece, concreto sostegno alla battaglia per il controllo autonomo delle donne sul loro corpo e sulla propria identità di genere e di classe. Occorre lavorare per la difesa di una rappresentanza reale delle istanze di liberazione ed autodeterminazione. Occorre difendere davvero i diritti conquistati con anni di dure lotte del movimento operaio e femminista!
Un convegno femminista internazionale del 1919, a imperitura memoria di quella tragedia, stabilì una giornata di commemorazione delle vittime del rogo e, insieme, una giornata di lotta per i diritti delle donne tutte. Nasceva l’8 Marzo. Era la Festa della Donna.
Ad oggi, l’oppressione della donna assume nuova e rinnovata rilevanza economica: una società borghese che scarica i costi del privilegio di pochi in termini di contrazione della spesa sociale innanzitutto a danno delle donne (si pensi alla privatizzazione del sistema sanitario, degli asili nido, dei consultori) vorrebbe continuare a richiuderle nella sfera del privato “esaltandone” ipocritamente il ruolo di “riproduttrici” ed “angeli del focolare”.
Intanto si moltiplicano gli attacchi condotti al cuore del corpo sociale stesso della donna: l’approvazione della legge sulla procreazione medicalmente assistita (PMA, L.40/04, varata dal governo Berlusconi con la complicità di parte consistente del centrosinistra) mette in discussione la legge sull’interruzione volontaria di gravidanza (L.194/78). Conferma l’evidente disprezzo da parte degli apparati più conservatori, oscurantisti e retrogradi del ceto politico italiano per i diritti e la dignità delle donne e per le conquiste storiche del movimento operaio e femminista. E di nuovo prende fiato l’arroganza del peggior integralismo cattolico, mentre Istituzioni, ormai deboli e incapaci di tutelare diritti fondamentali come quello alla salute, protezione sociale, autodeterminazione, si dimostrano sempre più estranee alle esigenze ed aspirazioni di emancipazione e di riscatto del Popolo lavoratore tutto.
Insistere allora oggi ancora su un piano di rivendicazione solamente istituzionale, piuttosto che organizzare attivamente il movimento reale di lotta e agitazione, significa, rinchiudersi in una dimensione meramente testimoniale, rassegnarsi passivamente al “gioco” delle maggioranze trasversali in Parlamento che utilizzano temi importanti come l’autoregolazione del corpo sociale delle donne per mera propaganda elettorale, lasciarsi alle spalle rivendicazioni di rappresentanza diretta e reale delle istanze delle donne per poi magari limitarsi a chiedere “posti in quota rosa”, riserva ceduta di grazia da Istituzioni che pur mantengono, negli snodi centrali delle articolazioni di comando e di controllo, il loro carattere prettamente monosessuato, ad appannaggio di classi dominanti e del mercato.
Occorre dare, invece, concreto sostegno alla battaglia per il controllo autonomo delle donne sul loro corpo e sulla propria identità di genere e di classe. Occorre lavorare per la difesa di una rappresentanza reale delle istanze di liberazione ed autodeterminazione. Occorre difendere davvero i diritti conquistati con anni di dure lotte del movimento operaio e femminista!
Festa della donna oggi è pertanto non mero simulacro formale ma giornata di lotta e di rivalsa contro le condizioni di sfruttamento imposto dalla disciplina sociale del Capitale così come contro i falsi moralismi con i quali si cerca di manipolare l’opinione pubblica per plasmarla agli interessi di classi dominanti e i loro apparati di coercizione ideologica manifesta o strisciante.
NO alla riapertura del mercato sul corpo delle donne!
NO alla mercificazione e all'esclusione sociale!
PER la difesa della 194/78
PER l'autodeterminazione!
Collettivo Politico MILITANZ Casa del Popolo
via Francesco Girardi 22 - Sant'Antimo (NA)