giovedì 8 maggio 2008

DA CHE PARTE STARE? NOI LO SAPPIAMO!

DA SEMPRE ANTISIONISTI. DA SEMPRE ANTIFASCISTI.

A pochi giorni dalla manifestazione nazionale del 10 maggio a Torino, com'era prevedibile, i toni della campagna di criminalizzazione e delegittimazione contro organizzatori e aderenti al boicottaggio della Fiera del Libro si inaspriscono ulteriormente.

Il neo presidente della Camera Fini, commentando l'omicidio di Nicola Tommasoli da parte di un gruppetto neofascista, a Verona, ha dichiarato: "L'aggressione dei naziskin veronesi e la violenza dei centri sociali torinesi sono due fenomeni che non possono essere paragonati. Mentre dietro l'aggressione di Verona non c'è alcun riferimento ideologico, a Torino le frange della sinistra radicale cercano in qualche modo di giustificare con la politica antisionista, un autentico antisemitismo, veri e propri pregiudizi di tipo politico-religioso". Il riferimento ideologico dell'aggressione, evidentemente fascista, può essere messo da parte dall'onorevole Fini, grazie a un processo di sdoganamento e giustificazione della barbarie fascista e neofascista, che vede la politica italiana, tutta, quotidianamente impegnata.
Uno dei primi fu, Luciano Violante che, nel 1996, dopo la vittoria del centro-sinistra, nel suo discorso di insediamento a Montecitorio, sostenne l'esigenza di "capire i vinti di Salò", promuovendo la cosiddetta "pacificazione nazionale". In tale clima di distensione venne proposta da Alleanza Nazionale l'equiparazione dei repubblichini di Salò ai partigiani; tante sono negli ultimi anni le condanne al terrorismo nero e rosso degli anni di piombo.
Oggi il sindaco di Verona è Flavio Tosi, leghista, che, non nascondendo le proprie simpatie per la destra estrema, sfila in corteo insieme ai militanti di Fiamma Tricolore (dicembre 2007), propone di "ripulire" i campi rom incitando all'odio razziale, nomina con l'appoggio della maggioranza comunale di centro-destra, tra i rappresentanti nell'Assemblea dell'Istituto veronese per la storia della Resistenza, "il camerata Miglioranzi" (tre mesi di carcere per istigazione all'odio razziale, leader degli skinhead, dirigente del MSI-Fiamma Tricolore)...

Se da una parte si riabilitano i fascisti, dall'altra si criminalizza chi in questi mesi sta lavorando affinché il 2008 serva per ricordare il sessantesimo anniversario della "nakba", la catastrofe per il popolo palestinese: la distruzione di centinaia di villaggi e l'allontanamento di migliaia di persone dalle proprie case, dalle proprie terre. E' quella la nascita dello stato di Israele.
Affermare che "non si può nascondere l'astio per gli ebrei dietro l'antisionismo", come ha fatto Fini, significa di fatto costruire ad arte l'equivalenza "antisionismo=antisemitismo". Ed allora che dire di Aharon Shabtai, poeta israeliano che appoggia il boicottaggio? E di Ilan Pappe, storico israeliano per sua stessa definizione antisionista, anch'egli sostenitore del boicottaggio ed autore di un libro dall'eloquente titolo "The ethnic cleansing of Palestine"? Vuole forse il signor Fini accusare anche costoro di antisemitismo?

Rispediamo al mittente l'accusa infamante utilizzando le parole di Judith Butler, professoressa al Dipartimento di Retorica e Letteratura comparata a Berkeley: "Se una persona non può alzare un'obiezione contro la violenza israeliana senza attrarre su di sé l'accusa di antisemitismo, allora si può dire che quest'accusa serve a delimitare il campo di quanto e' ritenuto accettabile pubblicamente, e ad immunizzare la violenza israeliana dalle critiche".
Sulla falsariga della criminalizzazione proposta da Fini si muove, in modo più sottile, il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che dichiara: "è inammissibile qualsiasi posizione tendente a negare la legittimità dello stato di Israele, quale nacque per volontà delle Nazioni Unite nel 1948, e il suo diritto all'esistenza nella pace e nella sicurezza". Forse il presidente Napolitano non ricorda che sempre per volontà dell'ONU, nella risoluzione 194 del 1948, ai profughi palestinesi è riconosciuto il diritto al ritorno: rientrare nelle terre da cui sono stati cacciati e sulle quali è nato lo stato di Israele.

Tali dichiarazioni, dal tono censorio, sono inaccettabili e vanno respinte, perché prive di fondamento. La contestazione verso la politica estera italiana, fortemente sbilanciata nel sostegno incondizionato ad Israele, non si ferma certamente qui.

Rivendichiamo il diritto a manifestare contro la politica d'oppressione condotta dallo stato sionista di Israele, sin dalla fondazione e perpetrata negli anni.

Sosteniamo il diritto al ritorno per tutti i profughi palestinesi.

Ci uniamo a chi chiede un unico stato, laico democratico e progressista, su
tutto il territorio della Palestina storica.

Da che parte stare? Noi lo sappiamo! Da sempre Antisionisti. Da sempre Antifascisti!


COMITATO NAPOLETANO 2008 ANNO DELLA PALESTINA