venerdì 12 dicembre 2008

OGGI MI ALZO...E SCIOPERO!

Per un piano rivendicativo di transizione e di programma che possa unificare il mondo del Lavoro-non-Lavoro con quello degli studenti in agitazione ormai da mesi, che resistono e ci provano a sbarrare passo ai quei decreti fatti, sulla loro pelle, a colpi di maggioranze parlamentari sganciate ormai del tutto dal 'siddetto "Paese reale". Quegli studenti che - in due mesi di Lotta senza tregua, ci riescono a sbarrare il passo al Governo che - notizia di oggi - "congela" la (contro)riforma della Scuola e dell'Università rinviandola in toto al 2010(!) e va in crisi di consenso.

Per una mobilitazione costante di opposizione sociale, senza deleghe e cappelli, che possa essere essa stessa la leva di un contropotere reale, politicamente (ri)fondato in termini di autonomizzazione collettiva della classe e del suo corpo sociale, sì come ad oggi stratificato e scomposto nella generale (ri)organizzazione nazionale ed internazionale del Capitale.
Come Collettivo Politico aderiamo, pertanto ed in maniera convinta, militante, autonoma, allo Sciopero Generale sì come indetto dai COBAS, CUB, SdL Intercategoriale.


  • Per estendere lo Statuto dei Lavoratori a tutte le aziende, anche quelle con meno di 15 dipendenti.
  • Per ristristinare la "scala mobile".
  • Per l'abolizione per legge dello straordinario nell'obiettivo della piena occupazione.
  • Per ridurre realmente l'orario di lavoro a 35 ore settimanali, senza aumenti del carico di lavoro, senza contropartite fiscali o di flessibilità, con forti aumenti salariali senza annualizzazioni.
  • Per la stabilizzazione di tutti i lavoratori precari ed il ritiro della Legge 30 così come del Pacchetto Treu e tutte le leggi pregresse precarizzanti del Lavoro, a partire dal rigetto delle stesse normativee europee in materia.
  • Per la sicurezza garantita sul e nel posto di lavorro.
  • Per un salario garantito equiparato alla CIGS a tutti i disoccupati.
  • Per portare sotto diretto controllo operaio tutte le aziende in crisi.

RESISTERE UN MINUTO IN PIU' DEL PADRONE. SEMPRE.

Collettivo Politico MILITANZ Casa del Popolo (CdP)
per l'Autorganizzazione sociale

giovedì 11 dicembre 2008

LO STATO UCCIDE!

SUI FATTI DI GRECIA - Riceviamo dalle Compagne e dai Compagni greci in lotta e pubblichiamo in segno di massima solidarietà e sostegno incondizionato ai militanti antifascisti, anticapitalisti, antimperialisti tutti, ovunque collocati, a chè la determinazione della Grecia resistente possa essere sin'oggi esempio per noi tutti e tutti quanti non si rassegnano ad un mondo di oppressione sociale e repressione del dissenso. Ringraziamo Antonio Pagliarone per il testo tradotto che da lui abbiamo ricevuto.

Collettivo Politico MILITANZ Casa del Popolo (CdP)
per l'Autorganizzazione sociale


"Sabato 6 Dicembre 2008, Alexandros Grigoropoulos, un compagno 15enne, è stato ucciso a sangue freddo con un proiettile nel petto da un agente nella zona di Exarchia. Contrariamente alle affermazioni dei poliziotti e dei giornalisti, complici del delitto, questo non è stato un “incidente isolato”, ma un'esplosione dello Stato di repressione che sistematicamente e in maniera organizzata colpisce coloro che resistono, coloro che si ribellano, gli anarchici e gli antiautoritari. Questo è il picco del terrorismo di Stato, espresso con la promozione del ruolo dei meccanismi repressivi, il loro continuo armamento, il crescente livello di violenza utilizzato, con la dottrina della “tolleranza zero”, con la viscida propaganda dei media che criminalizza coloro che stanno lottando contro l'autorità.
Sono queste condizioni a preparare il terreno per l'intensificazione della repressione, nel tentativo di guadagnare in anticipo il consenso popolare e rifornendo di armi lo Stato assassino in uniforme!
La violenza letale contro le persone nella lotta sociale e di classe è volta alla sottomissione di tutti, serve da punizione esemplare, significa la diffusione della paura. E' parte del più ampio attacco di Stato e padroni contro l'intera società, al fine di imporre più rigide condizioni di sfruttamento e oppressione, per consolidare il controllo e la repressione. Dalla scuola alle università, fino alle segrete prigioni della schiavitù con i centinaia di lavoratori morti nei cosiddetti “incidenti sul lavoro” e la povertà che abbraccia una larga fascia della popolazione... Dai campi minati ai confini, i pogrom e gli omicidi di migranti e rifugiati ai numerosi “suicidi” nelle carceri e nelle stazioni di polizia... dagli “spari accidentali” nei posti di blocco della polizia alla violenta repressione delle resistenze locali, la Democrazia sta mostrando i suoi denti!
In un primo momento dopo l'uccisione di Alexandros, manifestazioni spontanee e riots sono esplosi nel centro di Atene, il Politecnico, le Facoltà di Economia e Diritto sono state occupate e attacchi contro i simboli di Stato e Capitalismo hanno avuto luogo in molti quartieri periferici e nel centro città. Manifestazioni, attacchi e scontri sono scoppiati in Tessalonica, a Patrasso, Volos, Chania e Heraklion (Crete), a Giannena, Komotini e molte altre città. Ad Atene, in Patission Street – fuori dal Politecnico e dalla Facoltà di Economia – gli scontri sono continuati tutta la notte. Fuori dal Politecnico la polizia ha fatto uso di proiettili di plastica Sabato 7 Dicembre, centinaia di persone hanno manifestato verso il quartier generale della polizia ad Atene, attaccando la polizia. Scontri di tensione mai vista si sono diffusi nelle strade del centro città, durati fino a notte fonda. Molti manifestanti sono feriti ed alcuni sono stati arrestati.
Noi continuiamo l'occupazione del Politecnico, cominciata sabato notte, creando uno spazio per tutte le persone che lottano e un altro focus permanente della resistenza in città. Nelle barricate, nelle occupazioni delle università, nelle manifestazioni e nel le assemblee noi terremo viva la memoria di Alexandros, ma anche la memoria di Michalis Kaltezas e di tutti i compagni uccisi dallo Stato, che hanno dato forza alla lotta per un mondo senza padroni né schiavi, senza polizia, armi, prigioni e confini. I proiettili degli assassini in uniforme, l'arresto e le manganellate ai manifestanti, i gas chimici lanciati dalle forze di polizia, non solo non riusciranno a imporci paura e silenzio, ma diverranno la ragione per sollevarci contro il terrorismo di Stato, il grido della lotta per la libertà, per abbandonare la paura e incontrarci - ogni giorno sempre più – nelle strade della rivolta.

Affinché la rabbia li inondi e li affoghi!

IL TERRORISMO DI STATO NON PASSERA'!
PER L'IMMEDIATO RILASCIO DI TUTTI GLI ARRESTATI NEGLI EVENTI DI SABATO 7 E DOMENICA 8 DICEMBRE

Esprimiamo la nostra solidarietà a tutti coloro che stanno occupando le università, manifestando e scontrandosi con gli omicidi di Stato in tutto il mondo."

Atene, 8 dicembre 2008
L'Occupazione del Politecnico

mercoledì 10 dicembre 2008

NON LI PIEGHERETE, NON CI PIEGHERANNO! PER MEGARIDE

IN DIFESA DI MEGARIDE - Gli operai della Megaride, per storia loro e loro stessa dedizione alla Lotta ed al Lavoro, non sono - ahinoi - un esempio. Se lo fossero, probabilmente vivremmo in un Paese molto diverso. Sono, intanto, un precedente in questi anni di crisi, nei quali è più comodo "deviare" su suggestioni "altermondiste" poste, poche e nemmeno tanto salde, al di là degli oceani, che non lavorare al recupero ed alla ricomposizione di una nuova e rinnovata soggettività di classe che abbia lena di alternativa reale di quel Sistema e quel Potere che invece ad oggi può solamente subire, dispersa e disarticolata sì come ridotta.
Gli operai della Megaride sono agente di disturbo di quel manovratore, declinato nel settore in padroni ed armatori, che vorrebbe farci credere ed imporci a tal proposito che non si possa fare a meno di loro, dei loro presunti luminari e dei loro apparati di controllo.
Gli operai della Megaride sono la dimostrazione che, specialmente, a mettere in crisi le fabbriche, non sia tanto il “costo del lavoro” sì insopportabile per padroni e imprenditori all'arrembaggio, quanto piuttosto il costo di chi, come padroni e imprenditori detti, quel "costo" sfrutta: stipendi da capogiro e le spese manager, prelievi costanti dalle tasche del Lavoro per poi speculare altrove, errori, fatti e ripetuti, perchè, spesso, i padroni “oltre a farci, ci sono proprio”...
Gli operai della Megaride, in una parola, sono imbarazzanti. Imbarazzano burocrati istituzionali, sindacali o d'altra sorta che quotidianamente pongono ogni intralcio all'emancipazione reale della classe. Imbarazzano chi fa il “lavoro della politica" piuttosto che una più giusta e necessaria "politica del Lavoro", compreso chi, a forza di "men peggio" compie sapientemente suicidio in un eterno "compatibilizzarsi" senza posa al Capitale e i suoi interessi. Imbarazzano persino "settori radicali", "disobbedienti" per così dire, che si compiacciono del loro ribellismo generico e giovanilistico, per accontentarsi poi di qualche azione pretesa "esemplare" - ed oggi nemmeno più tanto o sempre più di rado - e ricondursi e provare a ricondurre il Movimento tutto sull'altare delle compatibilità finto-riformatrici di partiti e partitini finto-riformatori, avendone così in premio qualche "consulenza" stipendiata o "convenzione" di lavoro..

La determinazione dei Megaride, operai in cantieri ed officine portuali a Napoli è invece tutt'affatto che generica o formale. Essa è obbligatoriamente quotidiana, figlia dell’esigenza reale di mantenere condizioni di vita e di lavoro accettabili e pensare alla famiglia, ma tributo d'ogni momento fatto di orgoglio, coscienza, disciplina e senso di responsabilità. Questo è e significa esser "padroni di se stessi", proprietari collettivi di mezzi di produzione socializzati sì come socializzato è il Lavoro, autorganizzarsi socialmente come classe, prima "in sè", poi "per sè".

Gli operai della Megaride. La loro azione e storia dev'esser sostenuta alla maniera propria della classe, in osservanza della loro capacità d’analisi continua del reale, dei rapporti di forza, delle regole e dei codici del mercato. La loro forza sta certo nell'esperienza maturata dalla e nella Lotta, leggere, studiare, discutere e ricercare sintesi difficili, politicamente avanzate, sindacalmente autosufficienti - attività, queste, rare anche in larghi settori dell’antagonismo sociale - ma, altrettanto certamente, sta anche nella capacità, del Movimento tutto, di saper organizzarsi e combattere per la dignità del Lavoro, l'Autonomia di Classe, la solidarietà militante.

