martedì 22 aprile 2008

PUNTI DI VISTA/1

Taccuino di viaggio/7 dal Venezuela.
Punti di vista di un Compagno in viaggio alla scoperta di "un altro mondo possibile".

Caracas, lunedí 21 Aprile 2008

Il tracollo elettorale delle forze che si definiscono progressiste che in Italia hanno perso qualsiasi rappresentanza istituzionale in elezioni democratiche nei due rami del parlamento per la prima volta dal 1882 - pur considerando prioritaria nella loro attivitá politica la battaglia elettorale - deve necessariamente smuovere un processo di autocritica a tutto tondo e senza infingimenti se il loro interesse é recuperare un minimo di riconoscimento nella societá civile.

Negli ultimi ultimi 15 anni, da quando è stato lanciato il movimento per la rifondazione comunista dopo la trasformazione del PCI in PDS, il PRC non ha fatto alto che perdere progressivamente il proprio peso specifico e la propria incisivitá nella societá. È interessante notare che nel progressivo avanzavamento della decandenza del partito dal punto di vista del riconoscimento di massa si é assistito ad un proporzionale disarmo ideologico da parte della dirigenza.

Il concetto leniniano di imperialismo veniva messo da parte, dichiarato superato, facendo forza sulle suggestioni moderniste di intellettuali vecchi e nuovi, nello stesso momento in cui in Americalatina si andavano rafforzando movimenti antimperialisti, il concetto gramsciano di egemonia veniva progressivamente accantonato giustificandolo con la necessitá di formare un tutt’uno con i movimenti sociali senza cercare di ‘egemonizzarli’, l’esaltazione dei principi gandiani della non violenza scalzavano la teoria rivoluzionaria, la forma partito ‘classica’ veniva considerta superata, il protagonismo della classe operaia ridicolizzato, alla ricerca di un ‘nuovo’ non meglio specificato e conosciuto, tutto da scoprire, il ‘potere’ é stato degradato allo stato di una brutta parola, scomoda, da non pronunciare.Le teorizzazioni dell’‘antipotere’ e - nel migliore dei casi - di un non meglio specificato ‘contropotere’ prendevano il sopravvento ideologico su tutto.Il concetto di avanguardia, il lemma stesso, non poteva essere esplicitato, pena il torcersi di nasi ormai abituati ad annusare le poltrone dei salotti buoni di una ‘societá civile’ ambigua ed equivoca.La logica del perbenismo, del ‘non esistono piú i nemici di classe, al massimo gli antagonisti politici’ ha egemonizzato l’ideologia di un partito che si definiva comunista.

Oggi l’esistenza di quel percorso stesso di rifondazione comunista è totalmente eluso dalla maggior parte di color che lo intrapresero, cancellato, come se non fosse mai esistito, e da piú parti avanzano proposte sull’ennesima ambiguitá di una non meglio specificata sinistra europea.Alla luce dei fatti, le teorizzazioni di coloro che denunciavano la deriva di un processo, il ruolo nefasto di una direzione politica che a parole si voleva erede del movimento operaio e comunista, la quale si é dimostrata soggettivamente responsabile del disarmo ideologico ed egemonico di quel movimento sulla societá civile - gramscianamente intesa - hanno dimostrato di non essere del tutto peregrine, anzi.

Checché ne pensino i teorici del ‘nuovismo’, la differenza tra avanguardie e masse popolari ha dimostrato la propria ragione di essere, la propria concretezza; queste due, infatti, non ragionano nello stesso modo, e non si puó nemmeno stigmatizzare il popolo per le sconfitte che sono totalmente ascrivibili a coloro che si pretendono avanguardie, nella misura in cui hanno responsabilitá di direzione politica, ma che negano ipocritamente sul piano ideologico, questo imprescindibile concetto.Le larghe masse non potranno mai essere attratte da coloro che da una parte si dicono pacifisti e non violenti e da un’altra fanno spallucce mentre si mandano soldati a massacrare popolazioni in Afghanistan, Somalia, Libano etc, compartecipando in governi che aumentano le spese militari, continuano ad abbracciare le logiche di mercato e liberiste e che decidono di presentarsi ‘uniti’ alle elezioni solo dopo che i liberisti conseguenti della coalizione dichiarano di non voler piú avere a che fare con la ‘sinistra’ del precedente schieramento.

Le masse, la classe operaia – tra l’altro misconosciuta e minimizzata – percepiscono la coerenza diretta ed immediata tra il dire ed il fare. In natura il vuoto non esiste; se coloro che dovrebbero mobilitare i movimeni popolari su posizioni rivoluzionarie, decidono di non farlo, o semplicemente si dimostrano incapaci di farlo, é inevitabile che la reazione corra ad occupare quello spazio lasciato vuoto da altri; la storia insegna, ma evidentemente non ha molti discenti.In Italia, non a caso, accade l’esatto opposto che sta accadendo qui in Venezuela; mentre c’é chi pretende di riscrivere i libri di storia in Italia perchè sono troppo ‘partigiani’ e Gramsci viene o svuotato del suo contenuto, o piú banalmente gettato nel dimenticatoio in Venezuela si stampano e si diffondono gratuitamente libri su Gramsci e Lenin per l’alfabetizzaizone politica di massa.

Mentre il governo bolivariano esalta il ruolo da protagonista della classe operaia, in Italia, potenza economica, industriale, si versano lacrime di coccodrillo per i quattro morti al giorno sul lavoro e le televisoni inondano l’etere di pietismo ipocrita mentre la ‘sinistra’ non si sposta di un millimetro dalla logica del signorile ‘politically correct’.Mentre il governo bolivariano trasforma tutto il paese in una scuola e sottolinea la necessitá di affrontare il nodo della questione del potere per costruire l’alternativa socialista, in Italia certa cosidetta sinistra quasi teme di parlare di socialismo e di discutere di proprietá dei mezzi di produzione. Mentre alla radio venezuelana Wladimir Acosta denuncia il carattere nazista del Vaticano e del signor papa, in Italia una critica di questo genere fatta pubblicamente non è nemmeno lontanamente immaginabile.C’è da meravigliarsi in queste condizioni che partiti fascisti, razzisti e xenofobi prendano il sopravvento?

Gramsci scrisse i suoi quaderni per analizzare il dominio della borghesia ed investigare le ragioni della sconfitta dell’epoca, nell’intento di evitare futuri rovesci nelle successive crisi rivoluzionarie. Non sará giunto il momento di cominciare a fare altrettanto?

Taccuino completo: http://napoli.indymedia.org/node/3669