lunedì 3 marzo 2008

PER UN COMPAGNO, PER UN AMICO. PER MICHELE FABIANI

Associandoci in un accorato appello al comunicato di solidarietà della Rete Perugina Antifascista per il Compagno Michele Fabiani (detto Mek), da quasi sei mesi detenuto nelle “patrie galere” a regime di massimo isolamento e carcere duro con accuse di terrorismo ed eversione non suffragate da alcuna prova di sorta, lo riproponiamo integralmente qui di seguito a ché possa avere massima diffusione, contribuire a sviluppare reti di solidarietà reale fuori da ogni formalismo, informare sulla verità dei fatti, sapientemente sottaciuta dai media e dallo Stato, dal muro di gomma che hanno imposto, dalle menzogne funzionali che hanno diffuso.

Questa è la storia di uno di noi...
Gridiamolo a tutti, gridiamolo forte!
Prima che diventi la storia di ognuno di noi...
Questa è la storia di Michele Fabiani, sequestrato dallo Stato lo scorso 23 ottobre a Spoleto, arrestato dalla banda di Ganzer
<http://www.repubblica.it/2003/j/sezioni/cronaca/crimiros/crimiros.html> e seppellito da una coltre di silenzio sulle reali motivazioni della montatura Brushwood <http://piemonte.indymedia.org/article/1042>, tempista e programmata come l'insabbiamento della morte violenta in carcere di Aldo Branzino http://disc.yourwebapps.com/discussion.cgi?disc=188359;article=28549;title=LOCANDA%20Del%20GORILLA%20SAGGIO, una settimana prima dell'arresto dei compagni spoletini.
Questa è la storia di un compagno anarchico, che sta scontando in carcere le sue idee.
Colpevole di amare la verità e la libertàColpevole di essersi schierato e aver lottato sempre a viso aperto per la giustizia sociale, contro la tortura e la morte da carcere e oltre il carcere.
Colpevole di aver denunciato e documentato una scomoda realtà: l'importazione di avanzati sistemi tecnologici di tortura già ampiamente sperimentati negli USA e in altri paesi di questa "civile" Europa, "esportatrice di democrazia".
Colpevole di aver dato spazio alle denunce sullo sperpero di denaro pubblico da parte dei palazzi del potere.
Colpevole di non essersi arreso davanti al saccheggio militare e padronale delle risorse umane ed ambientali e di aver partecipato in prima persona ai movimenti popolari per difendere terra, acqua, aria, salute pubblica dalla mercificazione del profitto e dalla devastazione del capitaleColpevole di non rinunciare alla propria identità, incompatibile con l'orrore dell'ingiustizia, della guerra e della repressione.
Di desiderare una società giusta, un modo senza sfruttamento, senza confini e senza galere.
Colpevole, per tutto questo, di essere un sovversivo.
Perché desiderare un mondo migliore e lottare per esso, senza sentirsi dire "c'era una volta la neve" e raccontare alle future generazioni "c'era una volta l'acqua", è sovversivo.