Il Collettivo Politico MILITANZ Casa del Popolo (CdP), collettivo di Lotta e di Lavoro, collettivo di Popolo per il Popolo nel segno dell'Autorganizzazione sociale e il suo Riscatto, si schiera a fianco degli operai della Megaride. Si schiera a loro fianco, prim'ancora che per aver con loro condiviso anni di militanza e lotta politica, per il principio stesso della solidarietà di Popolo e di Classe. E vi si schiera, al di là delle strade diverse ormai intraprese ed oltre tattiche e strategie diversamente maturate, attenendosi al piano della Lotta, in tempi, modi e forme che gli operai valuteranno di volta in volta più opportune. Apertamente, pertanto, sostiene la Megaride di nuovo scesa in lotta ed offre dunque il proprio contributo, in termini di iniziativa, agitazione e controinformazione, quale atto di responsabilità politica, disciplina militante, giustizia di classe.

Per l'unità nella Lotta. Per l'unità del Lavoro.

Collettivo Politico MILITANZ Casa del Popolo (CdP)
per l'Autorganizzazione sociale


Pubblichiamo, qui di seguito, come atto di chiara, diretta, inequivocabile solidarietà di classe, il comunicato-volantino degli operai della Cooperativa Cantieri Navali Megaride, da ieri di nuovo in lotta di contro l'arroganza e la sfacciataggine di padroni speculatori quali mandanti in primis di autorità repressive ed asservite agli interessi classisti di Sistema e di Potere, "amministratori" ed "ammaestratori" di "Istituzioni - formalmente - democratiche" in realtà deboli e corrotte, del tutto prone alle "esigenze" del Capitale morso e ripiegato nella sua stessa crisi.



Quelle stesse autorità giudiziarie che da sempre si sono contraddistinte per omertà e compiacenza di fronte ai peggiori scempi ambientali e alle peggiori prevaricazioni nei confronti dei lavoratori e dei loro diritti, stasera hanno posto i sigilli alla Cooperativa Cantieri Navali Megaride attribuendo pretestuosamente alla Cooperativa una presunta "violazione delle norme sul corretto smaltimento dei rifiuti". Tale accusa, che in una città ancora oggi devastata dalla crisi rifiuti appare già di per se ridicola, lo diventa ancor più se si pensa che il Cantiere Megaride, regolarmente autorizzato allo smaltimento degli scarti di lavorazione, aveva già provveduto lo scorso mese di giugno a rispettare tempestivamente delle prescrizioni mosse dalla Polizia Giudiziaria. Si tratta chiaramente di un sopruso, teso ad attaccare e screditare quest'esperienza, a cui gli operai della Cooperativa Megaride risponderanno con la lotta.

di seguito, e in allegato, il testo del volantino di detti operai


NON CI PIEGHERETE!

Da dieci anni i lavoratori dei Cantieri Navali Megaride portano avanti con le proprie forze un’esperienza produttiva inedita all’interno del Porto di Napoli. Dopo aver sconfitto un padrone interessato unicamente a speculare sul cantiere attraverso licenziamenti di massa e operazioni poco trasparenti, i lavoratori hanno dato vita nel febbraio 1999, dopo decenni di lotte dopo 4 anni di occupazione, ad una cooperativa autogestita.
Questa esperienza, che ha permesso di salvare decine di operai da un futuro di miseria e disoccupazione, ha in questi anni portato linfa vitale all’interno di un porto che da decenni, a causa di pesanti ristrutturazioni produttive, ha visto tagliare migliaia e migliaia di posti di lavoro ad opera di padroni senza scupoli.
In questi anni la Cooperativa Megaride ha rappresentato l’unica esperienza virtuosa all’interno del Porto di Napoli, perché ha saputo coniugare l’efficienza e la qualità delle attività produttive con la tutela dell’occupazione e dei diritti dei lavoratori: questo senza aver mai usufruito di nessun finanziamento e ne tantomeno beneficiato di nessuna legge a sostegno per le sue attività.

QUESTA INEDITA ESPERIENZA HA DATO E DA FASTIDIO A QUALCUNO

Già nel corso della sua decennale esperienza, il cantiere è stato più volte oggetto dell’”attenzione” delle varie autorità interne al Porto. Controlli ed ispezioni di ogni sorta da parte di Ispettorato, Finanza, INAIL, ma soprattutto di ASL e Capitaneria: proprio quegli stessi enti che da sempre sono pronti a chiudere un’occhio quando si tratta di vigilare e controllare quelle migliaia di aziende che per tutelare i profitti operano in barba alle più elementari norme di tutela della salute e dei diritti dei lavoratori e degli operai.

Puntualmente, i soliti poteri “occulti” accorrono per mettere i bastoni tra le ruote ad una realtà che per qualcuno viene ritenuta scomoda.

HANNO SEMPRE VOLUTO CREARE DIFFICOLTA’,
AFFINCHE’ QUEST’ESPERIENZA NON DECOLLASSE

Oggi, con l’ausilio della magistratura, sono riusciti a mettere i sigilli al Cantiere perché, a detta delle autorità, durante la rottamazione di alcuni relitti sarebbero stati trovati, l’estate scorsa, “diversi quintali di rifiuti speciali”. Argomentazione davvero risibile se si pensa che proprio in quei mesi l’intera Campania era alle prese con una catastrofe-rifiuti che ha distrutto e sconvolto l’intero territorio. Una catastrofe ambientale per cui nessuno ha ancora pagato, tantomeno i veri responsabili che si trovano all’interno delle istituzioni e dei poteri forti della città. Come nessuno ha mai pagato per quella vera e propria carneficina che ogni giorno vede quattro operai morire sul luogo di lavoro, e in cui quelle stesse autorità giudiziarie oggi così solerti nel sigillare il cantiere Megaride se ne sono sempre “lavate le mani” (vedi strage alla Thyssen-Krupps ma anche gli scandali delle morti per amianto).
In un periodo di crisi economica, dove in tutto il mondo gli Stati e i governi si prodigano per salvare quelle stesse imprese e banche che la crisi l’hanno creata, a Napoli, capitale della disoccupazione, si decide di attaccare una delle poche realtà produttive che ancora resistono sul territorio.

NON CI HANNO FERMATO I PADRONI
NON CI FERMERANNO NEANCHE I LORO SERVI SCIOCCHI

Napoli, 10-12-2008

I lavoratori della Coop. Megaride

lunedì 8 dicembre 2008

CONTROLEZIONI: '68 ANNO CHE RITORNA?

Italia, marzo 1968: sotto le cariche della Polizia di Stato che a Valle Giulia, Roma, attaccano gli studenti in occupazione alla Facoltà di Architettura, nasce una nuova soggettività e, insieme, una soggettività nuova: é la genesi dei comitati studenteschi che, insieme ad operai e lavoratori uniti nella Lotta, diventavano Movimento. Sentimento di rivalsa, ansia di Giustizia sociale, Solidarietà internazionalista, divennero, in quell'anno cruciale, bandiera di un movimento reale che, dalle Americhe all'Europa, provò ad abbattere lo stato di cose allora presente. Stagione straordinaria e di straordinaria contraddittorietà che, in un modo o in un altro, cambiò completamente il tessuto sociale di un Paese come l'Italia, da decenni attardato nel peso dell'immobilismo del suo sostrato subculturale piccolo-borghese e provinciale, clericale e cripto-fascista.
Oggi, a quarant'anni di distanza dal quel sogno di giovinezza e rivoluzione, si impone metodo d'analisi critica e bilancio, valutazione di fatti ed eventi sì come rischiarata dalla giusta distanza temporale così come dibattito e confronto su quell'anno che, secondo giornalistiche e troppo facili assonanze, sembra ritornare. Sarà poi davvero così? Siamo sicuri di esser di fronte ad un "nuovo '68"? E siamo noi, attivisti per scelta o circostanza, veramente figli di quell'anno?..
In una società statica come quella italiana, società con uno dei più bassi tassi di mobilità sociale ed economica del mondo, società in cui blindato è il confine d'accesso alle condizioni economiche delle classi superiori mentre, al contrario, fasce sempre più larghe di popolazione vengono precipitate in una spirale progressiva di proletarizzarione coatta, si riapre le stagione del conflitto sociale, autonomo, autorganizzato. Si apre avendo come fulcro Scuola e Università come già fu nel '68. Si (ri)apre esattamente nei luoghi della nuova e rinnovata ricomposizione nella Lotta giacchè colpiti dallo snaturamento imposto loro dalle "riforme" di settore che su di essi, governo dopo governo, negli ultimi 20 anni, si sono abbattute, fino a renderle oggi meri strumenti della riproduzione capitalistica, diretti apparati ideologici dello Stato borghese.
1968-2008. Storie diverse, nuove ragioni. Anni di Lotta. Quali obiettivi?..

Collettivo Politico MILITANZ Casa del Popolo (CdP)
per l'Autorganizzazione sociale

mercoledì 3 dicembre 2008

ASSEMBLEA DI MOVIMENTO

Dopo mesi di mobilitazioni che hanno visto in piazza studenti, lavoratori, precari e movimenti sociali, è necessario un passaggio ulteriore: GENERALIZZARE TUTTE LE LOTTE che si snodano sul territorio è una priorità per rispondere in maniera unitaria agli attacchi portati al mondo del lavoro ed alla formazione pubblica che hanno raggiunto, con questo governo, e con l'acuirsi della crisi economica-finanziaria, un puntodi non ritorno.

Il 12 Dicembre, in continuità con quanto successo il 17 Ottobre a Roma, è stato scelto, a livello nazionale, come ulteriore momento per uno SCIOPERO GENERALE che sappia raccogliere la spinta del possente movimento in difesa della scuola e dell'Università pubbliche e che sappia connettersi con il mondo del lavoro (con le migliaia di cassa-integrati e licenziati), del precariato, dei disoccupati, dei movimenti in difesa dei beni comuni e di quello dei migranti, sottoposto a pesanti attacchi razzisti nelle strade ed in parlamento.

È necessario che tutte le realtà coinvolte in questo Movimento si confrontino per costruire insieme questa scadenza. Per tale motivo convochiamo un'Assemblea Pubblica di Movimento.

GIOVEDI 4 DICEMBRE 2008 h17:00
ASSEMBLEA PUBBLICA DI MOVIMENTO
Aula Matteo Ripa
(Palazzo Giusso, Università Orientale)

Movimento Studentesco Napoletano, Rete dottorandi e ricercatori delle Università di Napoli, Confederazione Cobas, CUB, Sdl intercategoriale, Rete Campana salute ed ambiente, Area Antagonista campana, Coll. Operatori sociali, Network Comunista Autorganizzato, Militanz-CdP (Sant'Antimo), Red Link, Pcl, Banchi Nuovi, M.D.A B. Buozzi (Acerra), Corsisti Zona Orientale, Idea Nord, Sedile di Porto

venerdì 28 novembre 2008

MANIFESTAZIONE NAZIONALE PER IL POPOLO PALESTINESE

L'appello per la manifestazione nazionale del 29 novembre a Roma

La Campagna 2008 anno della Palestina, è andata avanti anche dopo il successo politico di maggio e delle iniziative di contestazione della Fiera del Libro di Torino dedicata a Israele e negata alla Nakba dei palestinesi. E’ davanti agli occhi di tutti il perdurante tentativo di omettere la causa palestinese dall’agenda politica italiana. Questa sistematica omissione della questione palestinese, rivela una complicità politica, militare, diplomatica dei governi italiani con l’occupazione israeliana e l’apartheid contro i palestinesi. Occorre dunque essere consapevoli della funzione soggettiva di una rete di solidarietà con la Palestina come quella che dalla fine del 2001 è stata attivata intorno all’esperienza del Forum Palestina. Spetta a questa soggettività agire affinché la causa palestinese non venga rimossa dall’agenda politica italiana, sia quella istituzionale che quella dei movimenti e del dibattito politico.

