Chiaiano, Napoli. Storia di ordinaria resistenza. Da giorni prosegue il presidio permanente della popolazione di Chiaiano a presidio del territorio dove vive e lavora, a tutela della salute pubblica e dell’ambiente cittadino, per il risanamento e la bonifica di un area già duramente segnata da anni di abbandono da parte dello Stato, abusivismo edilizio, scempio ambientale, infiltrazione camorristica. Gente che manifesta per un necessario sviluppo ecocompatibile; gente comune che si oppone, legittimamente, all’annunciata apertura manu militari della discarica che dovrebbe ospitare ben 700.000 tonnellate di immondizia prodotta ed accumulata a Napoli e provincia in assenza di qualsivoglia forma di raccolta differenziata; gente che lotta per la gente, si autorganizza, si autorappresenta data l’assenza di Stato.
Poi lo Stato si presenta, si manifesta. E attacca quella gente. Giorni di cariche, scontri, scontri pesanti, attacchi pesanti. Poi feriti, arresti, ricoveri da infarto, una madre all’ottavo mese di gravidanza sembrerebbe aver perso il proprio piccolo in conseguenza a strattonamenti e manganellate ricevuti dalla forze “dell’ordine”. Mentre lo spettro dei giorni di Genova 2001 torna ad aleggiare. Questa volta però, la gente, il Popolo, si fa trovare più pronto di quanto non fosse stato prima. E resiste, combatte, a tratti.
Lo Stato mostra la sua faccia più violenta ed aggressiva, i militari obbediscono e menano il suo braccio armato. Lo Stato di diritto è sospeso, le libertà costituzionali oscurate.
Dopo quindici anni di fallimenti amministrativi in tema di tutela del territorio e dell’ambiente, dopo l’assunzione coatta di un blocco imprenditoriale malavitoso, clientelare e corrotto, dopo un’emergenza rifiuti che ormai diventa “la normalità”, la popolazione civile paga ed è costretta a subire ancora la violenza di Stato e le “conseguenze praticate” di un drammatico vuoto di democrazia. Il governo non cede e, nel plauso di tutte le forze politiche parlamentari e col consenso delle amministrazioni locali, spinge sulla linea dura: "la discarica, volenti o nolenti, si farà!", dice. Anche a costo di militarizzare Stato e società, evidentemente. D’altra parte, l’idea di militarizzare i siti per le discariche non è affatto nuova: il caso di Serre, con il governo Prodi, insegna. Sono questi, gli atteggiamenti ottusi e non collaborativi di uno Stato e il suo governo d’oggi sempre più distante dai bisogni reali della gente, i prodromi di uno stato di polizia (come dimostrano, tanto per fare un altro esempio eclatante, i vergognosi provvedimenti contro gli immigrati con la criminalizzazione diretta della clandestinità resa, a prescindere, reato).
Poi lo Stato si presenta, si manifesta. E attacca quella gente. Giorni di cariche, scontri, scontri pesanti, attacchi pesanti. Poi feriti, arresti, ricoveri da infarto, una madre all’ottavo mese di gravidanza sembrerebbe aver perso il proprio piccolo in conseguenza a strattonamenti e manganellate ricevuti dalla forze “dell’ordine”. Mentre lo spettro dei giorni di Genova 2001 torna ad aleggiare. Questa volta però, la gente, il Popolo, si fa trovare più pronto di quanto non fosse stato prima. E resiste, combatte, a tratti.
Lo Stato mostra la sua faccia più violenta ed aggressiva, i militari obbediscono e menano il suo braccio armato. Lo Stato di diritto è sospeso, le libertà costituzionali oscurate.
Dopo quindici anni di fallimenti amministrativi in tema di tutela del territorio e dell’ambiente, dopo l’assunzione coatta di un blocco imprenditoriale malavitoso, clientelare e corrotto, dopo un’emergenza rifiuti che ormai diventa “la normalità”, la popolazione civile paga ed è costretta a subire ancora la violenza di Stato e le “conseguenze praticate” di un drammatico vuoto di democrazia. Il governo non cede e, nel plauso di tutte le forze politiche parlamentari e col consenso delle amministrazioni locali, spinge sulla linea dura: "la discarica, volenti o nolenti, si farà!", dice. Anche a costo di militarizzare Stato e società, evidentemente. D’altra parte, l’idea di militarizzare i siti per le discariche non è affatto nuova: il caso di Serre, con il governo Prodi, insegna. Sono questi, gli atteggiamenti ottusi e non collaborativi di uno Stato e il suo governo d’oggi sempre più distante dai bisogni reali della gente, i prodromi di uno stato di polizia (come dimostrano, tanto per fare un altro esempio eclatante, i vergognosi provvedimenti contro gli immigrati con la criminalizzazione diretta della clandestinità resa, a prescindere, reato).
