lunedì 12 maggio 2008

GIORGIANA MASI. UN CASO ANCORA APERTO?

30 ANNI DOPO SPUNTA L'IPOTESI DEL DELITTO VOLUTO

A voler riaprire il caso è sembrato essere il senatore a vita Francesco Cossiga che, intervistato dalla trasmissione Report di RAI3, ha detto: "non l'ho mai detto all'autorità giudiziaria e non lo dirò mai, é un dubbio che un magistrato e funzionari di polizia mi insinuarono. Se avessi preso per buono ciò che mi avevano detto sarebbe stata una cosa tragica. Ecco, io credo che questo non lo dirò mai se mi dovessero chiamare davanti all'autorità giudiziaria, perché sarebbe una cosa molto dolorosa".

Ciò che Cossiga non dirà mai potrebbe essere la verità sulla morte di Giorgiana Masi, la studentessa diciannovenne, uccisa a Roma il 12 maggio 1977, durante una manifestazione del Partito Radicale, vietata dalla polizia, per celebrare il terzo anniversario della vittoria nel referendum sul divorzio. Cossiga, che allora era ministro dell'Interno, in quella breve dichiarazione mostra di sapere molto di più di quanto si conosca. L'ipotesi più reale - anche perché Cossiga l'aveva già ventilata - è che egli intendeva dire che fu uno dei manifestanti ad uccidere la studentessa, ma la maniera criptica in cui l'ex capo dello Stato si è espresso lascia spazio a più di un'interpretazione. Anche perché la morte di Giorgiana Masi è rimasta un mistero irrisolto: l'inchiesta sulla sua uccisione, infatti, venne chiusa il 9 maggio del 1981 dal giudice Claudio D'Angelo con la dichiarazione di non doversi procedere per essere rimasti ignoti i responsabili del reato.

Adesso la riapertura del caso viene sollecitata da più parti, anche perché le foto di quella tragica giornata, pubblicate allora dall'Espresso e dal Messaggero dimostrarono che nelle strade di Roma c'erano molti agenti delle forze dell'ordine in borghese, alcuni, addirittura, travestiti da militanti dell'autonomia operaia, la frangia più violenta del movimento del '77. Nel 1998, un quotidiano scrisse di un rapporto della DIGOS secondo cui il colpo mortale poteva essere stato sparato da una pistola cal. 22, poi trovata in un covo delle BR. E anche la struttura Gladio venne tirata in ballo, così come il neofascista Andrea Ghira fu accusato da un "pentito", Angelo Izzo, con Ghira responsabile del massacro del Circeo.

Marco Pannella ha voluto ricordare che il 12 maggio 1977, "alle 16 c'era qualcuno che dal Viminale invitava a sparare e alcuni esponenti delle forze dell'ordine dicevano "hanno già ammazzato due dei nostri", cosa non vera. Cossiga é troppo intelligente per non sapere che dicendo in pubblico "ho saputo, "mi é stato inoculato un dubbio", conferma quello che noi avevamo documentato. Tutto era molto chiaro, e lui sa che a questo punto l'autorità giudiziaria, se in Italia esistesse una autorità degna di questo nome, procederebbe. La verità é che quel giorno si tentò la strage per arrivare alla sospensione della legalità costituzionale".
Per l'ex presidente della commissione stragi, Giovanni Pellegrino, le parole di Cossiga confermano che "quel giorno ci possa essere stato un atto di strategia della tensione, un omicidio deliberato per far precipitare una situazione e determinare una soluzione involutiva dell'ordine democratico, quasi un tentativo di anticipare un risultato al quale per via completamente diversa si arrivò nel 1992-1993". Una commissione d'inchiesta per la verità sulla fine di Giorgiana Masi l'ha chiesta L'ex deputato verde Paolo Cento che ha presentato una proposta di legge "per abbattere il muro di omertà, silenzi e segreti attorno all'assassinio della giovane e per individuare chi ha permesso l'impunità dei responsabili".
Questo Governo, come del resto il precedente, non avrà alcuna intenzione di vararla. Mentre il Segreto di Stato, legale o di fatto che sia, diviene la norma della vita pubblica e politica del nostro Paese. Paese - sappiamo - a democrazia evidentemente "limitata"!

Fonte: http://www.misteriditalia.com/newsletter/68/numero68.rtf