Malgrado decine di formule di soluzione e i numerosi giri di presunto negoziato, non si riesce ad uscire dall'empasse che perdura da quindici anni, dove i governi israeliani continuano ad intensificare la loro politica contro il popolo palestinese allargando gli insediamenti, rafforzando i muri di separazione, continuando nelle politiche delle chiusure e l'assedio ferreo e disumano della striscia di Gaza, considerata ormai il carcere più grande del mondo a cielo aperto.In queste ultime settimane assistiamo ad un tentativo di seminare una vera e propria guerra di pulizia etnica: i coloni israeliani attaccano adesso i palestinesi nelle loro case,soprattutto in Cisgiordania, e la furia dei fanatici israeliani ha seminato terrore tra la popolazione araba nella città di Akko.Sono passati sessant’anni dalla Nakba quando sono stati cacciati i palestinesi nel 48 dalle loro terre e distrutti più di 400 città e villaggi palestinesi in quell’area, sono passati 41 anni dall'occupazione israeliana del resto della Palestina nel 67, e sono passati esattamente 15 anni dagli accordi di Oslo, e non è cambiato nulla nella politica dei vari governi israeliani nei confronti del popolo palestinese. Alcuni regimi arabi, corresponsabili anche della tragedia del nostro popolo sono diventati più servili al volere americano israeliano, malgrado il loro piano di pace che è stato respinto e gettato nella pattumiera da parte dei governi israeliani prima e dopo Annapolis. Il governo israeliano, appoggiato dagli Usa suo alleato strategico, vuole sempre e comunque più terre e meno palestinesi, più presunti negoziati e meno soluzioni concreti, continua a detenere nelle carceri 11.000 militanti palestinesi, ha spezzettato tutta la Cisgiordania con l'orrendo muro di separazione, rendendo infernale la vita quotidiana dei palestinesi. I due candidati alla presidenza americana fanno a gara per esprimere obbedienza al volere dei circoli israeliani che pretendono più armi e più soldi per proseguire nella politica di colonizzazione e di negazione al popolo palestinese dei diritti sanciti dalle Nazioni Unite da sessant’anni a questa parte. I vari rounds dei colloqui israelo palestinesi tra il governo israeliano e l'autorità nazionale palestinese non hanno portato a nulla fino ad oggi. Le Nazioni Unite hanno dichiarato la giornata del 29 Novembre come giornata di solidarietà con il popolo palestinese. Nella storia politica mondiale le Nazioni Unite, cioè la legalità internazionale, hanno emesso decine di risoluzioni, mozioni, raccomandazioni a favore della causa del popolo palestinese, ma i vari governi israeliani li hanno trattati sempre da carta straccia.

La resistenza è un diritto sacrosanto di tutti i popoli oppressi, la difesa della propria vita, dei propri diritti, della propria terra, del proprio futuro è un diritto sancito dalle leggi internazionali e dalle varie convenzioni soprattutto quella dei diritti dell'uomo.Oggi, in occasione della giornata mondiale di solidarietà con il popolo palestinese, le comunità, le associazioni, le organizzazioni palestinesi in Italia si appellano all'opinione pubblica italiana, alle forze politiche, al parlamento italiano, a tutti gli amanti della giustizia e della libertà perché dimostrino di essere a fianco della giusta causa del popolo palestinese. Oggi, mentre assistiamo all'orrore del ritorno di certi rigurgiti razzisti, intravediamo il pericolo di nuove guerre e stragi di civili in Medio Oriente. Vorremo vedere gli italiani, i cittadini, le associazioni,i comitati di solidarietà gli immigrati, manifestare tutti insieme per il diritto all’autodeterminazione dei popoli oppressi e il trionfo della pace e della giustizia.E'arrivato il momento di aprire gli occhi sulla gravità della situazione in Palestina e nei paesi limitrofi, come il Libano e la Siria, ma anche l'Iraq e l'Afghanistan, è arrivato il momento di non illudersi più della possibilità di risolvere tutto con la forza e con le tecnologie militari, di non imporre soluzioni contro la volontà dei vari popoli in tutte queste zone; la pace si conquista dando forza alle leggi internazionali , sostenendo i principi della equità e della giustizia, sostenendo che la libertà è un diritto di tutti, soprattutto di quelli che lottano per conquistarla da decenni.Vorremmo vedere nel corteo di solidarietà con la Palestina tantissimi operai , tantissimi giovani, tantissime donne, vi invitiamo tutti a manifestare con noi:
  • per la fine dell’occupazione israeliana della Palestina
  • per uno stato palestinese sovrano con Gerusalemme capitale
  • per Il diritto al ritorno ai rifugiati palestinesi, come è previsto dalla ris. Onu 184
  • per la liberazione di tutti i prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane
  • per lo smantellamento del regime di apartheid e delle colonie israeliane
  • per lo smantellamento dell'assedio imposto alla Striscia di Gaza
  • per la revoca degli accordi di cooperazione militare Italia
  • Israele e il ritiro delle truppe dai vari teatri di guerra
Coordinamento delle comunità palestinesi in Italia
UDAP (Unione Democratica Arabo Palestinese)


Vita, terra e libertà per il popolo palestinese
SABATO 29 NOVEMBRE
MANIFESTAZIONE NAZIONALE A ROMA
Giornata mondiale di solidarietà con il popolo palestinese


Il Collettivo Politico MILITANZ Casa del Popolo (CdP) aderisce alla manifestazione nazionale a sostegno della lotta del popolo palestinese esattamente sulla base dell'appello - sopra riportato - sì come lanciato dall'UDAP e dal Coordinamento delle Comunità palestinesi in Italia, condividendone piattaforma ed obiettivi posti. Ritiene altresì che detta manifestazione nazionale si inserisca tutta nel percorso di mobilitazione permanente per il Popolo palestinese, emblema, a nostro avviso, di tutti i Popoli in lotta per l'indipendenza e l'autodeterminazione, di contro il giogo imperialista che li vorrebbe deboli e asserviti.
In un momento in cui in molti vorrebbero cancellare, tanto dall’agenda politica che dalla carta geografica, la Palestina e ciò che da sempre essa simboleggia, la Lotta che ispira e pratica, la bandiera di Riscatto e Dignità che leva fiera fin su la gabbia imposta dall'occupante sionista, il sostegno attivo ed operante alla causa della Resistenza palestinese e l'impegno internazionalista militante rappresenta, per noi, il segno stesso di una solidarietà di Lotta non già solidarismo mero, il riconoscimento della stessa Lotta contro la stessa classe dominante seppur nella distanza geografica ed economica, la capacità di sentire l'Ingiustizia commessa contro chiunque in qualunque parte del mondo. Qualità più importante - sappiamo - per chiunque provi ad essere esso stesso rivoluzionario ed esser conseguente.
La Lotta del Popolo palestinese è, pertanto, la Lotta di tutti i Popoli oppressi, la Lotta degli oppressi tutti, la Lotta di noi tutti. Noi, Compagne e Compagne di Popolo e Lavoro, siamo e saremo in questa Lotta ed invitiamo quanti non si rassegnano all'ordine presente delle cose, alla disciplina sociale imposta loro, alla legge del Mercato e della guerra imperialista, ad unirsi e ribellarsi. A manifestare apertamente solidarietà militante a chi lotta e si autorganizza per il Popolo el suo Riscatto. A sostenere il Popolo palestinese, che esiste e che resiste, giacchè, per esso, non è data alternativa che non sia "Patria o Muerte", Palestina o schiavitù.

Collettivo Politico MILITANZ Casa del Popolo (CdP)
per l'Autorganizzazione sociale

venerdì 21 novembre 2008

A CHE' MAI PIU SIA 6 DICEMBRE!

COMUNICATO DI ADESIONE ALLA MANIFESTAZIONE NAZIONALE DI TORINO DEL PROSSIMO 6 DICEMBRE 2008

Antonio, Angelo, Roberto, Bruno, Rocco, Rosario, Giuseppe. Sette nomi. Nomi comuni. Nomi di persone, lavoratori come tanti, impegnati a garantirsi un futuro, mese dopo mese, nel lavoro senza posa, sempre più intenso, sempre più veloce, quasi senza orari di riposo. Nomi di operai veri, casco giallo e tuta blu, operai che esistono eccome, esistono ancora e ancora resistono. Persone oneste, dedite, Antonio, Angelo, Roberto, Bruno, Rocco, Rosario, Giuseppe. Fino a solo un anno fa. Oggi, morti un anno fa nel rogo di Tyssen-Krupp Torino. E allora oggi sono più che nomi. Sono un simbolo e bandiera insieme. Sono il simbolo di vite da operai spezzate e vittime di un mercato che mercifica la vita, la rende costo in produzione e poi la taglia e sì l’abbatte. Sono bandiera di orgoglio e di riscatto di operai e lavoratori, di studenti ed immigrati, disoccupati e di precari, di quanti non si arrendono alla logica classista di chi li vorrebbe deboli e asserviti, proni alle esigenze di profitto e Proprietà, predestinate vittime di una guerra non dichiarata loro dai padroni e i loro amici di governi vecchi e nuovi. Capitale in guerra col Lavoro e il Lavoro paga, giorno per giorno e con tre morti al giorno, in fabbriche e cantieri, campi ed officine, quartieri, moli e strade. Teatri di guerra permanente. Scenari di un attacco sempre più profondo condotto fin al cuore dei diritti di milioni di persone, alla loro sicurezza sul lavoro, alla loro stessa vita, appunto.
Antonio, Angelo, Roberto, Bruno, Rocco, Rosario, Giuseppe sono il simbolo di quanti si rifiutano oggi di produrre per consumare e poi crepare. Antonio, Angelo, Roberto, Bruno, Rocco, Rosario, Giuseppe erano Compagni, Compagni di lotta e di lavoro di noi tutti, in ogni parte del Paese, da Torino coi suoi stabilimenti a Taranto con la sua aria marcata Ilva, da Milano e i suoi cantieri a Napoli e il lavoro nero ed arrischiato, fin giù, Basilicata, Calabria, Sicilia e ancora Puglia ,sempre ferme ad un caporalato vecchio e nuovo sì come proprio ai campi ed alla schiavitù che ancora sa di gleba.

A un anno di distanza dal rogo della Tyssen, ci accingiamo ad onorare i caduti tutti in questa guerra sporca. Gli operai uccisi dalle pretese e l’incuranza dei padroni, così come tutti quanti, ogni giorno, costretti a sopravvivere al lavoro ed a resistere nel rimanere incolumi. E mentre formalmente la macchina della “retorica da coccodrillo” - sì propria a imprenditori presunti “illuminati” e politici corrotti, sindacati collaborazionisti e informazione di regime – quanto prima sarà in moto a portar solidarismo fittizio e parolaio alla data di Torino e, magari, versar lacrime per il “latte ormai versato”, Noi, donne e uomini di Popolo e Lavoro leveremo alta la bandiera della Lotta, grido di guerra fino alla vittoria a fronte d’un nemico ch’è già tale, in qualità di Stato, padroni e Proprietà.