E allora siamo tutti orgogliosamente sovversivi! Non lasciamo da soli i compagni in galera per le loro idee! Perché le loro idee sono le nostre. Lo denunciammo a marzo dello scorso anno e lo ripetiamo ora Michele è un perseguitato politico. Il coraggio della verità gli è costato prima una perquisizione arbitraria con tanto di maltrattamenti, minacce ecc. da parte dell'arma dei carabinieri, poi una denuncia per calunnia da parte del maresciallo Biagioli, poi ancora l'arresto, con un incredibile spiegamento di forze militari e mediatiche.Il carattere persecutorio di questa montatura mediatico-militare-giudiziaria è confermato dalla campagna di criminalizzazione preventiva lanciata dalla stampa locale in agosto nei confronti di Michele, quando si cercò di legittimare la perquisizione arbitraria, le minacce e i maltrattamenti subiti e denunciati politicamente dal compagno in marzo, con un presunto interrogatorio sui fatti per cui oggi è accusato di "terrorismo". Michele smentì prontamente gli articoli dei pennivendoli al servizio dell'Aisi (ex Sisde), di Ganzer e della Procura di Perugia, ma sta di fatto che già a marzo dello scorso anno (prima ancora dei proiettili alla Lorenzetti) avevano deciso cosa fare di lui e i media lo sapevano almeno dal mese di agosto.
Questi sono i fatti e hanno la testa dura. Ognuno di noi può trarne le conclusioni che vuole, ma non può prescindere da essi, altrimenti fa il gioco del potere, come chi, ingenuamente o in malafede, si è reso complice di questa montatura, dubitando sull'innocenza del compagno con il silenzio, con le allusioni o con dichiarazioni riduttive della sua identità e la sua coerenza olitica. Michele è una persona limpida e non merita né l'uno né le altre. E' un compagno che ha dato tanto e merita tutta la nostra solidarietà. Perché la lotta per la libertà e la giustizia sociale è patrimonio di tutti gli antifascisti, i comunisti, gli anarchici, gli antimperialisti e i proletari consapevoli della loro forza rivoluzionaria. E' patrimonio popolare e non può essere "redento" all'obbedienza con queste operazioni terroristiche, della serie "puniscine uno per educarne 100". La nostra solidarietà, come Rete Antifascista Perugina, va oltre la formalità, giusta e sacrosanta, che impone un rapporto di intenti ntifascisti. E' una solidarietà che sfiora l'amicizia. E' una solidarietà di classe, che parte dal basso, dai bisogni e dai timori dei proletari. Una solidarietà che nessuno ha pagato perché esista e nessuno ha delegato ad un'urna elettorale perché la rappresenti. E' una solidarietà che non si vende e che non può tradire.

DISABITUIAMOCI AL SILENZIO, VOCE AI SENZA VOCE!
SOLIDARIETA' AL COMPAGNO MICHELE!
SOLIDARIETA' AI RIBELLI!

Rete Antifascista Perugina – Alla Riottosa


DICHIARAZIONE DI MILITANZ CdP PER IL COMPAGNO MEK:

In un momento in cui l'opposizione sociale nel nostro Paese viene affrontata, dagli apparati coercitivi dello Stato, in termini di "repressione preventiva", carcere e manganelli equivalendo, appunto, contraddizioni di ordine sociale a questioni inerenti alla "pubblica sicurezza", ordine pubblico, disciplina sociale imposta dai padroni e i loro accoliti;
in un Paese in cui le finte “rappresentanze” politiche, costruite su clientele, carrierismi, giochi di potere, comprimono gli spazi di reale espressione democratica del Popolo, subordinando gli interessi generali di classe e di massa ai privilegi particolari di casta e proprietà;
in un contesto di generale crisi e regressione degli spazi di agibilità politica e sindacale per chi lotta per un salario giusto, per una vita dignitosa, per la libertà dell'associazione civile e politica, per la giustizia sociale;
ferma dev'essere la nostra lotta, la nostra azione di solidarietà militante ed attiva contro ogni forma di repressione sociale, sia essa giudiziaria, mediatica, fisica.
Ferma dev'essere la nostra condanna di ogni attività reazionaria condotta a danno di singoli attivisti così come delle masse popolari tutte.
Ferma dev’essere la nostra lotta contro ogni attività attività antipopolare ed antioperaia promossa da governi, siano essi di centrodestra o di centrosinistra, medaglie della stessa faccia degli interessi classisti e padronali.
Ferma, in definitiva, la nostra convinzione e determinazione che non ci sarà Pace se non vi sarà Giustizia!
Oggi che la criminalizzazione di tutti coloro che non intendono allinearsi “all’ordine costituito” diventa manifesto ideologico della nuova sinistra istituzionale in combutta con le destre ormai già storiche, necessario è dare dimostrazione della giustezza delle rivendicazioni di chi lotta per un mondo nuovo. Rivendicare il diritto alla libertà di parola e associazione.
Esprimere solidarietà attiva e militante al Compagno Mek, uno di noi.

Qualcuno ha detto: “È pericoloso aver ragione dove le autorità costituite hanno torto”. Eppure Noi avanzeremo sul terreno che ci siamo dati! E avanzeremo poiché la forza della nostra determinazione sta nella giustezza della nostra Causa.