mercoledì 5 marzo 2008

LA GUERRA DEL LAVORO

Giorno dopo giorno avanza senza posa la guerra non dichiarata contro lavoratori ed operai. Ancora morti sul lavoro. Ancora “morti bianche”.
Stavolta è toccato a Molfetta, in Puglia. Altre quattro vite spezzate. Altri Quattro operai vittime dei quegli istituti dello Stato preposti alla vigilanza sul rispetto dei vincoli di sicurezza sul lavoro e che – per non osteggiare incrementi di produzione e produttività voluti dai padroni e i loro “comitati d’affari”, di volta in volta, in alternanza al governo del Paese – vengono meno ai propri compiti, alle proprie responsabilità.

Mentre la “macchina della retorica da coccodrillo” già si è messa in moto (imprenditori, politici, sindacati collaborazionisti, stampa borghese, tutti stretti in un solo abbraccio di commozione per il “latte ormai versato”!) il fenomeno degli omicidi sul lavoro diventa dato empirico e strutturale del mondo del lavoro tutto, dinamica concreta e parossistica dell’attuale modo di produzione capitalistico.
Fabbriche, campi, cantieri, moli, strade diventano così teatro di guerra permanente, dove la vita di chi lavora risulta ormai essere “sacrificabile” sull’altare del profitto dei padroni e chi li rappresenta, i ritmi nevrotici che impongono, la sicurezza che negano al fine di abbattere, ancora e ancora, i cosiddetti costi di produzione. La vita stessa è considerata costo di produzione. Ogni pausa, un costo in più, un guadagno in meno.
Ed è proprio in questo modo che viene imposto ai lavoratori e “incentivato” il lavoro straordinario a oltranza che esaurisce, conclude e poi cancella tempi di vita e d’esistenza. E chi lavora continua a lavorare. Sempre più, sempre più velocemente. Poiché precarietà incalza e la soglia di povertà minaccia ognuno del lavoro dipendente.

Inutile ed ozioso è imputare quanto “normalmente” accade ad una presunta arretratezza delle modalità produttive proprie all’impresa nazionale. È, invece, vero il contrario: proprio l’incremento esponenziali di tempi e modi della produzione, la moltiplicazione progressiva delle ore lavorate, la polivalenza delle mansioni preliminarmente parcellizzate all’occorrenza al fine di tenere i macchinari in funzione senza sosta, rappresentano le caratteristiche concrete, visibili, immanenti all’intensificazione dello sfruttamento del lavoro nel tempo della “mordernizzazione” della competitività produttiva globale! È proprio dentro il meccanismo della competitività capitalistica trasnazionale che sistemi come il nostro dell’”Impresa Italia”, un sistema fondato sullo sfruttamento progressivo che causa morte ed infortunio, rende l’accumulazione di profitto fattore ulteriormente criminale e criminoso.
Altrettanto inutile e “ingannevole” è il proclama di politici corrotti e asserviti al Capitale di nuovi Decreti/Legge in materia di Lavoro da varare col governo che verrà. Governo di banchieri e Confindustria, governo di padroni. Governo di assassini.

Militanz Cdp Collettivo politico per l’Autorganizzazione sociale condanna senz’appello la “silenziosa” guerra condotta contro il Lavoro dai padroni e i loro accoliti al Governo. Condanna la guerra non dichiarata contro lavoratori ed operai considerati dall’attuale sistema economico e produttivo come meri segmenti di lavoro ricombinante, sostituibili, in qualsiasi momento, da forza-lavoro di riserva funzionalmente inoccupata e, pertanto, ancor più ricattabile e precaria.

Una risposta di classe e di massa, come generalizzazione del conflitto e organizzazione della violenza dello scontro già unilateralmente condotto da padroni e governi, diventa oggi più urgente che mai. Ai sindacati non concertativi, alle realtà di lotta e di lavoro non asservite ai disegni del Capitale, agli elementi più coscienti ed avanzati impegnati nella difesa ed estensione dei diritti sociali del lavoro, ai Compagni tutti, il compito urgentissimo di preparare tale risposta. Risposta di lotta e di rivalsa contro chi oggi mercifica la vita per “riviltalizzare” il mercato.