Questo, a nostro avviso, il senso, fiero ed alto, dell’appuntamento nazionale di Torino in agenda il 6 dicembre. Questo il senso di adesione e, seppur nei limiti a noi imposti da geografica distanza, di partecipazione attiva e militante. Questo, in definitiva, il significato e senso dato all’espressione “basta morti sul lavoro”. A chè mai più sia 6 dicembre, nessun giorno.

Il Collettivo politico MILITANZ Casa del Popolo (CdP) per l’Autorganizzazione sociale denuncia, in conclusione, apertamente il fenomeno degli omicidi sul lavoro quale inaccettabile dato empirico e strutturale del mondo del lavoro, dinamica concreta e parossistica dell’attuale modo di produzione capitalistico tanto spietato quanto in crisi. Condanna senz’appello la “silenziosa” guerra condotta contro il Lavoro dai padroni e i loro accoliti al Governo ed ai governi. che negli anni si sono susseguiti. Condanna la guerra non dichiarata contro lavoratori ed operai , considerati dall’attuale sistema economico e produttivo come meri segmenti di lavoro ricombinante, sostituibili, in qualsiasi momento, da forza-lavoro di riserva funzionalmente inoccupata e, pertanto, ancor più ricattabile e precaria.
E aderisce, pertanto e senza indugio alcuno, alla dimostrazione nazionale del 6 dicembre prossimo a Torino condividendone ragioni e prospettive e s’impegna, seppur in ordine ad una rappresentanza stretta della CdP, a partecipare attivamente a detto appuntamento ed esser presente, portando il contributo militante di Compagni e di Compagne attivi nella Lotta, ad un corteo che già sa di riscatto e dignità.

Collettivo Politico MILITANZ Casa del Popolo (CdP)
per l'Autorganizzazione sociale

mercoledì 19 novembre 2008

VITA, TERRA E LIBERTA' PER IL POPOLO PALESTINESE


In costruzione della manifestazione nazionale del prossimo 29 novembre a Roma. Manifestazione di solidarietà internazionalista con il Popolo Palestinese in lotta

"Nel più assoluto silenzio della comunità internazionale continua l'oppressione del popolo palestinese, l'esproprio di terre, il massacro di civili, la costruzione del muro dell'apartheid e della vergogna!"

MERCOLEDI 19 NOVEMBRE 2008 ore 17.00
VITA, TERRA E LIBERTA' PER LA PALESTINA
Universita Orientale di Napoli - Palazzo Giusso

Incontro con:

BAHA HUSSEIN
Unione Giovani Progressisti Palestinesi proveniente da Gaza

ANTONELLO PETRILLO
Docente di sociologia all'Università SuorOrsola Benincasa

SHOKRI HROUB
Unione Democratica Arabo Palestinese (UDAP)

venerdì 14 novembre 2008

E L'ONDA TRAVOLSE ROMA

Roma, ieri. Tre i cortei. In 300.000 o più paralizzano la capitale per riaffermare, nel e dal vivo della Lotta, la rabbia, la loro indignazione, il nostro irriducibile NO al progetto del Ministro Gelmini e il suo Governo. Treni speciali, pullman, auto private. Da tutta Italia per confluire in piazza Navona. Nelle strade del centro riecheggiano slogan contro il governo: "Lo senti il terremoto, sono i precari in moto", "Governo di nani, arriva lo tsunami". Un gruppo ha deviato e si è raccolto sotto le finestre di Montecitorio. Intanto le manifestazioni contagiano e coinvolgono finanche le capitali europee: l'eco dell'Onda agita studenti Erasmus e Leonardo, ricercatori all'estero e dottorandi espatriati. E l'Onda si ingrossa ancora, dando così assedio a tutti i principali consolati italiani d'Europa.

"Abbiamo attraversato settimane di intensa mobilitazione, che hanno visto la partecipazione di migliaia di studenti e precari di tutte le università, nelle occupazioni, nelle manifestazioni spontanee, nei blocchi dei nessi produttivi nelle città. La parola d’ordine, che ha viaggiato con la rapidità della propagazione delle onde, «Noi la crisi non la paghiamo!», è l’espressione di un’intelligenza collettiva che si forma nelle lotte ed esprime completa il rifiuto a pagare i costi della crisi globale. Da più di un mese assistiamo al crollo sistematico delle borse mondiali, preludio alla vera crisi, quella dell’economia reale." E' la voce del Movimento studentesco. E' oggi la voce della Lotta, della nuova e rinnovata opposizione sociale nel Paese. Paese reale che resiste e s'organizza, Potere che trema, mostra i muscoli e poi s'asserraglia "in discesa in difesa della sua stessa celebrazione". Chiuso ai suoi palazzi. E chiama a corte, in un momento in cui rischia d'esser travolto, tutti i suoi lacchè, da giornalisti pennivendoli e corrotti a sondaggisti cialtroni e menzogneri, da politicanti portaborse in professione a corti di giudizio ad esso attigue. Accade così, a imperituro monito per chi si ostina a resistere all'arroganza del Potere, che scoccano condanne lievi e del tutto inappropriate - poichè già in odor di prescrizione e di condono - per i funzionari della Polizia di Stato che, nei giorni del G8 a Genova (luglio 2001), sospesero lo Stato di Diritto, massacrando, strada per starda e poi alla scuola Diaz, i corpi ed i diritti di migliaia di persone e di Compagni. Forze dell'ordine. Già. dell'ordine costituito. Corrotto, classista ed assassino, in quanto tale. Quello stesso Ordine che oggi si chiude nel palazzo e rifiuta ogni misura di confronto e di raffronto. Quell'Ordine che pur mostrando "indifferenza" prima e linea dura poi nei riguardi di chi lotta, oggi scricchiola e sa che dovrà cedere. Perchè le masse sono "l'oste" senza il quale non v'è conto che sia valido...

E si stringe - il Potere - nell'alveo ristretto del palazzo che gli è proprio, nell'abbraccio chi gli è sodale, servo ed asservito e prova ad elemosinar oggi consensi al suo interno non riuscendone a trovare altrove. Non in piazza certamente e, da tempo a questa parte, nemmeno in Società. Lavoratori salariati in sciopero generale, stipendiati del pubblico impiego sul piede di guerra, famiglie deluse, affaticate a fine mese, ma in rivolta. E i lavoratori Alitalia, emblema d'una crisi dalla quale non si esce, o comunque non si esce alla maniera dei padroni...
Su tutto gli studenti e loro affini. L'avevano promesso e l'ahanno fatto. hanno assediato la Capitale, "rischiano" di paralizzare il Paese per intero. Loro sono l’Onda. Un’intera generazione in rivolta che ha dato "scacco al cielo": accerchiato Palazzo Chigi, per garantire la libertà di espressione sotto i palazzi della decisione politica e gridare “in faccia” al Governo ed al Paese il proprio sdegno, la propria determinazione nel "riappropriarsi" del futuro. Merce non vendita, il futuro...
E siamo ad oggi, alla Sapienza okkupata, una due giorni di assemblea nazionale con migliaia di studenti che proprio in queste ore darà vita al "manifesto dell’Università", proposta programmatica e di linea di un'autoriforma necessaria, costituzione auto-normativa di studenti, ricercatori e dottorandi in una rivoluzione culturale ormai in marcia.

Questo, in conclusione, il senso dell'appello lanciato dagli Atenei in rivolta ai sindacati confederali e di base insieme per dar vita e costruire insieme un nuovo, grande sciopero generale in grado di imporre al Governo un’altra agenda in merito alle politiche sociali.
L’offensiva che Berlusconi e i suoi amici stanno infliggendo alle istituzioni del Welfare pone oggi tutti noi di fronte ad una nuova sfida che poi è anche la più vecchia delle lotte tra le classi: la sfida dell'emancipazione culturale e della demcrazia sociale e popolare; la sfida della autodetermninazione di popolo e di massa di contro i privilegi classisti e dominanti; la sfida della trasformazione sociale in termini di conquista e di vittoria, a partire dalla difesa immediata ed ad oltranza delle garanzie pubbliche faticosamente conquistate dalla Lotta d'altri anni per proceder poi al rovesciamento radicale degli attuali rapporti di classe e di potere.

E mentre taluni si attardano a pensare - con entusiamo alcuni e proccupazione altri - che un nuovo spettro si aggira per l'Europa, l'autorganizzazione del corpo sociale collettivo dei di nuovi e vecchi proletari d'oggi è già una realtà. E presentando fin dalla Lotta che essi dispiegano il manifesto della loro battaglia, già lavorano per un mondo nuovo. Oltre la crisi. Oltre il Potere.

Collettivo Politico MILITANZ Casa del Popolo (CdP)
per l'Autorganizzazione sociale

lunedì 10 novembre 2008

L’ONDA LUNGA DEL MOVIMENTO

Mentre nel Paese dilaga come un onda che diventa mare il movimento studentesco, il Ministro (dell’Istruzione pubblica?) Gelmini fa sapere: “Mi prenderò il tempo che occorre”. Sull'Università ora sembra, per la signora Mariastella, non esserci tutta quella fretta che s'era detto. E così precisa: “Continuo a lavorare sulle linee di indirizzo ma nessuno aveva pensato di fare una riforma per decreto”. Non è del tutto vero, però, giacché un decreto sulla “valorizzazione del merito nelle università e negli enti di ricerca” è circolato eccome! Ed è giunto già a tutti gli uffici legislativi del Governo, oltre che alla percezione di massa, in termini di ennesima, inaccettabile, “controriforma” sociale condotta a danno dei diritti di milioni studenti, lavoratori, famiglie popolari e proletarie.