Il ‘siddetto “piano rifiuti”, per il quale il governo tanto spinge, in realtà non è affatto cosa nuova o innovativa. La “ricetta”, certamente tesa più a mantenere margini di speculazione e di profitto di padroni e camorristi legati alla “munnezza” che non affrontare realmente l’emergenza, è sempre la stessa, stessi cardini, stesse fittizie soluzioni: megadiscariche ed inceneritori. La raccolta differenziata, invece, è ancora marginalizzata e soluzioni ecologiche come il trattamento meccanico a freddo dei rifiuti residui – modalità con la quale, in Germania, vengono trattati i rifiuti campani, al contrario, quindi, di quanto dicano coloro che si ostinano a sostenere che i rifiuti italiani esportati vengono bruciati! – sono, di fatto, escluse o non considerate seriamente, al fine di intascare i profitti Cip6 degli inceneritori.
Guerra aperta al Popolo “sovrano” e resistenza civile e popolare persistono, dunque. Gli stessi amministratori locali – che forse hanno il “polso della situazione” meglio o più direttamente di quanto non sappia fare il governo – sono costretti ad ammettere: “ci aspettano giorni difficili”. Alcuni di loro, provando a dare ancora un senso al proprio ruolo, dichiarano di attendere il responso dell’assemblea dei cittadini in presidio permanente, di rifarsi a questa ed eventualmente rimetterle il mandato. Sarà poi vero?
Di vero, invece, c’è “solo” la realtà di un Popolo che lotta e resiste, permanentemente convocato in pubblica assemblea e che cerca di trovare soluzioni ad un situazione ormai non più sostenibile, uscendo dal momento mero della critica e il diniego per individuare, con senso di responsabilità e civile partecipazione, una “via d’uscita” compatibile alle sue stesse istanze di tutela di ambiente, salute e territorio. Una via d’uscita eco e bio-compatibile, per così dire.
La distanza non più colmabile tra ceto politico “bipartisan” al governo/governo-ombra del Paese e le istanze delle masse insorte e in lotta per i propri diritti, rappresenta la nuova fase del conflitto sociale. La nuova sfida che le forze politiche e sindacali, il Movimento in generale, deve assumere, se vuole uscire dall’inadeguatezza interpretativa e dalla conseguente insufficienza organizzativa nel quale si è cacciato per vezzo di autoreferenzialità. Rappresenta il nuovo terreno di intervento, il terreno della lotta di resistenza e controffensiva popolare, sul quale ricostruire l’opposizione sociale nel nostro Paese, fuori e contro quelle compatibilità istituzionali che insegnano ad equivalere questioni sociali con “problemi di ordine pubblico” da “risolvere” con repressione diretta e magistratura borghese. Rappresenta il compito strategico di fase per fare dello spontaneismo di massa proprio a questa fase storica e politica, il movimento reale che abbatte lo stato di cose presente.
Il Collettivo Politico MILITANZ Casa del Popolo (CdP), presente in questa lotta strenua insieme agli altri, certo lotta particolare ed immediata ma con potenzialità di estensione, durata e intensità del conflitto, lavora alla sua generalizzazione ed esprime, pertanto, la sua condanna netta all’atteggiamento antipopolare ed antioperaio di un governo classista e poliziesco, ancorato agli interessi speculatori del grande Capitale e della camorra, per giunta con la complicità ed il tacito consenso di finte opposizioni in Parlamento deboli e asservite.
Per la tutela del diritto inalienabile alla salute ed a una vita dignitosa,
solo la Lotta paga! E, difatti, la Lotta continua.
Hanno ragione, taluni amministratori: li aspettano giorni difficili..
Collettivo Politico MILITANZ Casa del Popolo
Per l’Autorganizzazione sociale
Info e approfondimenti: http://www.rifiutizerocampania.org/