Articoli supplementari, dunque, tramite cui la signora Gelmini, Ministro sotto assedio, intende addolcire la pillola amara dei tagli previsti dalla Legge 133, firmata insieme e d’accordo col Ministro Tremonti. Articoli articolati in una decina di commi di cui, il primo, il più importante stigmatizza la condotta finanziaria degli Atenei “non virtuosi” al fine di “liberalizzare”, in un qualche modo, il reclutamento dei ricercatori massacrati dal blocco del turn-over già previsto in base a detta legge. Si tratterebbe di “urgenti disposizioni” accompagnate da una nota giustapposta contrassegnata “Riservato”. Nulla da fare però. Fermate, le “urgenti disposizioni”, alla Direzione generale del Ministero, giacché la protesta non si placa. La lotta continua. Non si placano “le polemiche...quelle sui concorsi e quelle politiche”… Così “uno degli interventi d’accompagnamento” del “pacchetto Università” viene accantonato, mentre la gran parte delle misure previste saranno trasferite in un disegno di legge. E allora la Lotta fa bene a continuare.
Si moltiplicano le iniziative, le nuove occupazioni e mobilitazioni generali, da Milano a Palermo. Tutto il mondo universitario, tra studenti e lavoratori del settore, in piazza giorno dopo giorno, Ateneo dopo Ateneo, in tutt’Italia, tra cortei spontanei e lezioni davvero pubbliche, aperte alla città, a chiunque. Parola d’ordine: “Noi non pagheremo la vostra crisi!”, ribadire, nella Lotta e nel Lavoro, il proprio NO alla politica di smantellamento e precarizzazione ulteriore del sistema pubblico. Il proprio NO ad una legge che fa strame di tutto il sistema scolastico, dalle Elementari alle Università. Il proprio NO al più generale disegno politico e strategico che, nel tempo della crisi generale del capitalismo internazionale, tenta di recuperare inaccettabili privilegi classisti e rendite parassitarie dei “signori del profitto”, “risparmiando” sulla spesa sociale collettiva e cancellando le conquiste faticosamente conseguite con anni di dure lotte di popolo e di massa.
Il Governo nega, così, qualsivoglia responsabilità sociale, fingendo di non intendere che il consenso non è fatto accessorio. E sembra affatto intenzionato a concedere legittimità alcuna a quello che continua a definire un “movimento di pochi facinorosi politicizzati”. Ogni tipo di mediazione politica, persino la più semplice interlocuzione, è di fatto impedita. Impedita esattamente dall’alto dei provvedimenti calati sulle teste di studenti, lavoratori e famiglie relative, che, per tutta risposta, si organizzano alla (ri)conquista della propria visibilità sociale, dello spazio sociale collettivo ad essi proprio. Autonomamente. In modo autorganizzato e senza rappresentanza alcuna se non quella più diretta ed immediata. Senza più delegare a partito od organizzazione alcuna una battaglia, un piano rivendicativo e d’interesse che sentono innanzitutto come proprio. Ed è così che, ribaltando l’approccio metodologico alla Lotta proprio ad altri anni e movimenti, partono dalle proprie rivendicazioni sociali – per l’appunto – dell’immediato, per guadagnarsi poi a determinazioni di ordine politico e strategico via via superiori e non già viceversa. Approccio, dunque, più dinamico e fattivo, sì come dinamica è la fase. Approccio più pratico che ideologico sì come più “pragmatica” e smaccata è l’azione finto-riformatrice del Governo dei padroni, dei banchieri e Confindustria.

L“Onda lunga”, così come il Movimento studentesco si è (ri)battezzato, rischia di diventare “tsunami” per il Governo e i suoi amici, giacché, in corso d’opera è il collegamento col mondo del Lavoro ed il suo Movimento. Comune obiettivo di interessi di classe quale comune piano di “liberazione sociale” dalla disciplina insopportabile imposta loro, in questa fase. Stessa lotta contro la stessa classe dominante, dunque. Significative, a tal proposito, le convergenze organizzate, seppur in maniera autonoma, in occasione degli scorsi scioperi generali del 17 ottobre e poi del 30.
E allora, il temporaneo “rinvio” della “riforma” dell’Università deciso da Berlusconi al fine di “calmare un po’ le acque”, altro non è che il tentativo di ritardare gli effetti più pesanti dello scontro in atto tra basi sociali e Istituzioni, classi inferiori e classi sfruttatrici, Lavoro (materiale ed intellettuale) e Capitale (difeso e tutelato a norma di Sistema dal Governo). Non già il frutto di un inaspettato ravvisarsi del Governo, quindi, quanto piuttosto assunzione di una “scala di priorità” che ora fa passare in secondo piano il discusso piano sull’Università. Del resto, per un Governo prono agli interessi delle Banche e delle imprese, che controlla e protegge di contro i pubblici interessi, difficile risulta ravvedersi in merito.

Gelmini, Tremonti e Berlusconi tirano diritto, pur prendendosi una “pausa” – non certo utile a riflettere! – e così scavano ancora più profondo il solco della contrapposizione sociale affondandoci, tutto e per intero, l'aratro dell'arroganza del Potere. Tant’è che il premier, seppur con un problema di tenuta nella sua stessa maggioranza preoccupata del consenso in caduta verticale, già dichiara d’esser, ad ogni modo, “convinto della necessità di una riforma che cambi il volto delle Università” (magari “spezzandogli le reni”!). Confermati, dunque, tutti i tagli già a partire dal 2009 (63 milioni di euro cui vanno aggiunti 218 milioni di “risparmi” con il blocco del turn-over). Confermata la tendenza alla “capitalizzazione” coatta dell’Università (nel 2010, saranno stanziati 733 milioni di euro in meno secondo il disegno del dicastero dell’Economia!) senza preoccuparsi più di tanto della capitolazione del suo ruolo di formazione di cittadini di pensiero e di coscienza, di sapere libero e critico, di nuova e rinnovata classe dirigente in grado di far fronte alle sfide del futuro già globalizzato.

Non sarà forse che il senso stesso di una “riforma” come questa, al di la dei provvedimenti materialmente definiti dal decreto e dalla legge, risiede proprio nella trasformazione del senso, del principio, delle ragioni stesse dell’Istituzione-Università? Non sarà che, in tempo di caduta tendenziale, veloce e verticale del saggio medio di profitto, il governo valuti opportuno adeguare la piramide sociale – al fine di preservane vertici sempre più oligarchici e ristretti – in termini di rigorosa separazione di classe, provando ad impedire le condizioni stesse di qualsivoglia processo di ascensione sociale, di cui l’Istruzione ne è leva principale? Non sarà che una Scuola ed un’Università “riformata” e “capitalizzata” meglio risponde alle esigenze di classi dominanti e del Mercato sempre in ansia di profitti più che di cittadini consapevoli e coscienti? Del resto è noto che un Popolo un po’ meno istruito potrà esser condotto ed orientato tanto meglio da governi e fabbricanti universali di pubblica opinione alla maniera propria al “buon pastore”, paternalista ed autocratico... Parafrasando “una voce” del Movimento che ci ha preceduto, diremmo che i “lorsignori” son stanchi di continuare a stupirsi del fatto che “anche l’operaio vuole il figlio dottore”… che morale sarebbe mai questa?!
E invece una morale c’è eccome. Ed oggi pesa come non mai, nella capacità di permeare la società e farsi riconoscere. Nell’okkuparla e liberarla insieme. Nella sua facoltà di autodeterminarsi proprio a partire dall’autorganizzazione del corpo sociale collettivo resosi così agente e reagente dinanzi al costante attentato a suo danno condotto da Governi e classi dominanti. E la morale è, in fin dei conti e a ben vedere, proprio la “morale della Storia”: senza Lotta non si da Progresso, ragion per cui la prima conquista della Lotta è la Lotta stessa.

L’Italia che studia e che lavora oggi insorge e dalle barricate di una resistenza intellettuale, culturale, materiale, non si rassegna all’ordine presente delle cose e reagisce. Per davvero. Senza presunti “voti utili” o di protesta che siano. Senza urne nè volendone sapere. Direttamente, invece. E comincia a dettar i tempi di una manovra che Berlusconi e i suoi accoliti pensavano esser “rapida e indolore”, attacco strategico di fase di una guerra-lampo puntata al cuore dei diritti del Popolo lavoratore e dei i suoi figli. Figli giovani studenti e, magari, lavoratori anch’essi e già precari.
Stavolta, però, non si passa. La rivendicazione è chiara. Gli obiettivi anche. La contestazione general-generica diventa “Onda lunga”, Movimento. Ed è così che la manovra del Governo subisce un “cambio di priorità” e si riarticola, d’altro canto, nella più storica delle strategie delle destre demagoghe e populiste: “stancare” il Movimento costringendolo alla mobilitazione a oltranza senza mai dichiararsi disponibile a “trattare”; utilizzare, in caso di resistenza a oltranza ed estensione incontrollata del conflitto, “cani da guardia” appositamente addestrati (fascisti e balordi vari) per provocare il Movimento e provare a “spostarne” gli obiettivi; criminalizzarlo tramite campagne mediatiche di disinformazione di massa sapientemente artate da servetti sciocchi dell'informazione borghese e pennivendoli di sorta; provare, in ultimo, a porlo in contraddizione se non addirittura in “conflitto d'interessi” col più generale movimento dei lavoratori, al fine di impedirne, in definitiva, la possibilità stessa di raccordo.
Eppure il movimento regge e non cede alle provocazioni. Tiene e si organizza. L’attività di controinformazione militante, agitazione e propaganda è all’ordine del giorno. Ed alle provocazioni continue reagisce con l’iniziativa sociale e poi politica. Già, politica. “Politicizzazione” che vien da se, dal vivo della lotta economica e politica corrente e non già da aprioristiche e formali professioni di senso e di valore, fedi ideologiche astratte che trascendono la Lotta. Politicizzazione reale, dunque. Senza cappelli nè paternità partitiche. Del resto, qualsivoglia movimento che intenda infrangere i codici dell’ordine imposto dalle autorità costituite comporta e presuppone il “parricidio” e prova a far da sé. Così, fermo nella “coscienza al fosforo piantata tra l’aorta e l’intenzione”, il Movimento osserva i suoi obiettivi: quelli immediati del ritiro integrale della “riforma” Gelmini e delle leggi precarizzanti pregresse in materia di Istruzione, in nome di una "riforma reale" di Scuola e Università che (ri)qualifichi il sapere mediante la partecipazione e la proposta degli studenti, del personale docente e tecnico-amministrativo tutto; quelli di medio termine dati dalla definizione organizzata di un coordinamento generale delle realtà di Lotta e di Lavoro che recuperino un piano di confronto costante ed unità di lotta come proprio ad un nuovo blocco sociale antagonista; quelli generali o di lungo periodo, ovvero quelli dati dal lavoro di sedimentazione di un rinnovato terreno di socializzazione di coscienza ed esperienza, politica e di classe, base fondante di qualsivoglia intelligenza collettiva per una potenziale alternativa di Sistema e di Potere tutt'affatto che improbabile.

Questa l’entità della battaglia in corso. Questo anche il compito di quanti non si rassegnano alla logica mercificata di una “cultura di plastica” confezionata in codici a barre, quale sottoprodotto sociale venduto e poi svenduto sul Mercato della crisi. Questo, in conclusione, il senso stesso di una battaglia di Classe e Civiltà, dove – con buona pace di qualcuno – i proletari della scuola, precari nello studio e nel lavoro e che questa “riforma” vorrebbe “formare” come precari della vita, non hanno la divisa né vorrebbero vederne in casa propria. E, nel grande laboratorio di sperimentazione politica e culturale che si sta autorganizzando, sono già tutti operai del genio.

Collettivo Politico MILITANZ Casa del Popolo (CdP)
per l'Autorganizzazione sociale

venerdì 7 novembre 2008

SCUOLA E UNIVERSITA': LA LOTTA CONTINUA!

Sono ormai settimane che da Palermo a Milano si susseguono cortei,iniziative di lotta e occupazioni per il ritiro della legge 133/08.
Siamo in un momento di forte ascesa del movimento ed è per questo chesiamo costantemente soggetti ad attacchi di ogni genere volti aframmentare le istanze della lotta, a strumentalizzarla e indebolirlacon pratiche concertative.
Mai come oggi è necessario ribadire il carattere autorganizzatodella protesta, il suo essere slegata da ogni logica di partito e lanecessità di lottare uniti.
Di qui nasce la necessità di costruire un ambito unitario in grado dicollegare e coordinare le lotte dei singoli atenei e delle singolescuole, superando inutili particolarismi.
La protesta non soltanto deve continuare a livello cittadino, madobbiamo impegnarci affinché tutte le realtà protagoniste di questamobilitazione riescano a organizzarsi anche a livello nazionale, fradi loro e con tutte quelle categorie sociali che sono colpite, comegli studenti, dal progressivo smantellamento dello stato sociale edalla privatizzazione del sistema formativo.

VENERDI’ 7 NOVEMBRE ore 10:00
CORTEO REGIONALE DI SCUOLA E UNIVERSITA’
PIAZZA MANCINI - NAPOLI


MOVIMENTO STUDENTESCO CAMPANO
per info: mailto:CAMPANOmov.stud.campano@gmail.com

RETE DOTTORANDI E RICERCATORI DELLE UNIVERSITÀ DI NAPOLI
per info: rete.univ.napoli@gmail.com


Estratto significativo da Scuola Democratica, del 20 marzo 1950!:

"Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuole fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in un alloggiamento per manipoli; ma vuole istituire, senza parere, una larvata dittatura.Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata.Allora, il partito dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia perfino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato.E magari si danno dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A "quelle" scuole private. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata.Il partito dominante, non potendo apertamente trasformare le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tenere d'occhio i cuochi di questa bassa cucina. L'operazione si fa in tre modi, ve l'ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico"

Piero Calamandrei
Discorso sulla Scuola pubblica

venerdì 31 ottobre 2008

IL PRESENTE COME STORIA GIA' CONOSCIUTA

L’uso dei fascisti dentro e contro i movimenti non è un problema di oggi

(a cura della redazione di Contropiano)


La puntuale azione di infiltrazione, provocazione e aggressione dei gruppi fascisti verso i movimenti degli studenti non è una caratteristica di queste settimane. L’escalation che abbiamo visto deflagrare platealmente nella manifestazione del 29 ottobre sotto il Senato con i gravi fatti di Piazza Navona, presenta innumerevoli punti di connessione sull’uso sistematico dei fascisti (e delle loro coperture negli apparati di polizia) contro i movimenti sociali che entrano in campo nell’agenda politica nel nostro paese.
Da questo punto di vista, la storia aiuta a capire e la storia non è un esercizio di ricordi ma sono esperienze concrete e memoria indispensabili per capire come muoversi adesso, in questa fase storica e politica che vede tutto il milieu anticomunista più viscerale – impregnato da un odio di classe palpabile e visibile a tutti – avere in mano tutti gli strumenti di governo e di manipolazione.

Il governo Berlusconi ha prima giocato e poi smentito spudoratamente la carta della minaccia repressiva (l’uso della polizia contro le occupazioni di scuole e università). Successivamente ha rimesso in campo la contro-mobilitazione ideologica del blocco reazionario facendola accompagnare da strumenti di provocazione ampiamente sperimentati in passato contro i movimenti. Nessuno potrà e dovrà mai dimenticare la storia recente e il mattatoio di Genova nel luglio 2001 che vedeva nella cabina di regia gli stessi uomini che siedono oggi negli scranni di governo o negli apparati di sicurezza scelti con una logica bipartizan. Tra questi strumenti fanno capolino i “suggerimenti” di Cossiga e l’uso dei fascisti. Proviamo a sintetizzarne una chiave di lettura:

1. I fascisti come “parte del movimento”

I gorilla del Blocco Studentesco, rivendicano la loro internità a un movimento di studenti che è entrato un conflitto con un governo in cui gli sponsor politici dei gruppi neo-fascisti godono di ampio spazio e potere. Sembra storia di oggi ma è’ già accaduto. Alcuni blog neofascisti, rivendicano ampiamente l’internità dei gruppi di destra al movimento studentesco del ’68 fino alla battaglia di Valle Giulia (1 marzo 1968). Da quel momento in poi – secondo i rovescisti storici della destra (1)“La partecipazione alla contestazione universitaria dei giovani missini avvenne anche prima del 1968, ma, dopo gli scontri di Valle Giulia (16.03.1968), la politicizzazione marxista del movimento studentesco condusse il Msi ad uno scontro con gli estremisti di sinistra e con le forze di governo, costato più di venti morti dal 1970 al 1983” (2).
Scrive ancora su questo aspetto un altro autore della destra: “tra gli esegeti intelligenti dell’area destro-radicale ante- ‘68 , qualcuno ebbe l’intuizione di dire che forse era ora di Cavalcare la Tigre invece di annegare nella logica reazionaria degli “Uomini sommersi tra Le Rovine” (e non certo per colpa di Evola ) o, peggio ancora, etero-diretti da terze entità nemiche infiltrate sin dal 1965”(3).
In quel contesto, fino a quando il movimento non operò una rottura culturale oltreché materiale con la subalternità al blocco moderato dominante e all’egemonia politica del PCI, i fascisti avevano tentato operazioni apertamente dirette a depotenziare ogni discriminante antifascista tra gli studenti e a confondere le acque con formazioni politiche autodefinitesi “nazimaoiste” come Lotta di Popolo messa in piedi da personaggi dello squadrismo fascista come i fratelli Serafino e Bruno di Luia.
La battaglia di Valle Giulia produsse un doppio effetto: da un lato pose fine al fatto che gli studenti in piazza dovessero solo “prenderle” dalla polizia (il “non siamo scappati più” cantato da Pietrangeli rende l’idea), dall’altra avviò una maggiore politicizzazione del movimento studentesco del ’68.
La reazione dei fascisti alla loro emarginazione dal movimento studentesco fu drammaticamente eloquente. Quindici giorni dopo Valle Giulia (il 16 marzo 1968), decine di squadristi guidati da Almirante e Caradonna entrarono nell’università la Sapienza aggredendo gli studenti e finirono costretti a barricarsi poi nella facoltà di Giurisprudenza di fronte alla decisa reazione del movimento. Dei 52 squadristi fascisti fermati (e poi rilasciati dalla polizia) nessuno era studente universitario.
Nove anni dopo – nel 1977 – di fronte alla impossibilità di mettere in campo analoghe operazioni di infiltrazione nel movimento studentesco in mobilitazione contro la riforma Malfatti (quelle sui fascisti presenti il giorno della cacciata di Lama sono scemenze autoconsolatorie), scelsero direttamente la strada della provocazione contro i movimenti. Il 1 febbraio una squadraccia fascista entrava all’università La Sapienza, sparava e feriva due studenti: Guido Bellachioma (ferito alla testa rimase in coma per diverso tempo) e Paolo Mangone.
I fascisti che nel ’68 tentarono di penetrare nel movimento rivendicandone la propria internità, erano in polemica con la direzione “moderata” del MSI rappresentata dal segretario Michelini e animati da leader come Almirante e Rauti più determinati nel conquistarsi spazio politico dentro la realtà sociale in movimento nel paese.

I commentatori più smaliziati di questa area della destra sociale oggi proiettata a conquistarsi consensi, visibilità egemonia nei settori giovanili, avevano già cominciato a mettere le mani avanti nei giorni precedenti dei fatti di piazza Navona: “Se accadesse qualche episodio codino e reazionario, molti dei ragazzi del Blocco e Lotta studentesca che hanno avuto una buona visibilità sui media, si ritroverebbero nuovamente e automaticamente, come dopo il 16 marzo 1968, “fuori del movimento ” e nelle vesti dei soliti manovali-picchiatori, dei provocatori infiltrati per conto di Berlusconi” è scritto su uno dei loro siti già segnalato in precedenza. Il riferimento all’aggressione del 16 marzo ’68 all’università di Roma come spartiacque tra un “prima” che avrebbe visto fascisti e antifascisti convivere nel movimento e un “dopo” in cui i fascisti vennero buttati fuori, è indicativo.
Le litanìe del Blocco Studentesco sul fatto che gli studenti in piazza non sono né devono essere “né di destra né di sinistra”, è la ripetizione del tentativo già operato nei primi due mesi del ’68 e fallito grazie alla presa di coscienza antifascista del movimento studentesco. I fascisti del BS e le loro sponde politiche, hanno potuto approfittare in questi anni della debolezza politica e culturale della sinistra radicale (di cui ci ha impressionato anche un editoriale di Bascetta su Il Manifesto che guardava senza scandalo alla commistione tra studenti di sinistra e di destra nel movimento di queste settimane) e di un antifascismo conformista e liturgico della sinistra storica oggi piddina che ne ha depotenziato ogni carica conflittuale e identitaria. La reazione decisa degli studenti a Piazza Navona ha finalmente cominciato a porre fine a questa ritirata politica e culturale dell’antifascismo militante.

2. L’uso della violenza fascista contro i movimenti

Anche su questo occorre dire parole di chiarezza. La violenza politica dei movimenti “di sinistra” è nata sempre come reazione alla violenza dei gruppi neofascisti. A ricordarlo – per chi ha la memoria corta o tende all’occultamento della storia – c’è una lapide all’entrata della facoltà di Lettere alla Sapienza. La lapide ricorda l’uccisione di uno studente di sinistra, Paolo Rossi, avvenuta il 27 aprile 1966 durante una incursione fascista. Dunque mancavano ancora due anni a quel ’68 demonizzato da ministri e commentatori destrorsi e berlusconiani. In quegli anni, la violenza e l’egemonia dei fascisti nell’università e tra i giovani era ancora dominante. Nonostante il clamore suscitato dalla protesta studentesca, il giudice istruttore dichiarò non doversi procedere per il delitto di percosse che aveva causato la morte di Paolo Rossi perché gli autori erano rimasti ignoti.
L’attivismo politico giovanile degli anni Sessanta trovava più sponde nella destra che nei partiti della sinistra (PCI, PSI) che stentavano a delineare una linea complessiva (e attrattiva) di critica al blocco moderato dominante capace di attrarre anche le aspirazioni dei settori giovanili della società. Dunque la violenza fascista ha cominciato a colpire per prima e lo ha fatto fino a quando - con la battaglia di Valle Giulia- il movimento studentesco maturò la necessità dell’autodifesa e dell’uso della forza. L’incursione fascista alla Sapienza il 16 marzo 1968, rivelò una grave sottovalutazione da parte di Almirante e dei suoi complici sulla nuova capacità di reazione acquisita dal movimento studentesco. Entrarono convinti di poter spadroneggiare e prendersi l’agibilità politica dentro il movimento degli studenti ma finirono assediati dentro la facoltà di Giurisprudenza e salvati solo dall’intervento della polizia (un pò come accaduto a piazza Navona il 29 ottobre).
La stessa cosa è avvenuta per il movimento del 1977, nato “a sorpresa” contro la riforma Malfatti dell’università e che aveva visto dinamiche molto simili a quelle che stiamo vivendo in queste settimane (4). Mentre il movimento occupava le università da Palermo a Milano, da Roma a Bologna, da Napoli a Torino, nelle tumultuose assemblee lo scontro più aspro era tra i settori della “estrema sinistra” contro le organizzazioni studentesche e sindacali che sostenevano la linea di appoggio del PCI e della CGIL al governo Andreotti (che aveva promosso la riforma Malfatti) e alla linea dei “sacrifici”. I fascisti erano esclusi da queste dinamiche e vennero quindi utilizzati come strumento di provocazione. Da qui l’incursione del 1 febbraio 1977 alla Sapienza di Roma e il ferimento a colpi di arma da fuoco di due studenti. Da quando era esploso il movimento del’77 fino a quel momento, non c’era stato alcun episodio di violenza politica nelle università. La reazione del movimento fu indubbiamente violenta (assalto alla sede del MSI di via Sommacampagna e lo scontro a fuoco con agenti di polizia in borghese nella vicina piazza Indipendenza) ma fu anche spontanea e per certi aspetti dovuta. Solo alla luce degli eventi successivi e della recente intervista di Cossiga “sui metodi più adatti” per stroncare quel movimento è possibile riconoscere che fu una delle prime trappole e l’inizio di una micidiale operazione di criminalizzazione e depotenziamento di un movimento che aveva le potenzialità e l’obiettivo di far saltare il compromesso storico tra DC e PCI..

Il movimento del 2008, giustamente, si sta dando i suoi tempi, i suoi contenuti e le sue forme e si trova ad affrontare un governo reazionario ed arrogante, un governo espressione piena dell’odio di classe dei custodi della proprietà privata contro gli interessi sociali, un governo fobico verso ogni libertà intesa come istanza collettiva e non solo individuale. Questo movimento che si configura come una vera e propria variabili indipendente può far saltare molti equilibri e molte consuetudini. Questo governo è disposto – perché lo ha già sperimentato – a ricorrere ad ogni mezzo per depotenziare e stroncare i movimenti sociali. I fascisti possono essere uno di questi strumenti. Sarà doveroso non sottovalutarli ma neanche sopravalutarli.
Quella di Piazza Navona è stata una “fiera battaglia antifascista” (5) ma non sarà l’unica a cui saranno chiamati i movimenti sociali nei prossimi mesi. Servirà maturità e determinazione per non ripiegare di un millimetro ma anche per non cadere nelle trappole. La conoscenza della storia, l’informazione e la controinformazione saranno strumenti decisivi per capire il presente ed affrontare le sfide del prossimo futuro.

La redazione di www.contropiano.org


(1) Prendiamo a prestito dallo storico Angelo D’Orsi la categoria di “rovescisti” che ci appare assai più calzante di quella di revisionisti

(2) Da http://www.ladestra.info/?p=5277. In realtà i morti sono stati assai più numerosi perché i rovescisti della destra evitano di contare i morti delle stragi di piazza Fontana, Italicus, Peteano, Piazza della Loggia, Stazione di Bologna, treno 204

(3) da http://www.ladestra.info/?p=24866#more-24866

(4) Il movimento del ’77 fu effettivamente una sorpresa perché esplose in una fase di riflusso e crisi delle organizzazioni della sinistra extraparlamentare che erano divenute fortissime negli anni Settanta. Avvenne anche lì in una fase di profonda contraddizione tra aspettative e realtà sia sul piano politico che sociale. Sul piano politico il PCI aveva raccolto un grande risultato elettorale che rispecchiava la richiesta di cambiamento del paese ma aveva scelto la strada del compromesso storico con la DC e la linea del sostegno attraverso l’astensione al governo Andreotti, cosa questa che provocò un’ondata di delusione e rabbia. Sul piano sociale era esplosa l’aspettativa creata dalla scolarizzazione di massa con migliaia di giovani diplomati e laureati che si scontravano con una realtà fatta di disoccupazione due cifre, sacrifici e austerità economica e nessuna prospettiva di stabilità.

(5) “Fiera battaglia antifascista” era il titolo della prima pagina dell’Unità il 2 marzo del ’68, il giorno dopo la battaglia di Valle Giulia

giovedì 30 ottobre 2008

HASTA LA VICTORIA!

"L'Assemblea dell'Orientale Occupata (Napoli) esprime la sua totale solidarietà agli studenti e le studentesse aggrediti/e a Roma dai fascisti di Blocco Studentesco.
Ancora una volta abbiamo assistito al tentativo di deviare l'attenzione dall'imponente movimento autorganizzato che sta protestando contro la legge 133/08, che tenta di distruggere il sistema formativo pubblico. Da sempre, quando il movimento raggiunge una forza tale da mettere realmente in discussione le scelte perpetrate dal governo (di centro-destra o di centro-sinistra che sia), c'è qualcuno che cerca di strumentalizzarlo o di creare spaccature al suo interno. I fascisti continuano a dichiarare, a dispetto dei saluti romani ripetuti, dei simboli ostentati e dei cori inneggianti al duce e dei manganelli, di essere "semplici studenti" e ribadiscono in ogni occasione la loro presunta "apoliticità". È anche per questo che dobbiamo diffidare di chi continua a ribadire che la protesta non ha contenuti politici: essere autorganizzati ed apartitici, combattere contro la precarizzazione del lavoro, contro la privatizzazione dell'istruzione pubblica, non significa non avere determinate idee e pratiche politiche democratiche ed antifasciste."

"Vivo, sono partigiano.
Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti"
(A. Gramsci)


MILITANZ CdP, parte integrante di detto movimento e fiaramente antifascista e militante sempre e da sempre, denuncia le connivenze tra padroni, fascisti, governi deboli e corrotti, incapaci di dirigere il Paese se non facendo fronte alle contraddizioni sociali in cui schiere sempre più larghe del Popolo lavoratore e i loro figli versano, in termini di carcere, repressione, criminalizzazione della Lotta, copertura “funzionale” di attività antisociali rivolte contro le masse popolari e proletarie al fine di smorzarne gli entusiasmi, strocarne a monte l'agitazione, fiaccarne il morale e gli obiettivi.

Alle masse studentesche in Lotta, al Popolo lavoratore detto, alle nuove fasce del proletariato metropolitrano, spaccati sociali ai quali pur apparteniamo, va la nostra solidarietà militante, così come ai Compagni e le Compagne tutte, agli studenti ed alle studentesse colpiti in questi giorni dalla violenza fascista coperta dalla Stato, a chi Lotta e non s'arrende. A loro, a noi tutti, va il nostro impegno politico ed organizzativo quotidiano, la nostra dedizione alla Causa della Lotta, “movimento reale che abbatte lo stato di cose presente”, forza emancipatrice e di liberazione, di contro qualsiasi fascismo. Vecchio o nuovo che sia.
Si tratta non già del presunto "scontro tra opposti estremismi" sapientemente argomentato da burocrati fabbricanti universali di pubblica opinione funzionalmente alla ridefinizione neocorporativa dello Stato borghese, quanto piuttosto della eterna battaglia tra ignoranza e Civiltà, barbarie e Progresso, oppressione e Libertà.
Noi, dal nostro canto di Lotta e di Lavoro, non ci lasceremo intimidire dall'asprezza strumentale dello scontro. E, impegnati a non raccogliere provocazioni d'alcun genere, continueremo senza posa ad avanzare verso i nostri obiettivi di emancipazione e di riscatto, di conquista e di Vittoria, diffondendo autorganizzazione e autonomia, costruendo consenso e coscienza intorno a detti obiettivi, provvedendo noi stessi alla stessa autotutela del Movimento tutto, prodromo in potenza di un'alternativa di Sistema e società.
Lungi dal professare canto del cigno d'una rivoluzione tradita o già scofitta, il Movimento oggi estende il suo coefficiente di tenuta e durata, radicalità e autonomia, controproposta e intelligenza collettiva. E tra lavoratori in sciopero e studenti insorti, il governo ed il Potere trema e poi sguinzaglia i propri cani da sempre posti a loro guardia. Ma è già tempo di Rivoluzione o, verso di essa, comunque primo passo.

LA PRIMA CONQUISTA DELLA LOTTA E' LA LOTTA STESSA!
HASTA LA VICTORIA SIEMPRE!

Collettivo Politico MILITANZ Casa del Popolo (CdP)
per l'Autorganizzazione sociale

lunedì 27 ottobre 2008

SAPERI IN CORSO!

Pubblichiamo, qui di seguito, il quadro aggiornato, i prossimi appuntamenti e l'organizzazione del lavoro prevista dallo stato d'agitazione studentesca/universitaria permanente che sta caratterizzando il Movimento a Napoli e in Campania.
______
Vogliono definitivamente privatizzare l’istruzione e mettere in strada la scuola e l’Università. Non possiamo permetterlo! In strada scendiamo noi, per riaffermare il valore pubblico, democratico e di massa della ricerca e della formazione.

MARTEDI 28 OTTOBRE ore 10.00
TORPEDONE DEI SAPERI
Studenti, docenti, ricercatori, dottorandi e genitori
in un lungo torpedone di lezioni pubbliche, forme d'arte e dibattiti
che si snoderanno a partire da via Mezzocannone
per tutto il centro storico

Contro i tagli all’istruzione e alla ricerca pubblica,
riempiamo le strade coi nostri contenuti!

QUESTA RIFORMA NON VA MODIFICATA…
VA BLOCCATA!

Il 14 Ottobre studenti e studentesse dell’Assemblea “Stop Gelmini” hanno richiesto al Senato accademico dell’Università Orientale - al fine di ottenere una chiara presa di posizione da parte di tutte le componenti dell’Ateneo rispetto alle modalità di mobilitazione per bloccare la legge 133/08 (“Riforma” Tremonti-Gelmini) - la convocazione di un’assemblea generale dell’università che si è poi tenuta il 22 Ottobre presso l’aula T1 di Palazzo Mediterraneo.

È stato subito chiaro che i 1500 studenti, studentesse, lavoratori, docenti, dottorandi e ricercatori riunitisi, non potevano essere contenuti in un’aula. Dopo esserci spostati nel cortile di Palazzo Giusso e aver ribadito le ragioni della protesta, il Senato Accademico ha disatteso le aspettative: non è stato accordato, né preso in considerazione IL BLOCCO IMMEDIATO DELLA DIDATTICA FINO AL BLOCCO TOTALE DELLA LEGGE 133/08.

Da qui, la decisione unanime ed a gran voce dell’occupazione di uno dei Palazzi dell’Ateneo per LIBERARE uno spazio pubblico (e non come dice il Primo Ministro BLOCCARE!) e trasformarlo in un luogo in cui si possa pensare fin da subito come proseguire la mobilitazione e riprogettare in toto la nostra università a partire da coloro che la vivono tutti i giorni.

Abbiamo richiesto la partecipazione attiva dei docenti per far sì che la nostra idea di una cultura e di una formazione realmente critica divenga fin da subito realtà, sperimentando ogni giorno nuove forme di apertura al territorio ed a tutte quelle componenti sociali che, escluse, richiedono protagonismo!
Inoltre, reputiamo necessario ragionare subito sulla costruzione unitaria delle lotte cittadine e regionali per mobilitarci in maniera realmente efficace!

MERCOLEDI 29 OTTOBRE ore 11.30
ASSEMBLEA REGIONALE
di studenti medi, universitari e di tutte le realtà in lotta
del mondo della formazione
presso
Palazzo Giusso occupato/liberato

NON PAGHEREMO LA VOSTRA CRISI!


Assemblea StopGelmini!
(ass.stopgelmini@gmail.com)
Dottorandi e Ricercatori delle Università di Napoli


CALENDARIO LAVORI
ORIENTALE OCCUPATA/LIBERATA

ore 8:30 -Tutti i giorni
BLOCCO DEI CORSI
Cortile Palazzo Giusso (Largo San Giovanni Maggiore Pignatelli)

ore 10:00
GRUPPO RASSEGNA STAMPA
Cortile Palazzo Giusso (scale)

ore 12:00
GRUPPO SEMINARI/APPROFONDIMENTO
Aula Autogestita R5

ore 15:00 -Tutti i giorni
ASSEMBLEA GENERALE
Cortile Palazzo Giusso (Largo San Giovanni Maggiore Pignatelli)

ore 16:30 -Tutti i giorni
GRUPPO COMUNICAZIONE E CONTATTO
Aula FLEX

ore 12:30
GRUPPO CINEFORUM
Aula S1

ore 19:00 -Tutti i giorni
GRUPPO MEDIACENTER
Aula FLEX

ore 20.30 -Tutti i giorni
ASSEMBLEA GENERALE
Cortile Palazzo Giusso (Largo San Giovanni Maggiore Pignatelli)

sabato 25 ottobre 2008

NON PAGHEREMO LA LORO CRISI!

“…l’Università è entrata per la prima volta nella città: l’idea di garantire una maggiore diffusione della cultura, uscendo dagli unici luoghi considerati consoni alle lezioni, e di aprire l'Università a tutte le istanze critiche che scaturiscono dal tessuto sociale sono considerate da noi studenti e studentesse una necessità laddove, invece, si sta tentando di limitare sempre più l’accesso alla formazione e di renderla strumentale a logiche di mercato.
Il prof. Mantici (docente di Storia della Cina) ha tenuto in Piazza San Domenico Maggiore, nel cuore del centro storico di Napoli, un seminario a partire dai temi della Rivoluzione Culturale, passando per le trasformazioni legate al mondo della formazione e del mercato del lavoro.
Decine di studenti hanno partecipato coi loro interventi ben più di quanto sia possibile fare “nelle solite lezioni frontali”, dimostrando che un pensiero critico può nascere solo quando la cultura non ha vincoli temporali e spaziali, quando non viene misurata in ore di studio/credito.
Le lezioni/dibattito nella città proseguiranno nelle prossime settimane e saranno calendarizzate in modo da permettere a tutte/i di intervenire, partecipare.”

Assemblea Stop Gelmini! – Orientale Occupata/liberata


Mossa sbagliata - stupidamente sbagliata(!) - quella del blitz del 6 agosto con il quale il governo Berlusconi ha convertito in legge (la legge 133/08, per l’appunto) l'orami famigerato decreto 112.

Ormai da un mese si autoalimenta il clima di mobilitazione sociale generale contro il governo, le sue politiche economiche, le sue sempre più solo presunte “riforme” del mercato del lavoro, della formazione, dell’istruzione. Mentre il titolo stesso di detto decreto - per la precisione “Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria” – fornisce, alla protesta, l’oggetto stesso del contendere: di contro la generale linea di “capitalizzazione” coatta dei diritti/servizi essenziali in materia di istruzione, formazione e ricerca, sì come portata avanti, finora impunemente, dall’alternanza borghese di governo, trasversalmente a centrodestra e centrosinistra, la sommossa generale spontanea si trasforma in movimento studentesco autorganizzato con precise rivendicazioni di lotta ed obiettivi chiari, di fase e transitori. Movimento non già determinato da puntellamenti ideologici preordinati per poi lavorare a declinarli nella fase, quanto piuttosto Movimento che, partendo da rivendicazioni particolaristiche di settore e di categoria, si guadagna, nel vivo della Lotta e del Lavoro, a determinazioni politiche, ideologiche, strategiche di ordine crescente, superiore, generale. In una sola espressione, tenuto conto della convergenza già verificatasi con i lavoratori in sciopero lo scorso 17 ottobre: Movimento reale.

Sciopero generale e Occupazione, allora! Liberazione di spazi sociali, piazza, scuola, fabbrica e università. Liberazione dalla disciplina imposta dal Capitale – peraltro oggi ormai di caduta libera sugli scenari economico-finanziari internazionali – ed apertura di quegli stessi spazi ai quartieri, alle città, ai territori e, più in generale, alla partecipazione collettiva di istanze sociali critiche e dal basso. Da Torino a Palermo, passando per Milano, Genova, Pisa, Firenze, Roma e Bologna, tutti sono uniti non come spettro che si aggira pel Paese, bensì già manifesto-programma, in se stessi, di una praticata e potenziale alternativa di sistema e società.
Nessuna sorpresa, in realtà, stando al fatto che palese risulta a ognuno l'inganno malcelato dietro le parole "semplificazione" e "stabilizzazione", "competitività" e "perequazione". Inganno, in realtà, già svelato dal reale. Svelato, ovverosia, dalla stessa condotta del governo, sfacciatamente classista e antioperaio, antipopolare e populista, antisociale e demagogico. Governo che pratica e poi propone "disimpegno dello Stato" (salvo poi impiegare fondi pubblici e di Stato per salvare le Banche e la compagnia aerea di bandiera dalla crisi e scaricarne i costi su chi continua, suo malgrado, a pagar tasse) e "svendita" dei settori pubblici (salvo poi provare a riaprire le "grandi opere pubbliche" per mantenere clientele e continuare a "far mangiare" i suoi amici e gli amici degli amici, speculatori, costruttori, amministratori corrotti e incompetenti, tutta gente cui "si baciano le mani")
Sorpresa, forse, solo per il governo detto, che, nella convinzione di poter agire nel più assoluto senso di impenitenza e impunità, non si aspettava insurrezione alcuna. Eppure che aspettarsi di diverso? Blocco delle assunzioni nel settore della formazione, tagli al personale docente e tecnico amministrativo nell'ordine di migliaia di unità, parcellizzazione ulteriore ed ossessiva dei saperi e dequalificazione dell'insegnamento, distruzione di ogni istanza critica e libera negli studi, tagli dei finanziamenti ordinari, trasformazione delle Università in Fondazioni private aperte a chi potrà permettersene i costi maggiori e sempre crescenti, sono la "ricetta" contenuta nella legge Tremonti-Gelmini. Allo stesso tempo sono anche, esattamente, le ragioni della ripresa della conflittualità studentesca ad ampio raggio che intercetta le comuni istanze e rivendicazioni di insegnanti, dottorandi, borsisti, precari della formazione, personale ATA.
Sarebbe a dire: la logica e l'anima del Movimento è tutta già iscritta come antitesi dialettica e diametralmente opposta alla illogicità di una legge che, per "disporre urgentemente" "lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria", specula sulle aliquote tributarie facendo ricadere i costi della crisi economico-finanziaria interamente sul Lavoro dipendente e salariato, destabilizza la finanza pubblica funzionalizzandola ad interessi privati e speculatori, mortifica i settori della formazione professionale ed intellettuale ponendo le condizioni per un'assoluta impreparazione (non competitività) del sistema-Italia a reggere le sfide poste dalla competizione globale, complica ai limiti della sopportazione le relazioni sociali al punto da determinare la rottura di qualsivoglia piano di mediazione politico-istituzionale e, in definitiva, nega le condizioni stesse dello sviluppo economico del Paese e, a maggior ragione, quelle di ogni progresso sociale.

Non basta! Il governo riesce a fare persino di peggio! Una violenta ed inedita campagna mediatica attacca al cuore il Lavoro dipendente pubblico - il cosiddetto "posto fisso" - che, per il Ministro Brunetta sarebbe, in quanto tale, "posto di fannulloni"! Sottolineare le inefficienze del servizio pubblico, introdurre il principio di una “meritocrazia” (che in realtà, è basata su qualcosa di molto vicino al “censo”!), presentare la Stato come ormai finito giacché il futuro del Lavoro è, comunque, nel privato, sono il “paravento ideologico” della “riforma” in atto.
La legge 133/08, in questo senso, non rappresenta novità alcuna: si inserisce infatti in quel processo di smantellamento dell'istruzione pubblica intrapreso già 15 anni orsono, tanto dai governi di centrodestra che da quelli di centrosinistra. Da troppo tempo si susseguono "riforme" che assecondano i dettami ideologici del neoliberismo, al fine di ridisegnare, a piacimento, i rapporti fra Lavoro e Capitale ad esclusivo vantaggio del secondo. Così pensioni e sanità, salari ed istruzione, comunicazione e trasporti diventano non già l’indice di civiltà raggiunta dal Paese in termini di pubblico interesse, bensì meri capitoli di spesa da tagliare e capitalizzare su richiesta dei padroni e dei banchieri. Risultato: la domanda interna cala e si diffonde ovunque insicurezza e precarietà, si determina sfiducia estrema nelle Istituzioni e conseguenti rischi di deriva populista e autoritaria.
l'Università non fa eccezione. Anzi. Considerata luogo prediletto dal Capitale al fine di “indottrinare” le future élite dirigenti del Paese e formare già sul campo i precari di domani, l’Università italiana è stata attraversata, quanto sconvolta in maniera vera e propria, da processi di “ristrutturazione” che hanno introdotto, a monte, l’ordine stesso della parcellizzazione del Lavoro già a partire dall’inserimento del modello “3+2”: la frammentazione degli studi in miriadi di lauree tanto diversificate quanto inutili, l’obbligatorietà della frequenza ai corsi peraltro organizzati in modo tale da rendere impossibile seguirli (eppure provar a farlo ad ogni modo alla incessante rincorsa dei “crediti”!), il dispiegamento coatto di lavoro non retribuito né riconosciuto in quanto tale sotto forma di stage “formativi”, sono stati l’anticipazione marcata centrosinistra degli ultimi provvedimenti ascritti alla Gelmini. Come già sperimentato in altri settori, l’obiettivo è chiaro: attaccare il servizio pubblico, renderlo ingestibile di fatto, per poi “forzare mano”, dietro copertura ideologica di una “riforma necessaria” per arginare l’emergenza e varare così provvedimenti che colpiscono le fondamenta stesse del servizio. E se qualcuno prova a opporsi…sarà “legittimo” “informare il Ministro degli Interni”…

Questa “riforma” è una barbarie! Come Compagne e Compagni indubbiamente, ma, prim’ancora, come studenti parcellizzati, dottorandi “alla mercé” dei baroni, ricercatori che ricercano a contratto e ,quindi, non ricercano, borsisti senza borsa, lavoratori precari e ricattati eppur tutti fermi nella Lotta, rivendichiamo un’Università pubblica e garante della formazione professionale ed intellettuale dell’individuo, di un sapere libero e critico che non asservisca i propri obiettivi sociali e culturali agli interessi ed ai disegni di privati e Confindustria. Non si tratta affatto di difendere l’Università del presente di contro ogni riforma. Al contrario, si tratta di ripensare i termini strategici ed organizzativi di Scuola ed Università al fine di renderle ciò che costitutivamente sarebbero già deputate ad essere: luoghi di formazione di coscienza individuale e collettiva libera e critica, luoghi di emancipazione culturale ed ascensione sociale, luoghi nient’affatto chiusi ma, al contrario, aperti al territorio ed alle forze progressive della società. Da chiudere soltanto a chi, fino ad oggi, li ha gestiti in maniera privatistica e proprietaria, avvalendosene per garantire i propri esclusivi interessi classisti e baronali.

Noi, Compagni e Compagne Militanz, attivamente presenti in questa lotta strenua e impegnati sempre nell'autorganizzazione del conflitto giacché convinti della autorappresentanza delle lotte, diciamo, all'unisono ed insieme al Movimento tutto, come centinaia di migliaia di dita strette in un solo pugno: "Noi non pagheremo la loro crisi!"

CONTRO LA TRASFORMAZIONE DELLE UNIVERSITA' IN FONDAZIONI!
CONTRO IL BLOCCO DELLE ASSUNZIONI!
CONTRO I TAGLI AI FINANZIAMENTI!

Studenti e lavoratori uniti nella Lotta!
Solo la Lotta paga!

Collettivo Politico MILITANZ Casa del Popolo (CdP)
Per l’Autorganizzazione sociale